30 Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza. 31 Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. 32 A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi, 33 ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.
12,1 Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. 2 Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. 3 E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – 4 fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. 5 Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò fuorché delle mie debolezze. 6 Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità; ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me.
7 Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. 8 A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. 9 Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. 10 Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.
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E’ seducente pensare che Paolo citi ai vers.32-33 un episodio che può muovere anche al sorriso, per confermare quello che ci sta comunicando circa l’elezione divina per la “debolezza”. Questo termine indica sia genericamente ogni forma di debolezza, sia, in termini specifici , la malattia. Il nostro brano di oggi chiarisce definitivamente il legame tra le debolezze umane e il mistero divino svelato nella persona e nell’opera del Signore Gesù. La sapienza del mondo si vanta della grandezza, quella ebraico-cristiana della debolezza. Qui allora non bisogna pensare ad una specie di masochismo psicologico o spirituale, ma al grande segreto di potenza manifestato e dato nella Pasqua di Cristo.
Ai vers.1-5 del cap.12 Paolo fa menzione di un vanto per la “grandezza” che avrebbe una sua legittimità e verità, perchè non è frutto della superbia della vita, ma ancora del mistero e del dono di Dio. E’ interessante osservare come egli citi questo episodio di estasi mistica accadutogli nel passato (“quattordici anni fa” al ver.2). Opera infatti una specie di sdoppiamento tra lui e se stesso in questa esperienza straordinaria, quasi a chiarire subito che, pur trattandosi di cose vere:”Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perchè direi solo la verità..”(ver.6), egli non si identifica ne si qualifica per tale evento prodigioso, ma, appunto per la sua debolezza. Per questo parla di sè in quella vicenda come di “un uomo in Cristo”(ver.2) e al ver.5:”Di lui mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò fuorchè delle mie debolezze”. Anche perchè Paolo vuole che ognuno lo consideri semplicemente e realmente per “quello che vede o sente” da lui e di lui.
Di questa forte – e veramente autentica – opzione Paolo ha conferma anche da “una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi”. Non si tratta qui solo di un episodio provocato dai fatti della vita, come poteva essere quello della sua fuga dalla città dei Damasceni descritta prima. Qui si tratta di una realtà specifica e particolare. L’autore negativo è il satana. Ma Dio stesso l’acconsente – si può dire, contro il satana stesso che l’ha causata – come orizzonte nel quale più fortemente ancora splenderà l’abbandono di Paolo alla grazia del Signore. Con questo, Dio stesso conferma dunque la positività di una realtà povera e ferita, nella quale ancor più risplende l’abbandono alla potenza salvifica del Signore.
Ormai tutto è chiarito! Non si tratta solo di sopportare umilmente le prove, ma di coglierle e di viverle come occasioni preziose del dono di Dio:”Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perchè dimori in me la potenza di Cristo”(ver.9). E conclude:”Quando sono debole, è allora che sono forte”(ver.10).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Come ieri continua a colpirmi il tema della debolezza di Paolo e dell’uomo attraverso cui si manifesta la potenza di Dio.
‘Ti basti la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza’. Ho pensato al salmo 77 e al popolo affamato che dubitava sul cibo..
Così le nostre vite vengono raccolte dalla ‘malattia’ del nostro peccato..e chissà quanti rupi verranno percosse e quanti torrenti strariperanno..
Personalmente questo modo del Signore di muoversi e rivelarsi è estremamente consolante nella povertà della mia vicenda personale.
