1 Io, il Presbìtero, al carissimo Gaio, che amo nella verità. 2 Carissimo, mi auguro che in tutto tu stia bene e sia in buona salute, come sta bene la tua anima.
3 Mi sono molto rallegrato, infatti, quando sono giunti alcuni fratelli e hanno testimoniato che tu, dal modo in cui cammini nella verità, sei veritiero. 4 Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella verità.
5 Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché stranieri. 6 Essi hanno dato testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa; tu farai bene a provvedere loro il necessario per il viaggio in modo degno di Dio. 7 Per il suo nome, infatti, essi sono partiti senza accettare nulla dai pagani. 8 Noi perciò dobbiamo accogliere tali persone per diventare collaboratori della verità.
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Cogliamo la grande opportunità che ci offre oggi la Parola del Signore con il profondo intreccio e il forte richiamo tra due termini: la verità e l’amore. Mentre nella tradizione del pensiero occidentale il legame non è così forte e assoluto, per la tradizione biblica, e per il suo apice in Giovanni, la verità “è” l’amore! Nel pensiero “classico”, cioè nella grande filosofia del mondo occidentale, se mai si può affermare che l’apice dell’amore è la verità. Qui invece si dice che l’apice della verità è l’amore! Ma si può e si deve anche procedere otre questo, e cogliere il significato profondo del legame tra la verità e dell’amore nella persona di Gesù, il Cristo del Signore, il Figlio di Dio! Lui è la Verità e l’Amore.
Dunque, così mi sembra si debba cogliere e interpretare al ver.1 l’espressione che il Presbitero rivolge a Gaio quando di lui e di sé dice: “…colui che amo nella verità”. E nello stesso modo si deve interpretare quanto viene detto dal Presbitero su quello che di Gaio dicono alcuni fratelli che “hanno testimoniato che tu, dal modo come cammini nella verità, sei veritiero” (ver.3). E ancora, al ver.4, la gioia del Presbitero nel “sapere che i miei figli camminano nella verità”. Ancora si può sottolineare che il termine espresso in italiano al ver.1, al ver.2 e al ver.5 con la parola “carissimo”, è, alla lettera, “amato”!
Volentieri poi sottolineiamo che la verità non la si può possedere, ma che sempre dobbiamo in essa “camminare”! Infatti la verità è sempre più grande di noi e dei nostri pensieri e delle nostre esperienze, e quindi, per essere nella verità, si deve incessantemente “camminare” in essa, che incessantemente si amplia e si dilata in chi non pretende di possederla, ma incessantemente la cerca! Tale è il nostro rapporto anche con questa Parola che ogni giorno il Signore ci regala: Parola antica, e sempre nuova! Nessuno può affermare di “sapere” la Parola, perché il nostro rapporto con la Parola di Dio è vero se appunto incessantemente “camminiamo” nella Parola stessa. E questo cammino non è un percorso solo “cognitivo”, intellettuale. E’ un’esperienza vitale che chiama e coinvolge tutto il nostro essere. E’ interessante a questo proposito l’augurio che il Presbitero rivolge al suo fratello Gaio: “…che in tutto tu stia bene e sia in buona salute, come sta bene la tua anima”, dove “anima” significa “vita”, intesa ancora nel suo significato più ampio e più profondo. Come sempre, devo scusarmi con voi per il mio linguaggio implacabilmente rozzo e banale!
E’ interessante nella seconda parte del nostro brano (vers.5-8) il caso di questi “fratelli stranieri” che le note delle bibbie identificano come predicatori del Vangelo venuti da lontano e con grandi sacrifici. In loro, anche per la mia esperienza quotidiana, io metto anche tutti i miei amici e fratelli stranieri che visitano la mia vita quotidiana e alcuni anche la abitano e, in certo senso, la evangelizzano. Più che “fratelli benché stranieri”, io li chiamerei “fratelli e per di più stranieri”, in quanto l’essere stranieri ancor più illumina il fatto che siamo “fratelli”! E’ bellissimo sperimentare ogni giorno di più come sia lo stesso Padre la fonte e la comunione tra le nostre fraterne diversità, talvolta piuttosto notevoli! Anche con loro tutto è guidato dalla persona di Gesù e dall’incontro e l’intreccio tra verità e amore: per il comportarsi “fedelmente” (ver.5), e cioè secondo la verità della fede, di Gaio verso di loro, che per questo “hanno dato testimonianza della tua carità (è l’amore!) davanti alla Chiesa” (ver.6). Aiutando con larghezza affettuosa questi fratelli, noi diventiamo “collaboratori della verità” (ver.8).
Dio ti benedica., E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Che cos’è la verità? Già ce lo chiedevamo nella lettura del quarto vangelo. La verità è la realtà di Dio e dell’uomo quale Gesù ce l’ha fatta conoscere: un Dio innamorato degli uomini e costoro messi a parte della vita divina. Gesù poi è lui stesso questa verità: Dio che ama fino a morire e uomo secondo il disegno divino. A noi è dato di camminare nella verità, dando il nostro piccolo contributo perché essa risplenda. Ci si illumina così l’augurio iniziale del Presbitero: che tu abbia un buon cammino, che tu stia bene, che sia buona la tua anima, cioè tutta la tua vita.