6 Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. 7 Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. 8 Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.
Seleziona Pagina
Abbiamo conferma da un altro testo di Paolo, in Filippesi 2,17-18, che con questa immagine egli pensa alla sua morte violenta, al suo martirio. Tuttavia mi sembra che la caratteristica principale dell’affermazione sia l’intonazione “liturgica”, che collega la morte all’offerta del sacrificio, e, quindi, alla morte del Signore. Dico questo, perché il versetto mi sembra l’interpretazione profonda di ogni morte, anche quella apparentemente più ordinaria, più naturale. Come già altre volte ci siamo detti, la vita cristiana è chiamata ad essere una grande, esplicita celebrazione della persona di Gesù, e, centralmente, della sua Pasqua. Le Parole che oggi riceviamo dalla bontà di Dio sono quindi una rivelazione profonda del significato della vita e della morte quali il Signore Gesù ci ha regalato.
Il testo propriamente non parla di “vele” a proposito di questo “scioglimento”. In Filippesi 1,23 Paolo parla del suo desiderio di “essere sciolto dal corpo per essere con Cristo”, cioè di potersi congedare dalla sua vita corporea per essere immerso nel Corpo di Cristo risorto, in piena comunione con Lui e con tutti coloro che vivono per sempre in Lui! Tuttavia anche l’immagine della vela mi sembra molto bella e molto efficace per descrivere un “arrivo”, che in questi versetti pare segnato da una straordinaria pace.
Al ver.7 l’Apostolo ribadisce la forza di due immagini che gli sono care, la battaglia e la corsa. Sono immagini forti, e importanti per dire quali siano le vere battaglie e le vere corse che bisogna fare! L’espressione italiana “ho conservato la fede” risulta un po’ debole, rispetto al senso profondo di una battaglia e di una corsa che hanno avuto per regola e per sapienza la fede e la crescita della fede fino alla pienezza.
E’ meraviglioso anche il ver.8, così pieno di pace anche di fronte al giudizio finale di Dio. Un giudizio che viene di fatto costruito nel corso della vita stessa. Per questo la “corona di giustizia”, cioè la gloria finale, è vista come in certo senso già pronta, per un riconoscimento “tranquillo”, direi non drammatico, di una vita che Paolo ha veramente spesa. E mi sembra straordinaria anche l’ultima espressione, che estende agli altri quello che Paolo dice di sé, e descrive questi altri come coloro “che amano la sua manifestazione”. Non ne hanno paura, perché la amano. Hanno imparato ad amarla perché l’hanno sempre colta nell’umile tessitura della loro vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il testo del Vangelo e quello della lettera si combinano in modo singolare rispetto al tempo, alla conoscenza dei tempi e a come vivere i tempi. Nel Vangelo Gesù dice che nessuno sa il giorno e l’ora, se non il Padre; noi non sappiamo il giorno il cui Signore nostro verrà. Paolo nella lettera mostra di sapere che ormai la sua vita è al termine, che ormai è venuto il tempo del viaggio. Nel Vangelo Gesù paragona la sua venuta a quella del ladro che viene di notte; in Timoteo si parla di quelli che amano la sua manifestazione; che vivono quindi nell’attesa amante del “ladro”. Non abbiamo tratto conclusioni; comunque l’amore sembra il tratto unificante; l’attesa amante è il vero modo sapiente di vivere il tempo.
La corona di giustizia – In altri testi si parla di corona di gloria e di corona di vita. La corona che il Signore stesso consegnerà è la medesima di cui, secondo la lettera agli Ebrei, che riprende il salmo 8, è stato incoronato. E’ una compartecipazione alla sua risurrezione che deriva dalla compartecipazione alla sua passione e morte, come abbiamo ascoltato: “Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo con lui anche regneremo”.
La fede “è conservata”, non come possesso o perchè la si tiene stretta per sè, ma in quanto tutta tesa e riservata all’incontro amante con il proprio Signore; come il profumo della donna sparso ai piedi di Gesù per essere conservato per il giorno della sua sepoltura.