10 Il ventiquattro del nono mese, nel secondo anno di Dario, questa parola del Signore fu rivolta al profeta Aggeo: 11 «Dice il Signore degli eserciti: Domanda ai sacerdoti quello che dice la legge e chiedi loro: 12 Se uno in un lembo del suo vestito porta carne consacrata e con il lembo tocca il pane, il companatico, il vino, l’olio o qualunque altro cibo, questo verrà consacrato?». «No», risposero i sacerdoti. 13 Aggeo soggiunse: «Se uno che è contaminato per il contatto di un cadavere tocca una di quelle cose, sarà essa impura?». «Sì, è impura», risposero i sacerdoti. 14 Riprese Aggeo: «Tale è questo popolo, tale è questa nazione davanti a me – oracolo del Signore – e tale è ogni lavoro delle loro mani; anzi, anche ciò che qui mi offrono è impuro.
15 Ora pensate, da oggi e per l’avvenire: prima che si cominciasse a porre pietra sopra pietra nel tempio del Signore, 16 come andavano le vostre cose? Si andava a un mucchio da cui si attendevano venti misure di grano e ce n’erano dieci; si andava ad attingere a un tino da cinquanta misure e ce n’erano venti. 17 Vi ho colpiti con la ruggine, il carbonchio e la grandine in tutti i lavori delle vostre mani, ma voi non siete ritornati a me. Oracolo del Signore. 18 Considerate bene da oggi in poi, dal ventiquattro del nono mese, cioè dal giorno in cui si posero le fondamenta del tempio del Signore: 19 ebbene, manca ancora grano nei granai? La vite, il fico, il melograno, l’olivo non hanno dato i loro frutti? Da oggi in poi vi benedirò!».
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La Parola che oggi riceviamo dalla bontà di Dio potremo accoglierla più facilmente e semplicemente se terremo conto dell’obiettivo privilegiato di questo Libro, che è quello di indurre il popolo e i suoi responsabili a raccogliere tutta la loro attenzione e il loro impegno nella ricostruzione del tempio. Oggi il profeta vuole dirci che senza quel punto privilegiato di comprensione e di azione, la fatica e la negatività della vicenda di ciascuno e di tutti coprono tutto l’orizzonte della realtà e della vita. Al contrario, se si ricolloca al centro questo impegno per il tempio, tutto si riempie di positività e di abbondanza. Questo sarà del tutto più semplice se considereremo che per noi il “tempio” è Gesù e la nostra accoglienza del suo dono, del suo Vangelo. Siamo sempre stupefatti nel constatare come senza di Lui tutto è più difficile e triste, mentre nel dono della sua presenza e della sua Parola tutti si illumina e si moltiplica positivamente.
Aggeo sviluppa il suo pensiero innanzi tutto mostrando, ai vers.10-13, il non comunicarsi di ciò che è cosa “consacrata”, mentre ciò che è “contaminato” è terribilmente attivo e influente su tutto. Questa riflessione viene condotta attraverso l’esempio di norme rituali. E la conclusione è amara: “…anche ciò che qui mi offrono è impuro”(ver.14).
Nello stesso modo, ai vers.15-19, Aggeo sottolinea “come andavano le vostre cose”(ver.16), quando ancora non si era cominciato “a porre pietra sopra pietra nel tempio del Signore”(ver.15). Allora ci si incontrava sempre con la penuria di tutto e con l’esperienza negativa e deludente di ogni bisogno e di ogni ricerca: così al ver.16. Invece, “dal giorno in cui si posero le fondamenta del tempio del Signore”(ver.18), non manca più niente e tutto è sovrabbondante. E conclude, al ver.19, con un impegno di benedizione su tutto questo da parte del Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
C’è una “diffusività” del male che il bene non ha, sembrano dire i vv. 11-13. E certo anche noi possiamo verificare come le negatività, nelle relazioni personali e sociali, abbiano conseguenze negative che si moltiplicano, tante volte, a macchia d’olio. La seconda parte del testo, però, conferma e assicura che, se operiamo rettamente, secondo le richieste della vita, i bisogni degli altri e la parola del Signore, non può non esserci una ricaduta di bene. “Da oggi in poi vi benedico”(v.19), conclude il nostro brano. Tutto coopera al bene per coloro che amano Dio.