5 Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. 6 Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. 7 Le fu concesso di fare guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione. 8 La adoreranno tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita dell’Agnello, immolato fin dalla fondazione del mondo.
9 Chi ha orecchi, ascolti:
10 Colui che deve andare in prigionia,
vada in prigionia;
colui che deve essere ucciso di spada,
di spada sia ucciso.
In questo sta la perseveranza e la fede dei santi.
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Il mio commento alla parola che Dio ci regala oggi,inizia con un detto che recita cosi:uccide piu la lingua che la spada.La “bestia”ha un potere temporaneo assai lungo umanamente parlando.Ma in Dio e”un tempo relativamente breve.Ogni volta che trascuriamo la relazione con Dio,diventiamo nientemeno che un numero;
la”bestia”non ha cuore,non ha sentimenti ,non ragiona ,non ascolta ,,non ha nome ,ma e”soltanto un numero come marchio di riconoscimento in terra e mare,capace di ingoiare tutto con facilita”,senza discernere,e con altrettanta facilita”vomitare tutto incurante di tutti./un saluto da ANDREA
Penso sia senz’altro il drago a dare alla bestia tutto questo potere negativo e drammatico. Tuttavia mi sembra altrettanto evidente che tutto rimane ugualmente contenuto in un disegno superiore: così i ”quarantadue mesi” per agire, e in fondo anche la concessione di “fare guerra contro i santi e di vincerli” (ver.7). E tutto questo potere mette in evidenza che la stessa signoria del bene non si manifesta con i modi e le manifestazioni della mondanità, ma secondo una linea che celebra la mite passione del Cristo. Egli non è un vincitore trionfante secondo le glorie del mondo.
In tal senso sono portato a ricevere in modo austero e severo anche le parole del ver.10 riguardanti la prigionia e la morte. Quasi volesse dire una specie di “abbandono” dei santi nelle mani e nella violenza dei persecutori. Ma appunto “in questo sta la perseveranza e la fede dei santi” che patiscono e muoiono celebrando la passione del loro Signore. Così, in questo orizzonte così negativo risplende la fedeltà dei discepoli che seguono il loro Signore nella vicenda della sua Pasqua e del suo sacrificio d’amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.