12 Mentre Gallione era proconsole dell’Acaia, i Giudei insorsero unanimi contro Paolo e lo condussero davanti al tribunale 13 dicendo: «Costui persuade la gente a rendere culto a Dio in modo contrario alla Legge». 14 Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un misfatto, io vi ascolterei, o Giudei, come è giusto. 15 Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra Legge, vedetevela voi: io non voglio essere giudice di queste faccende». 16 E li fece cacciare dal tribunale. 17 Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale, ma Gallione non si curava affatto di questo.
18 Paolo si trattenne ancora diversi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era rasato il capo a causa di un voto che aveva fatto. 19 Giunsero a Èfeso, dove lasciò i due coniugi e, entrato nella sinagoga, si mise a discutere con i Giudei. 20 Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. 21 Tuttavia congedandosi disse: «Ritornerò di nuovo da voi, se Dio vorrà»; quindi partì da Èfeso. 22 Sbarcato a Cesarèa, salì a Gerusalemme a salutare la Chiesa e poi scese ad Antiòchia.
23 Trascorso là un po’ di tempo, partì: percorreva di seguito la regione della Galazia e la Frìgia, confermando tutti i discepoli.
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Mi sembra possiamo notare che nelle vicende della comunità cristiana è sempre presente un riferimento a quanto Gesù stesso ha percorso, soprattutto nella sua Pasqua di morte e di risurrezione. Ed è bello che sia così, perchè, come tante volte ci diciamo, il cristiano è chiamato a celebrare nella sua umile esperienza di vita la grande Storia della salvezza, e in particolare la Pasqua del nostro Signore. Così sembra si possa vedere anche nel presente dibattito sulle “competenze”, dove questo funzionario romano non vuole essere coinvolto in questioni che non riguardano la giurisprudenza civile. Così era stato anche il tentativo di Pilato nella grande farsa del processo a Gesù. Ed è il mondo “religioso” a cercare sempre questo coinvolgimento, o per vie fondamentaliste che vogliono rivendicare il carattere universale dei precetti religiosi, o per vie razionaliste che vogliono dimostrare l’obbligatorietà di ragione degli stessi precetti.
Per questo motivo resta del tutto equivoca la citazione della “Legge” al ver.13. Quale legge? religiosa o civile? Gallione si trae d’inciampo affermando che si tratta “di parole o di nomi o della vostra Legge” (ver.15). E il suo gesto non è di minore rozzezza, in quanto rinuncia a sua volta all’esigenza di salvaguardare in ogni modo i diritti e i doveri di ogni cittadino, qualunque sia la sua posizione ideologica o religiosa. Noi oggi chiamiamo questa situazione “mancanza di laicità”, cioè incapacità di distinguere i piani e nello stesso tempo di individuare l’orizzonte e i limiti del diritto civile. Da una parte quindi c’è la cacciata della gente dal tribunale. E dall’altra c’è il pestaggio del capo della sinagoga. Così si riproduce iin qualche modo il tentativo giudaico di far condannare Gesù dal tribunale romano. E la latitanza di Pilato che abbandona Gesù ai capi e alla folla. Possiamo riflettere a come questa avvenga anche oggi!
Ancora una volta si descrive implicitamente il contrasto tra il tumulto dei fatti, e la loro pericolosità, e l’imperturbabile atteggiamento di Paolo che imperterrito porta avanti la sua missione evangelica tra le genti. Anche il particolare del voto per cui si era raso il capo è interessante per dire la libertà e insieme la profondità della sua fede immersa nella storia: come mai è ancora legato a questa consuetudine propria del giudaismo? Solo una risposta che venga appunto dalla libertà e dall’autenticità della fede sembra essere adeguata.
Questo si deve dire anche per il turbine dei suoi movimenti per tutto il mondo: non c’è che da pensare che si tratti degli stessi movimenti dello Spirito Santo!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.