1 Dopo questi fatti e queste prove di fedeltà, venne Sennàcherib, re d’Assiria. Penetrato in Giuda, assediò le città fortificate e ordinò di espugnarle. 2 Ezechia vide l’avanzata di Sennàcherib, che si dirigeva verso Gerusalemme per assediarla. 3 Egli decise con i suoi comandanti e con i suoi prodi di ostruire le acque sorgive, che erano fuori della città. Essi l’aiutarono. 4 Si radunò un popolo numeroso per ostruire tutte le sorgenti e il torrente che scorreva attraverso la regione, dicendo: «Perché dovrebbero venire i re d’Assiria e trovare acqua in abbondanza?». 5 Agì da forte: ricostruì tutta la parte diroccata delle mura, vi innalzò torri e al di fuori un altro muro, fortificò il Millo della Città di Davide e preparò armi in abbondanza e scudi. 6 Designò capi militari sopra il popolo; li radunò presso di sé nella piazza della porta della città e così parlò al loro cuore: 7 «Siate forti e coraggiosi! Non temete e non abbattetevi davanti al re d’Assiria e davanti a tutta la moltitudine che l’accompagna, perché con noi c’è uno più grande di quello che è con lui. 8 Con lui c’è un braccio di carne, con noi c’è il Signore, nostro Dio, per aiutarci e per combattere le nostre battaglie». Il popolo rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda.
2Cronache 32,1-8

Per leggere correttamente questa Parola è necessario ricordare che l’immagine della guerra e della battaglia ha nella profezia ebraica e nell’adempimento cristiano tutta la sua “verità”. La battaglia che si deve combattere contro un nemico inevitabilmente più forte di noi, che solo Dio può sconfiggere combattendo con noi e per noi, è nella pienezza della rivelazione cristiana quella buona “battaglia della fede” che Gesù combatte con noi contro le potenze del mondo attraverso la potenza della Croce. E’ la battaglia dell’amore per conseguire la pace. Perciò questo testo lo consideriamo in tale prospettiva.
Il nemico che avanza contro il piccolo popolo di Dio è fortissimo. La prima reazione del popolo è, per iniziativa del re Ezechia, di ostruire le sorgenti e il torrente che scorre accanto alla città, in modo che il nemico non trovi quell’ “acqua in abbondanza” (ver.4) che è per dissetare il popolo del Signore e non deve essere ceduta al Nemico. Nello stesso senso si devono intendere i lavori di riparazione e di rafforzamento. In tutto questo Ezechia “agì da forte”. E’ forza positiva. Forza della fede. Mi permetto di insistere nel ricordare con voi che si tratta della battaglia radicalmente alternativa alle battaglie mondane, e che è vicina a tutti noi quando combattiamo contro il male della miseria e della fame, contro la malattia della droga e contro la violenza nei confronti delle donne…. Battaglia nella quale l’unico “Nemico” è il signore del male e della morte. Una battaglia che si combatte non dando la morte ma dando la vita. Una battaglia che ha la sua potenza nella misericordia divina affidata alla nostra piccola persona.
Nella stessa direzione è l’espressione con la quale si dice che il re “parlò al loro cuore”. Per vincere il “peccato” bisogna amare il peccatore e dare la vita per lui e a lui. Il punto culminante di queste parole è l’affermazione: “Con lui, (cioè con il nemico), c’è un braccio di carne, con noi c’è il Signore, nostro Dio, per aiutarci e per combattere le nostre battaglie” (ver.8). Male intese, queste affermazioni possono suggerire imprese da “crociata”. Intese bene sono appunto la buona battaglia della fede, della speranza e dell’amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.