30 Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, 31 perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».
32 Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta». 33 Così Paolo si allontanò da loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
Sono sempre più coinvolto in questo discorso di Paolo! Torno a dire: non riesco più in nessun modo a considerarlo un momento in cui l’Apostolo si adegua alla cultura e alla mentalità greca. Al contrario: mi sembra evidente come egli, certo tenendo conto dei suoi ascoltatori, li mette davanti ad un radicale ribaltamento delle loro concezioni, facendo emergere gli elementi fondanti e fondamentali della sapienza ebraico-cristiana.
E’ necessario rendersi conto che quando Paolo parla di “ignoranza” al ver.30, in essa colloca in modo privilegiato la stessa straordinaria tradizione filosofica dei suoi interlocutori! Dio non tanto “ordina”, ma “annuncia”! Non si tratta tanto e solo di un precetto morale, di un’ingiunzione etica, ma della rivelazione di realtà e fatti, tali da esigere un’universale conversione che è prima di tutto conversione del pensiero, come del resto esprime alla lettera il verbo reso con “si convertano”.
Il “giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia” è riferimento alla fine dei tempi, ma tale fine viene “anticipata” dall’annuncio evangelico che viene dato per la salvezza universale. L’uso di un termine così povero, e cioè il chiamare Gesù semplicemente come “un uomo”, mette ancor più in evidenza la vicenda sconvolgente che Paolo annuncia e che esige un capovolgimento del pensiero e della vita dell’intera umanità. Ma mi sembra sia necessario precisare che la risurrezione non è solo il prodigio strabiliante che Dio dà come “prova” dell’elezione di Gesù di Nazaret! La risurrezione di Gesù è la negazione assoluta di quello che è del tutto invalicabile nel pensiero e nell’esperienza umana, e cioè “la morte” come l’ultima parola di ogni vicenda. Ci si deve “convertire” alla risurrezione di Cristo come all’evento che appunto rovescia tutto il pensiero e l’azione dell’uomo! Questo mi sembra il punto centrale di tutto il discorso di Paolo. La Pasqua del Signore è il principio, il grembo di una storia – e quindi di un giudizio – assolutamente ignoto ad ogni concezione filosofica e spirituale.
La reazione irridente e ironica degli ascoltatori è la conferma più chiara del fatto che ciò che è stoltezza per il mondo è sapienza e potenza di Dio. Non credo che quel “Paolo si allontanò da loro” del ver.33 sia solo il segno di un fallimento: sia perchè qualcuno in realtà si converte, sia perchè in ogni modo l’Apostolo ha posto lo scandalo della Pasqua di Gesù nel cuore delle culture mondane, ad Atene! Proprio ieri un mio caro amico mi mostrava nel corridoio del reparto ospedaliero da lui guidato una riproduzione del celebre dipinto della “Scuola di Atene”, e me lo mostrava per indicare l’alternativa radicale al pensiero cristiano.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.