8 Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche. 9 Allo stesso modo le donne, vestite decorosamente, si adornino con pudore e riservatezza, non con trecce e ornamenti d’oro, perle o vesti sontuose, 10 ma, come conviene a donne che onorano Dio, con opere buone.
11 La donna impari in silenzio, in piena sottomissione. 12 Non permetto alla donna di insegnare né di dominare sull’uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento tranquillo. 13 Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; 14 e non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre. 15 Ora lei sarà salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con saggezza.
1Timoteo 2,8-15

In questa seconda parte del cap.2 il termine reso in italiano con “uomini” è diverso da quello presente nei versetti precedenti, e indica più direttamente la figura maschile in relazione e confronto con quella femminile. Quindi, nel nostro brano quello si dice dell’uomo è in relazione con quello che si dice della donna. E così penso bisogna considerare anche la relazione tra il ver.8 che si rivolge agli uomini, e il ver.9 rivolto alle donne. Pur significando i termini “uomo” e “donna”, si può intendere come un insegnamento dato ai mariti e alle mogli. O ai fratelli e alle sorelle. In questa prospettiva non è di poco rilievo che agli uomini si chieda la preghiera, che deve essere celebrata “alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche”: mi sembra un’indicazione fortemente piegata verso il “femminile”, rispetto a quello che in generale le culture riferiscono al maschile. Peraltro, il ver.9 chiede alle donne una forte reinterpretazione della sostanziale rilevanza dell’abbigliamento e degli ornamenti, e del loro significato: “pudore e riservatezza … opere buone”: abbigliamenti e ornamenti ben rilevanti e altamente significativi!
Dico subito che i vers.11-15 mi sembrano molto importanti e che spero siano accolti e pensati e pregati da tutti noi, e in particolare dalle mie sorelle e amiche, con grande attenzione. Un certo “femminismo” competitivo e paritario difficilmente può accogliere queste indicazioni, che sono di grande rilievo per come descrivono non solo la condizione femminile, ma, attraverso essa e in essa, il volto e il cuore della nuova umanità e in particolare la fisionomia profonda della comunità cristiana nel suo insieme e nei suoi elementi privilegiati. Il ver.11 rende con il termine “silenzio” quello che al ver.2 diceva la vita “tranquilla” che la comunità cristiana chiede al Signore. Il termine “dominare” del ver.12 è presente solo qui in tutto il Nuovo Testamento, e dice un regime violento di comando e di oppressione assolutista, al quale di nuovo Paolo contrappone la “tranquillità” che abbiamo già incontrato al ver.11.
La memoria di Genesi 3, ai vers.13-14 del nostro brano, è molto delicata e, mi sembra, molto importante. La responsabilità di Eva sembra essere legata al suo sconfinamento in atteggiamenti maschilistici ingannevoli quanto pretenziosi (diventare “uguali” a Dio) che non sono lontani dalla pretesa tutta maschile di una torre di Babele che arrivi fino al cielo: spirito di conquista opposto alla fede che è invece accoglienza! L’invito , anzi il comando, è di non “lasciarsi sedurre” da quello che caratterizza l’istinto maschile. Ed è in questa prospettiva che viene esaltata la condizione opposta, e cioè la fecondità e la generazione della vita: dare vita come opposizione radicale al dare la morte. Una fecondità che ha la sua bellezza e la sua potenza “nella fede, nella carità e nella santificazione, con saggezza” (ver.15). Ma questo è ciò che è chiesto a tutta la comunità credente, donne e uomini. Qui sta il primato sapienziale e la grande autorevolezza del “femminile” nella comunità cristiana. E’ questo che deve caratterizzarla e guidarla.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nel v.4 Paolo ci rivelava una grande realtà: quello che Dio vuole è la salvezza di tutti. Noi, che ci poniamo spesso dubbiosi la domanda “Ma quale sarà la volontà di Dio?”, abbiamo qui una risposta chiara e certa: gli sia a cuore ogni persona, vuole tutti salvi. Uomini e donne, mariti e mogli…: tutti siamo partecipi della “vita eterna” in Gesù. – La “sottomissione” delle donne è una dato di fatto: se pensiamo alla condizione della donna in Africa, in Asia…, e alla violenza che subisce nei nostri Paesi civili, sembra piuttosto urgente che tale condizione cambi, sia capovolta. Allora ci potranno essere “silenzio” e “tranquillità”. – Le donne condividono un aspetto speciale di Dio: egli è datore di vita, vivente e vivificante. Così le nostre mamme, tutte le mamme creano in se stesse e donano la vita.