44 Nel deserto i nostri padri avevano la tenda della testimonianza, come colui che parlava a Mosè aveva ordinato di costruirla secondo il modello che aveva visto. 45 E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè la portarono con sé nel territorio delle nazioni che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. 46 Costui trovò grazia dinanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per la casa di Giacobbe; 47 ma fu Salomone che gli costruì una casa. 48 L’Altissimo tuttavia non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo, come dice il profeta:
49 Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello dei miei piedi.
Quale casa potrete costruirmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?
50 Non è forse la mia mano che ha creato tutte queste cose?
51Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. 52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori, 53voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l’avete osservata».
54 All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.

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Siamo al termine della grande predicazione di Stefano. Forse è opportuno ricordare i “capi d’accusa” che gli erano rivolti e ai quali egli rispondeva per annunciare il compimento in Gesù delle profezie di Israele, da lui raccolte nella persona e nell’insegnamento di Mosè. Dunque, le accuse erano, in Atti 6,13-14, che egli parlava contro il “luogo santo”, cioè il Tempio, e dichiarava che Gesù l’avrebbe distrutto e avrebbe sovvertito “le usanze che Mosè ci ha tramandato”. Per questo, l’ultima parte del discorso è dedicato alla “tenda” e al Tempio costruito da Salomone.
Ai vers.44-45 Stefano ricorda la Tenda del Convegno, costruita secondo il modello che Dio aveva mostrato dal cielo a Mosè. Era il luogo dell’incontro con il Signore nella sua peregrinazione con il popolo che camminava verso la Terra Promessa e la conquistava. Colpisce il linguaggio dimesso che viene usato in questa occasione: la tenda che “hanno ricevuto”, “la portarono con sè”…Sembra quasi che anche qui si voglia precisare che non poteva trattarsi che di un “segno” di quello che alla fine Dio avrebbe donato.
Ma anche il tempio che Davide vuole costruire e che è Salomone ad edificare – come Salomone stesso dice chiaramente nella sua grande preghiera inaugurale in 1Re8 – non può essere in se stesso l’abitazione di Dio. Non c’è nulla infatti che possa essere abitazione di quel Dio che ha creato ogni cosa. Citando così Isaia 66,1-2 (andate a riascoltarlo in tutta la sua bellezza), Stefano lascia sospeso il tema che solo in Gesù il Figlio di Dio trova la sua vera risposta: è Gesù il “luogo” dove Dio abita!
Ma tutto questo viene rifiutato! Ed è così, come è stato sempre nella vicenda del popolo di Dio che ha respinto la profezia e ha ucciso i profeti, “che preannunciavano la venuta del Giusto”(ver.52). In questo modo Stefano celebra la sua grande testimonianza che lo porta allo stesso martirio subito dai profeti d’Israele. I suoi uditori sono “i traditori e gli uccisori” del Giusto Gesù! E tali sono proprio quelli che hanno “ricevuto la legge mediante ordini dati agli angeli”. Ma non l’hanno osservata.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.