19 Ma giunsero da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali persuasero la folla. Essi lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. 20 Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli si alzò ed entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe.
21 Dopo aver annunciato il Vangelo a quella città e aver fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, 22 confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».
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Continuano le tribolazioni degli “apostoli” (cioè dei “discepoli inviati”) Paolo e Barnaba: ieri questi erano in difficoltà perché fin troppo esaltati dalla popolazione pagana di Listra, al punto che essa voleva offrire sacrifici in loro onore, considerandoli dei semi-dei; oggi, invece, per istigazione di alcuni Giudei, venuti dalle città vicine, Paolo viene addirittura lapidato e trascinato fuori della città, perchè creduto morto. Si ripete in qualche modo la vicenda di Stefano (c 7), lapidato alle porte di Gerusalemme e di Gesù stesso, crocifisso e sepolto fuori dalle mura della città. L’episodio si presenta quindi come una piccola “parabola pasquale”, anche per la presenza del verbo della risurrezione (“gli si fecero attorno i discepoli ed egli si alzò”). Viene anche da ammirare questo farsi attorno dei discepoli come un segno del loro amore per Paolo, al punto di avanzare l’ipotesi che sia proprio la potenza del loro amore a “risuscitare” il fratello.
Dopo aver portato il vangelo anche a Derbe, gli apostoli tornano sui loro passi, nelle città dove avevano predicato e patito persecuzioni; questa volta il fine della loro opera è “confermare, esortare e consolare” i discepoli, con un’affermazione di grande rilievo per la sua forza e sinteticità: “Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”: parole simili le aveva dette Gesù ai discepoli di Emmaus (“Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” Lc 24,26). Ancora una volta la pasqua di Gesù diventa il modello e la luce di conforto e speranza per le sofferenze di ogni uomo e donna sulla terra.
Perchè Paolo rientra nella città dopo che è stato lapidato? Perchè ritorna nelle città dove era già passato? Ci torna ferito, lapidato, per confermare i suoi amici, per confortarli.
Mi sembra molto bella e molto importante questa testimonianza così simile a quella di Gesù (anche lui torna, risorto, dai suoi rintanati per paura dei Giudei).
Abbiamo bisogno che i nostri annunciatori preferiti del Vangelo tornino a noi, che siamo deboli di fede e di speranza, e ci mostrino la via del Regno dei cieli.