Una curiosità per gli amanti della storia: il re Areta non ci è sconosciuto: è il padre di quella donna che Erode Antipa ripudiò per unirsi ad Erodiade (la vicenda che provocò la morte di G.Battista). Era re dei Nabatei, con capitale a Petra. Ma Damasco cosa c’entra? Damasco era territorio dell’impero romano, ma Areta vi teneva un suo “etnarca” per tutelare gli interessi dei cittadini arabi. Proprio questo etnarca-governatore cercò di arrestare Paolo, che fuggì calato nella cesta. – Un’altra curiosità: Paolo parla della sua esperienza estatica facendo uso del linguaggio e dei concetti del giudaismo. “Il terzo cielo” si collocava in una successione di 5 o 7 cieli; però secondo la Bibbia di Ger., significa semplicemente “il più alto dei cieli”, il luogo dove Dio abita. Compare anche “il paradiso”, il giardino cui fa riferimento anche Gesù sulla croce. Invece, “le parole indicibili che non è lecito pronunziare” fanno riferimento a quella concezione dei “misteri”, così diffusa in tutto il mondo ellenistico… – La cosa più preziosa di questa pagine rimane quel “vantarsi delle debolezze”: ci sentiamo rinfrancati noi che apparteniamo alla schiera delle persone piccole, limitate, che a volte ci sentiamo frustrati da questa debolezza; invece, è così che può dimorare in noi “la forza di Cristo”.
E’ bello leggere questo brano proprio in questo periodo di avvento. V.9 “«Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».” Come non pensare alle parole dell’angelo “ti saluto, o piena di grazia” e poi “niente è impossibile a Dio”? (Lc 1,28.37) La potenza di Dio non si manifesta “nonostante” la debolezza, ma si manifesta “pienamente” nella debolezza! E’ il tesoro che “abbiamo in vasi di creta”…
(4,7). Proprio quando ci sentiamo inadeguati, impotenti, incoerenti, feriti, fragili, chiusi, ecco una luce, la grazia; è qui, dentro di noi, gratis! Non dobbiamo fare nulla per meritarla. La grazia non si merita. Basta coglierla e accoglierla. E come non pensare ancora al Natale, all’incarnazione, sempre al v.9 “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.” “Dimori” in greco è “episkenòse”, “metta la tenda”, proprio come in Gv 1,14 “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. “Venne ad abitare” in greco è “eskènosen”, “mise la tenda”. Il Cristo abita in noi, nella nostra debolezza. Noi, nella nostra debolezza, siamo oggi l’incarnazione del Logos, l’incarnazione della seconda persona della Trinità.
Mi sarebbe piaciuto conoscere meglio il greco per capire se le diverse preposizioni che seguono il verbo “vantarsi” abbiano un qualche valore: vantarsi di, a proposito di, su, nelle…
E’ lecito dire che Paolo non si vanta delle sue infermità ma NELLE sue infermità, cioè… quando, nel momento in cui, nella situazione di… infermità, oltraggio, necessità, persecuzione, angoscia… In quelle situazioni lui “si gloria” perchè non potendo fare niente spera in Cristo.
Ricorda la perfetta letizia di S.Francesco.
L’altra “assurdità” per il nostro modo di pensare umano è quella terribile spina così dolorosa ma così importante per Paolo!
Devo fare molto cammino!
In ritardo auguri alla nostra luminosa commentatrice: Lucy!
Preghiera per irradiare Cristo
Caro Gesù, aiutami a spargere
la tua fragranza ovunque io vada!
Inonda la mia anima
del tuo spirito e della tua vita!
Penetra il mio intero essere,
così pienamente
che tutta la mia vita
possa essere soltanto
un’irradiazione della tua!
Splendi attraverso di me, e sii
a tal punto in me, che ogni anima
che io incontri possa sentire
la tua presenza nella mia anima!
Fa’ in modo che gli altri mi guardino,
e non vedano più me,
ma Gesù soltanto!
Stai con me, ed allora io
comincerò a risplendere
come Tu risplendi;
a risplendere così da essere una luce
per gli altri; la luce, o Gesù, sarà Te
splendente sugli altri
attraverso di me. Fa’ che io ti predichi
senza fare prediche,
non con le parole
ma con la mia presenza e con la forza
che le mie azioni esercitano:
affinché traspaia evidente
la pienezza dell’amore che ti porto!
Amen.
John Henry Newman
inviato da NIKOLIN Sh. Lëmezhi
Carissimi, vi invito a vedere questo breve video con le suggestive immagini dal santuario di Sant’Eufemia Kallmet Albania! Il Signore vi benedica! Ecco il video: http://youtu.be/EgwaNx4Z48Y