28 Il re d’Israele marciò, insieme con Giòsafat, re di Giuda, contro Ramot di Gàlaad. 29 Il re d’Israele disse a Giòsafat: «Io per combattere mi travestirò. Tu resta con i tuoi abiti». Il re d’Israele si travestì ed entrarono in battaglia. 30 Il re di Aram aveva ordinato ai comandanti dei suoi carri: «Non combattete contro nessuno, piccolo o grande, ma unicamente contro il re d’Israele». 31 Appena videro Giòsafat, i comandanti dei carri dissero: «Quello è il re d’Israele!». Lo circondarono per combattere. Giòsafat lanciò un grido e il Signore gli venne in aiuto e Dio li allontanò dalla sua persona. 32 I comandanti dei carri si accorsero che non era il re d’Israele e si allontanarono da lui. 33 Ma un uomo tese a caso l’arco e colpì il re d’Israele fra le maglie dell’armatura e la corazza. Il re disse al suo cocchiere: «Gira, portami fuori dalla mischia, perché sono ferito». 34 La battaglia infuriò in quel giorno; il re d’Israele stette sul carro di fronte agli Aramei sino alla sera e morì al tramonto del sole.
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Sembra che il travestimento di Acab abbia come motivo e scopo di nascondere la sua identità regale. Nella versione greca, al ver.29, il re d’Israele arriva addirittura a chiedere al re di Giuda di indossare gli abiti che egli si toglie! Acab quindi avrebbe fatto questo non solo per salvare la sua pelle ma anche per eliminare Iosafàt. La decisione del nemico è di attaccare solo la persona del re d’Israele perché la fine di lui sarà la fine di tutti gli avversari.
Il gioco sembra riuscire perché i comandanti nemici circondano il re di Giuda pensando sia il re d’Israele. Il verbo che dice il “grido” di Iosafàt assume spesso nella Scrittura anche il significato di una preghiera “gridata” verso Dio. Di fatto, Dio “gli venne in aiuto” (nella versione greca: “lo salvò”), e “li allontanò dalla sua persona” (ver.31).
Al contrario, il tiro casuale di un anonimo combattente ferisce Acab. Sembra di capire che il proposito di Acab di essere portato fuori dal conflitto non riesca e che il carro del re stette “di fronte agli Aramei sino a sera” quando Acab “morì al tramonto del sole”. Se vale questa ipotesi, il testo vorrebbe sottolineare che la sua morte è effettivamente la sconfitta di tutto il suo esercito. Tale era l’intenzione dei nemici. Profezia “rovesciata” di Uno che con la sua morte salva il mondo intero?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Questo racconto di guerra ci mostra esiti davvero inaspettati. Il re Acab si è tutelato in vari modi per non essere bersaglio dei nemici, e questo anche a danno dell’alleato Giosafat; ma è sufficiente una freccia “casuale” a portarlo alla morte. Al contrario Giosafat, circondato pericolosamente dagli avversari, “lanciò un grido e il Signore gli venne in aiuto e Dio li allontanò dalla sua persona”. E’ il punto più bello del brano, che suggerisce anche a noi – per salvarci dalle negatività che a volte ci circondano, dentro noi stessi più che fuori di noi – di gridare al Padre nostro, che sicuramente interverrà in nostro aiuto, in nostro favore.