12 Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; 13 sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. 14 Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. 15 E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti! 16 La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. 17 E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
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Raccolgo la preghiera di oggi in una considerazione di carattere generale espressa dalla prima parola del nostro testo:”Rivestitevi..”. L’abbiamo gìa trovata al ver.10, come per tre volte l’abbiamo ascoltata nella Lettera agli Efesini. Il riferimento all’abito battesimale è molto forte e porta a cogliere che è il Cristo stesso l’abito di cui siamo rivestiti, come è detto esplicitamente in Romani 13,14 e in Galati 3,27. L’immagine è molto preziosa perchè mette in evidenza che ciò che indossiamo, o dobbiamo indossare, non è propriamente “nostro”, ma è sempre dono di Dio, e da Dio proviene. Così anche nel nostro brano si coglie chiaramente che è possibile e doveroso indossare tale abito in quanto siamo “amati di Dio, santi e diletti”(ver.12). L’antica nudità di Adamo viene rivestita dagli abiti nuziali della salvezza.
Quindi le grandi “virtù” elencate anche in questi versetti non sono nostri “meriti”, ma appunto regali del Signore perchè possiamo “celebrare” la nostra nuova condizione di figli di Dio. Nessuno può dire propriamente di essere misericordioso, o buono (“Nessuno è buono, se non Dio solo”, dice Gesù all’uomo ricco di Marco 10,18). Ma ora ci possiamo rivestire, e lo dobbiamo, di sentimenti (“viscere” è alla lettera), di misericordia, di bontà, di umiltà…Ancora una volta bisogna sottolineare che non si tratta di mezzi per conquistare un premio, ma di doni per custodire e far fiorire la grazia di Dio. Quando tale dono è accolto, veramente il Signore Gesù si rende presente nella storia e nel mondo.
Il ver.13 ci ricorda che questo avviene in una vicenda non perfetta, ma visitata da tutti i nostri limiti: così la sopportazione reciproca “se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri”. Non è una società di angeli, ma la vicenda nella quale la santità di Dio continua ad incontrarsi con le ferite dell’uomo. Si tratta se mai del dovere e della gioia di una “restituzione”:”Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi”. L’apice di tutto è l’Amore che è il “vincolo” che tiene unita la nuova esistenza sia a Dio sia alla comunità cristiana, sia all’intera umanità. L’amore genera la pace, il regno della pace, dove appunto tutto sempre si opera per la riconciliazione e la pienezza della comunione (ver.15).
A conferma che tutto si colloca e avviene nell’orizzonte del dono di Dio, per tre volte i vers.15-17 indicano la gratitudine, il rendimento di grazie, la gratuità, come il sentimento dominante della vita cristiana. Per questo la preghiera è il cuore di una vita che non è nostra e che da Lui, nella sua Parola, riceviamo. La preghiera è fondamentalmente “ascolto”, anche quando “cantiamo a Dio di cuore”. E’ sempre il nutrimento e la luce della sua Parola a generare e a far crescere. Penso che anche la preghiera sulle Parole che oggi il Signore ci regala sia per ciascuno di noi e per noi tutti insieme conferma e crescita meravigliosa e meravigliata della vita e della via che per pura misericordia abbiamo ricevuto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ecco un altro di quei brani-capolavoro di Paolo, talmente belli e ricchi che è difficile balbettare qualcosa! A partire da quell'”amati di Dio”, che siamo noi! Anche questa volta si sottolinea l’urgenza di “perdonarci a vicenda…, come il Signore ci ha perdonato”: è così difficile togliere risentimenti e simili dai nostri cuori! Cantate a Dio “con gratitudine salmi inni e cantici spirituali”… Permettetemi di dire “grazie” a Sabrina (che non conosco), che quasi tutti i giorni ci propone qualche versetto dei salmi per aiutarci a pregare, a ringraziare.
Oggi dirò con Paolo:
“Sorelle e Fratelli, siamo gioiosi, tendiamo alla perfezione, facciamoci coraggio a vicenda, abbiamo gli stessi sentimenti, viviamo in pace e il Dio dell’amore e della Pace sarà con noi. Salutiamoci a vicenda con il bacio santo.”
Ecco, tutto quello che Paolo ci dice, che il Signore ci dice, portiamolo in noi… ma sopratutto portiamolo fuori di noi, fuori dalle nostre belle comunità, nel mondo in cui viviamo… perchè il mondo conosca non noi, ma il Signore buono e misericordioso… siamo il sale della terra… a volte anche lo zucchero… dove c’è bisogno di dolcezza, bontà, amore, mansuetudine…che Dio ci aiuti a portare al nostro prossimo “più prossimo e più lontano” un granello della sua Pace e Carità.
“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero.” (Mt 11,28-30). Qui ritroviamo proprio le stesse parole del v.12: bontà, umiltà, mansuetudine. Sono frutto non del nostro sforzo ma dell’amore gratuito di Dio, che riceviamo in Cristo. E’ l’incontro con Cristo che ci cambia e ci dà la possibilità di imparare da lui. Certo, il carico e la pesantezza della nostra vita rimangono, rimane la nostra fragilità, rimangono le nostre ferite. Ma l’incontro con Cristo, nostra pace, mette proprio nel punto più buio della nostra esperienza, un seme di bene, una possibilità di riscatto, un germe di novità: “la carità, che è il vincolo di perfezione” (v.14). La parola “perfezione” non rende bene la parola originale (teleiòtes), che significa pittosto “compimento”. Mentre “perfezione” ci richiama un ideale astratto, “compimento” dà l’idea di un cammino, di un dinamismo, della nostra realizzazione personale, del senso della nostra vita.