1 Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. 2 Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di impropèri. 3 Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all’opera e la loro rovina è in agguato. 4 Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio; 5 non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi; 6 condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente. 7 Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati. 8 Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie. 9 Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio, 10 soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore.
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Il cap. 1si concludeva ricordandoci il dono di Dio: la sua Parola scritta, per la luce dello Spirito santo. Oggi ci viene detto che i “falsi” maestri portano parole “inventate”. C’è assoluto contrasto tra la Parola di Dio, viva per lo Spirito Santo, e questa parola falsa dei falsi maestri. Si parla esplicitamente di “eresia”: “falsi maestri introdurranno eresie perniciose” (v.1). Il verbo usato, indica un’azione fatta di nascosto, furtivamente (è come l’azione del serpente).,Le “eresie” sono le “cose scelte”, è l’atteggiamento di porsi al di sopra dell’insegnamento ricevuto dal Signore, che porta a rinnegare la via dell’umiltà.,Si può leggere a proposito del giiudizio di Dio e dell’esigenza di umiltà, i capp. 2 e 3 di Malachia. Da una parte, l’insegnamento spetta ai sacerdoti, ministri posti da Dio. E, rispetto al giudizio e – di nuovo – alle parole beffarde di chi dice: “Come mai non c’è differenza tra i giusti e gli empi?” viene data la risposta che “c’è un libro di memorie che è scritto davanti a Dio, e alla fine si vedrà la differenza tra chi serve Dio e chi non lo serve”. In parallelo a quanto abbiamo ascoltato da poco nella lettera di Giuda, ci vengono dato tanti esempi di empietà e del castigo di Dio, tratti dalla Scrittura. Nello stesso tempo, qui, abbiamo anche la memoria di quanti sono stati oggetto della misericordia di Dio: Noè e Lot, dei quali viene sottolineata la “giustizia”.,Anche Abramo è stato “giustificato” davanti a Dio, per la sua fede. Anche questi citati oggi sono un esempio di grande fede. Noè costruì un’arca solo per obbedire a Dio, stupendo i suoi contemporanei. E’ anche per Lot giustizia per fede, poichè rimase fedele a Lui e alle Sue parole, contro quanto era diffuso e accettato dai suoi contemporanei. Di Lot si dice anche che “abitava in mezzo a loro” (v.8): è questa presenza del giusto “in mezzo” che diventa giudizio dell’empietà. Con la sua presenza mostra il giudizio di Dio su un mondo vecchio che deve essere distrutto. Vengono ricordati gli avvenimenti della storia per assicurare che Dio opera, pur in questa situazione in cui ci sono questi schernitori che dicono: “Non cambia nulla!”. E in mezzo a loro c’è un giusto. v.7 “Dio liberò il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati”. Lot è angustiato e afflitto per ciò che vede nei suoi contemporanei, in mezzo ai quali vive. Non esprime parole di giudizio contro di loro: la sua afflizione, il peso che lui porta per loro per la loro infedeltà a Dio, assomiglia all’atteggiamento che anche in altri vediamo nella Bibbia, p.es. Giobbe, che prega e offre sacrifici per i suoi figli, pensando che “forse avranno peccato?”. Ieri, celebrando nella Domenica la festa della Dedicazione della Chiesa del Laterano, abbiamo ascoltato il Vangelo della purificazione del Tempio, secondo Giovanni. Il Signore non accetta la profanazione della sua Casa: “Non fate della Casa del padre mio un luogo di mercato!” e scaccia i venditori dal tempio. Oggi, la nostra lettera esprime il giudizio di Dio su quanti, arroganti e cupidi, “mercanteggiano” i fedeli per i propri personali interessi di bramosia.
Dunque, chi sono questi “pseudoprofeti” e “pseudomaestri” dai quali dobbiamo guardarci? Coloro che introducono e “mettono in scena” scelte dottrinali e comportamentali, o anche gruppi e sette, “di perdizione”, pericolose, perché non riconoscono (o negano che li riguardi) l’opera di riscatto compiuta dal Signore. – Ma accanto a costoro, in mezzo a loro, ci sono “i giusti” che accolgono la salvezza: Dio “salvò Noè con altri sette” (notiamo che Noè diventa così l’ottavo, segno profetico di quel che si compirà nell’ottavo giorno inaugurato dalla risurrezione di Gesù); “liberò il giusto Lot” (e si accenna alla fatica di vivere vedendo e udendo in noi e attorno a noi, le negatività, le “opere senza legge” del v. 8); “il Signore sa strappare dai pericoli”, sa liberarci (v. 9)nelle situazioni che ci mettono a dura prova e ci fanno soffrire.
Ci troviamo, come del resto è stato nella Lettera di Giuda, davanti al quadro della grande inimicizia del mondo nei confronti del mistero salvifico di Dio. E’ un tema molto delicato, davanti al quale mi sento molto inadeguato. Penso infatti che bisognerebbe cogliere, sotto le immagini spaventose del male e del castigo divino, quello che tutto raccoglie e illumina, e cioè il Vangelo del Signore. Per questo, le stesse immagini del peccato, dell’inganno e della ribellione verso Dio, non mi sembra debbano essere ricevute “alla lettera” – soprattutto quelle che descrivono peccati contro la castità – quanto come indicanti il tradimento nei confronti del patto nuziale che Dio ha stretto con l’umanità, e che ha portato a pienezza nella persona e nell’opera di Gesù. E’ Lui “il Signore che li ha riscattati”(ver.1)!
In tal senso mi sembra bene notare che gli esempi citati, oltre quello per noi più indecifrabile sulla ribellione degli angeli, in quanto si tratta di una tradizione non contenuta direttamente nel testo biblico, le vicende cioè di Noè e di Lot, sono caratterizzate dall’opera salvifica del Signore: Noè “viene custodito”(ver.5) e Lot “viene liberato”(ver.7). Più che una lotta frontale tra il bene e il male, sembra essere la ribellione mondana di fronte alla prospettiva che il vero bene sia la salvezza, e cioè l’opera positiva che solo Dio può compiere per il bene dell’umanità. Il mondo punta ad affermare la sua potenza naturalistica e quindi la logica della potenza della violenza.
Davanti a tutto questo il ricordo delle severe punizioni divine contro i prevaricatori lo si può cogliere a fondo solo attraverso il giudizio mite, e per questo ancor più “terribile”, della Croce di Gesù. E’ il ver.9 ad esprimere questo con le parole “il Signore sa liberare i pii dalla prova..”, dove quel “sa” non dice una “potenza”(che suggerirebbe che Dio “è capace di liberare…”) ma appunto un “sapere”, una scienza-sapienza che nella pienezza della rivelazione è appunto la “sapienza della Croce” del Signore.
Così, in definitiva, se vale questa ipotesi di interpretazione, tutto si raccoglierebbe in una grande esortazione di incoraggiamento alla comunità cristiana e alle sue sofferenze, sofferenze che non provengono tanto e solo dall’esterno, quanto dal suo stesso interno. E si tratta di “aggressioni” legate alla superbia della vita che hanno come bersaglio la sapienza della Croce, e quindi il cuore del mistero cristiano. Aggressioni sigillate al ver.9 con il definire questi empi come “coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore”, che alla lettera è “coloro che camminano dietro la carne nella concupiscenza dell’impurità e disprezzano la signorìa”. Sono dunque contrapposte la concupiscenza e la signorìa, la concupiscenza dell’uomo e la signorìa di Gesù. E’ questo che mi spinge a questa lettura del testo. Ma vi sarò grato se mi correggerete scrivendomi le vostre osservazioni.