14 Allora Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò a loro così: «Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole. 15 Questi uomini non sono ubriachi, come voi supponete: sono infatti le nove del mattino; 16 accade invece quello che fu detto per mezzo del profeta Gioele: 17 Avverrà: negli ultimi giorni – dice Dio – su tutti effonderò il mio Spirito; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni. 18 E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno. 19 Farò prodigi lassù nel cielo e segni quaggiù sulla terra, sangue, fuoco e nuvole di fumo. 20 Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue, prima che giunga il giorno del Signore, giorno grande e glorioso. 21 E avverrà: chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.
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Ci troviamo davanti al primo grande evento dell’annuncio cristiano. Con emozione prendiamo atto che Dio affida a noi poveri uomini e donne il suo disegno di salvezza universale. Non riesco a vedere che questo compito assegnato agli Apostoli – il testo dice esplicitamente che Pietro “con gli undici si alzò in piedi e a voce alta parlò a loro così” – non debba essere ascoltato e accolto da ognuno di noi semplici discepoli di Gesù. E’ molto bello questo rapporto quasi scherzoso e sfacciato tra l’ipotesi dell’ubriachezza di primo mattino e il dono dello Spirito!
Siamo quindi agli “ultimi giorni” profetizzati da Gioele e dagli altri profeti! Su tutti Dio effonde il suo Spirito. L’elemento privilegiato di questo dono a tutti deve precedere le giuste precisazioni di compiti e responsabilità. Anche perchè questa collocazione “libera” della profezia ha sempre accompagnato la storia del popolo di Dio, e non può essere certo negata proprio nel momento in cui il dono di Dio si dilata universalmente! I vers.17-18 proclamano con forza questo evento.
Tutto questo è confermato e rafforzato dal fatto che i vers.19-20 sono universalmente interpretati dalla fede cristiana non tanto come presagio della fine dei tempi, ma come profezia e annuncio di quello che il Mistero di Gesù e della sua Pasqua compiranno nella storia dell’umanità. Per questo “il giorno del Signore, giorno grande e glorioso” non può essere colto nella sua pienezza se non in riferimento alla Pasqua e quindi alla Morte e alla Risurrezione di Gesù.
Mi sembra che quello che oggi è chiesto alla nostra preghiera sia di cogliere e accogliere quello che è detto con sublime forza dal ver.21: “..chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”. Far nostra e volgere in preghiera l’invocazione che sale dall’intera umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Che meraviglia vedere Pietro che si alza “in piedi” e parla “a voce alta”: dalla paura, dall’angoscia della notte di Passione, alla franchezza e sicurezza di oggi! E’ l’effetto della effusione dello Spirito, così efficacemente annunciata nel testo di Gioele. Tra quei “tutti” che hanno ricevuto lo Spirito, ci siamo anche noi: anche noi, quindi, siamo “profeti”, parliamo le parole di Dio e ce le comunichiamo a vicenda. – I credenti verranno designati, d’ora in poi, come “coloro che invocano il nome del Signore”: il titolo di Signore, che traduceva in greco l’ebraico Yahvé, ora è attribuito a Cristo. Chiamandolo “Signore”, esprimiamo un riconoscimento adorante, ma anche tenerezza e amore. “Mio Signore e mio Dio…”.
Mi ha molto colpito al v.21 ‘chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato’.
Che il dono dello Spirito permetta questa invocazione semplice..
Oggi non si parla di peccato ma di dono dello Spirito e di invocazione che salva.
gia