1 Dopo questo vidi quattro angeli, che stavano ai quattro angoli della terra e trattenevano i quattro venti, perché non soffiasse vento sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta.
2 E vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: 3 «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
4 E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele:
5 dalla tribù di Giuda, dodicimila segnati con il sigillo;
dalla tribù di Ruben, dodicimila;
dalla tribù di Gad, dodicimila;
6 dalla tribù di Aser, dodicimila;
dalla tribù di Nèftali, dodicimila;
dalla tribù di Manasse, dodicimila;
7 dalla tribù di Simeone, dodicimila;
dalla tribù di Levi, dodicimila;
dalla tribù di Ìssacar, dodicimila;
8 dalla tribù di Zàbulon, dodicimila;
dalla tribù di Giuseppe, dodicimila;
dalla tribù di Beniamino, dodicimila segnati con il sigillo.
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Mi sembra che, quando al ver.2 la versione italiana dice che ai quattro angeli “era stato concesso” di devastare la terra e il mare, sia preferibile rendere con “dato” o “mandato”. Questo potere di devastare è subordinato al segno del “sigillo del Dio vivente” che deve essere impresso sui centoquarantaquattromila. La creazione è subordinata all’azione e all’elezione divina.
Sono portato a pensare che questa elezione si riferisca in modo privilegiato all’elezione di Israele. Il ritmo del “dodici” moltiplicato e ripetuto per ognuna delle dodici tribù fino al dodici per dodici della cifra complessiva vuole dire nello stesso tempo un limite e una pienezza. Il limite è la cifra stessa, ma la cifra dice anche una pienezza, e quindi il compimento di un compito e di una missione che Israele riceve da Dio. La storia di Israele è il principio, la fonte e la profezia della vicenda, e quindi dell’elezione, dell’intera umanità. La fede e la salvezza di tutte le genti hanno nel Popolo di Dio della Prima Alleanza il riferimento storico privilegiato. Senza Israele non ci sarebbe la salvezza di tutti i popoli di cui, se Dio vuole, ascolteremo nel seguito.
Attira molto la nostra attenzione lo stretto legame linguistico, ma forse non solo linguistico, tra i “sigilli” del libro che devono essere aperti, e già sei su sette sono stati aperti dall’Agnello, l’unico che può far questo, e il sigillo che deve ”essere impresso sulla fronte dei servi del nostro Dio”! (ver.3). Sembra che sia l’opera divina dell’Agnello che apre i sigilli del libro a consentire e provocare il sigillo “impresso sulla fronte dei servi del nostro Dio” (ver.3)
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quattro angoli della terra, quattro venti, quattro angeli: è la totalità degli uomini e del mondo; tutti sono chiamati a ricevere il dono di Dio. Le tribù di Israele allora possono essere considerate come la primizia di questa umanità prediletta e salvata da Dio. Il sigillo del Dio vivente è il segno di questa realtà. E’ bello vederlo come un simbolo di appartenenza: noi, infatti, siamo suoi, “a lui apparteniamo, suo popolo e gregge che egli guida”, come dice il salmo. Non è l’appartenenza di un oggetto posseduto né la subordinazione di un sottoposto o di uno schiavo, ma l’appartenenza di persone scelte, amate e salvate.
Con oggi si delinea chiaramente l’unità dell’opera dell’apertura dei sigilli da parte dell’Agnello. Questo mondo, soggiogato dal male e dalla morte rappresentati dai cavalieri (6,1-8), è in verità condotto verso il nuovo regno dell’Agnello, e le potenze e gli imperi che lo dominano, gli idoli rappresentati dal sole e dagli altri corpi celesti, perdono la loro luce e la loro forza e vengono travolti. Il nuovo popolo sacerdotale, che già era stato annunciato in 5,10, viene ora introdotto alla presenza dell’Agnello, iniziando dagli appartenenti al popolo della prima alleanza. La meraviglia è che ci sono tutti: per ogni tribù è indicata la moltitudine (1000) e la completezza di Israele (12), e tutte le tribù compaiono con lo stesso numero: nessuna è migliore o più santa delle altre. Mi pare che sia sottolineato fortemente, già dalla nuova e definitiva elezione di Israele, che l’appartenenza al nuovo popolo dell’Agnello è dono totalmente gratuito, per tutti, che compie la promessa fatta ad Abramo e manifesta l’amore di Dio, il quale riconosce ancora una volta Israele come sua proprietà, e lo segna col suo sigillo di salvezza. Se poi ritorno un po’ indietro, al quinto sigillo (6,9-11), ricordo che sono i testimoni della Parola, che con la loro fedeltà paziente affrettano la venuta del Regno. Udire e vedere questa “rivelazione” dell’opera di Dio che si compie anche oggi è per me in questi giorni fonte di grande consolazione.