Mai sono stato così incerto sull’andare a votare. Nel passato alla fine ci sono andato, ma adesso mi pare una situazione balorda, oltre che moralmente non sana.
Anch’io sono stato preso da uno stato d’animo di scoraggiamento e quindi di non voglia di partecipare. Alla fine, farò il mio dovere di cittadino, per la scuola che ho avuto da mio padre. Ho cercato dentro di me le ragioni di questa crisi, e ho visto che per capire qualcosa dovevo mettere da parte le ragioni negative più legate alle vicende locali. Il problema è più vasto e più profondo. In realtà cade la politica quando e perché cade il pensiero, e cadendo il pensiero cade il progetto. Ormai tutto è amministrazione e magro tentativo di far quadrare i conti. Possiamo allora stupirci se facendo i conti qualcuno mette in tasca qualcosa? Ho visto in città segni di convocazione e di protesta, ma non ho avuto l’impressione che portassero con sé pensieri e progetti. Le mie “memorie politiche” risalgono agli anni cinquanta. Sono nato e abitavo a Mantova e ricordo un discorso di don Primo Mazzolari in piazza. Non era proprio un comizio, ma certamente era un discorso di alta politica, che a me, ragazzino di terza media, il papà doveva spiegare. E lo faceva con affetto e con passione. E io avvertivo di crescere dentro alla grande famiglia della società civile, proprio come mi sentivo in famiglia a casa nostra, o in parrocchia con gli scouts. Ricordo quando Giuseppe Dossetti, forzato per obbedienza a candidarsi per il comune di Bologna proponeva che i “comizi” venissero sostituiti da assemblee in Piazza dove su ogni tema, i malati, i vecchi, gli scolari, le case, il lavoro…, ogni parte politica spiegasse a tutti che cosa proponeva. Non il comizio aggressivo, ma il confronto tra progetti! Come molte proposte troppo intelligenti di don Giuseppe, anche questa venne bocciata, ma noi di questi pensieri ci siamo nutriti. Per me la passione politica non è stata altra cosa dalla vita cristiana e dalla conversazione intorno alla tavola di famiglia. Ricordo che da bambini c’era un patto tra noi e nostro papà: lo si lasciava ascoltare il giornale radio facendo un po’ di silenzio, e poi lui ci raccontava i Promessi Sposi e la Bibbia. Erano serate meravigliose dove dispiaceva che la mamma ci mandasse a letto perché domani c’era la scuola. E pensare che la politica era anche guerra politica dura, e tra blocchi rigidi. Ma in casa nostra si ascoltava di tutto. Un vecchio come me ormai bisogna che impari a tacere. Anche se non rinuncio a sperare che troviamo ancora la voglia di sederci su un prato o intorno a una tavola per cercare insieme il bene e il meglio per tutti, a partire dagli ultimi. Chi va a Messa oggi, su questo tema e su queste speranze ne sente delle belle! Buona Domenica a tutti.
Don Giovanni.
Domenica 23 novembre 2014.