11 Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario – tutti i sacerdoti presenti infatti si erano santificati senza badare alle classi – 12 mentre tutti i leviti cantori, cioè Asaf, Eman, Iedutùn e i loro figli e fratelli, vestiti di bisso, con cimbali, arpe e cetre stavano in piedi a oriente dell’altare e mentre presso di loro centoventi sacerdoti suonavano le trombe, 13 avvenne che, quando i suonatori e i cantori fecero udire all’unisono la voce per lodare e celebrare il Signore e il suono delle trombe, dei cimbali e degli altri strumenti si levò per lodare il Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre, allora il tempio, il tempio del Signore, si riempì di una nube, 14 e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio di Dio.
1 Allora Salomone disse:
«Il Signore ha deciso di abitare nella nube oscura.
2 Ti ho costruito una casa eccelsa,
un luogo per la tua dimora in eterno».
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Mi piace incontrare più volte nel testo biblico una specie di “disordine”, addirittura fino all’ “impossibilità”, quando l’evento del Signore è particolarmente forte. E’ quello che oggi riceviamo dalla Parola che ci riferisce la liturgia celebrata per l’inaugurazione del Tempio.
La prima nota di “disordine” è segnalata al ver.11. Possiamo pensare a Luca 1 e alla liturgia celebrata da Zaccaria nel Tempio, quando riceve la visita dell’Angelo e l’annuncio della nascita del Battista: il testo sottolinea che tutto si svolgeva secondo un criterio di ordine. “… durante il turno della sua classe … gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale..” (Lc.1,8-9). (Tutto poi si sconvolgerà, quando l’Angelo di Dio parlerà a Zaccaria). Così nel nostro testo, si dice che quel giorno “tutti i sacerdoti presenti si erano santificati senza badare alle classi”: una esuberanza di gesti che esprime l’esultanza di tutti per il dono di Dio.
L’altro “incidente” è provocato da Dio stesso! Quando la lode e l’acclamazione rivolta al Signore “perché è buono, perché il suo amore è per sempre” (ver.13) giunge al suo apice, ed è tonante la voce dei cantori e il suono degli strumenti musicali, “allora il tempio del Signore si riempì di una nube, e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio di Dio” (vers.13-14)! Il gesto liturgico viene invaso dalla presenza di Dio, che lo rende “impossibile” perché necessariamente e meravigliosamente inadeguato all’evento stesso. Mi sembra che anche alcuni giorni fa ci accorgevamo che la fede esige che noi facciamo … ciò che è impossibile fare! E questo stupendo “incidente” liturgico esprime tutto il mistero della vita, sia del credente sia della stessa comunità credente, che devono accettare di essere collocati sempre nello spazio e nel tempo dell’ “inadeguatezza”: “troppo” grandi sono l’evento e il dono di Dio!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La Presenza divina riempie il tempio con una invasività, una potenza che sconvolge le pie persone lì convenute. I sacerdoti, invece di mettersi in adorazione, in preghiera, devono allontanarsi precipitosamente. Tanta è la gloria, la manifestazione di quella Presenza. – Suona per noi un campanello d’allarme: noi siamo assuefatti all’idea della presenza di Dio e del Signore Gesù in noi, nella comunità, nell’umanità… La consapevolezza di questo grande mistero può trasformare la nostra vita; vorremmo non solo credere teoricamente ma soprattutto fare la bella esperienza del Padre che è in noi e provvede a noi in tutto.