Gesu-e-Apostoli_2Mi sento umiliata e anche colpevole. Il mio matrimonio è naufragato ormai molti anni fa. Le nostre due figlie sono cresciute con me e hanno tenuto sempre un rapporto buono anche con loro padre, che poi ha costruito una nuova famiglia. Queste ragazze ormai sono grandi e hanno un buon rapporto anche con la famiglia di loro padre. Io sono rimasta da sola, e adesso mi sento come accusata di non avere superato il fallimento della mia vita e di aver mantenuto il giudizio negativo su chi mi ha abbandonata. Questo giudizio lo sento presente pure nelle mie figlie, anche se apertamente non mi dicono niente. Io li vedo tutti sereni e l’unica messa male sono io. Le scrivo questo perché essendo credente mi sento giudicata anche da Dio. Conosco altre donne che sono nella mia stessa umiliazione.

Cara Signora, cito solo un breve tratto della sua lunga lettera piena di dolore e di umiliazione. Sono impressionato dalla sua grande solitudine. Sono pesanti le prove della vita, e lo sono molto di più quando non c’è nessuno che vicino a noi e con noi possa almeno in parte condividerle. Devo ogni giorno constatare come sia grande la misura di dolore che le donne devono portare nel nostro mondo. In altre culture che noi, forse un po’ frettolosamente, giudichiamo antiquate e incivili, le persone, e in particolare le donne, anche se sottomesse a condizioni di grande soggezione, sono alla fine più protette e più riconosciute. Nel nostro tipo di cultura o di sottocultura l’esaltazione della totale “libertà” dell’individuo sfocia spesso nel dramma di una solitudine implacabile e severa. Detto questo, mi permetto di porgerle una parola e una domanda che so deve essere molto prudente e delicata per il grande peso che lei già deve portare. Non è forse possibile trovare un piccolo sentiero di perdono e di pacificazione che consenta di sperare in un orizzonte di sentimenti buoni e affettuosi? Spesso, in problemi come quello che lei mi espone, vedo la grande importanza che possono avere i figli, soprattutto quando crescono ed entrano nella vita adulta. Come vivono le sue figlie questa situazione? Non potrebbero essere proprio loro quel ponte che unisce quello che la fatica della vita ha separato? Oggi è Pentecoste: ho letto il brano evangelico dove si narra che Gesù entra tra i suoi annunciando e donando la pace. E lo fa mentre mostra nel suo corpo le ferite della Croce, le ferite dell’amore. Proviamo a domandarci se il nostro dolore non possa essere assunto dal dolore della Croce che ha portato Gesù ad essere la sorgente e la speranza della pace. Gesù ci ha insegnato che solo il bene può vincere e superare ogni male. Mi permetto di dirle che la sua lettera mi ha convinto che di bene lei nel suo cuore ne ha molto. Buona Domenica di Pentecoste.

don Giovanni.

Domenica 19 Maggio 2013, Pentecoste