Iniziamo oggi, 13 Aprile 2015, la lectio della prima lettera di san Paolo a Timoteo. E’ possibile consultare testi, introduzioni e commenti andando alla pagina 1 Timoteo del nostro archivio.
1Timoteo 1
1Paolo, apostolo di Cristo Gesù per comando di Dio nostro salvatore e di Cristo Gesù nostra speranza, 2a Timòteo, vero figlio mio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro.
3Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere a Èfeso perché tu ordinassi a taluni di non insegnare dottrine diverse 4e di non aderire a favole e a genealogie interminabili, le quali sono più adatte a vane discussioni che non al disegno di Dio, che si attua nella fede. 5Lo scopo del comando è però la carità, che nasce da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. 6Deviando da questa linea, alcuni si sono perduti in discorsi senza senso, 7pretendendo di essere dottori della Legge, mentre non capiscono né quello che dicono né ciò di cui sono tanto sicuri.
Desidero con voi ricordare e sottolineare la meraviglia stupenda e tremenda di questo consegnarsi di Dio alla nostra storia, alle nostre persone, con tutti i nostri limiti, difetti e peccati. Oggi inizia per noi l’ascolto di questa Lettera di Paolo: è Dio che in essa ci parla! E ci parla oggi! E parla a me, a te e a tutti noi che l’ascoltiamo. Quello che sta accadendo non è tanto e non è solamente il fatto che noi “leggiamo” queste parole, ma piuttosto che Dio ci parla e noi riceviamo il dono di poterlo ascoltare. In certo senso questa Parola s’incarna nella nostra storia e nella nostra vita. Siamo dunque visitati, introdotti e coinvolti nell’ “avvenimento” della Parola di Dio. La nostra “preghiera” è quindi l’evento nel quale il Signore ci parla e noi, oggi, e nel luogo in cui ci troviamo, noi come siamo, lo ascoltiamo. Ascoltiamo Lui che ci parla! La Parola di Paolo è Parola di Dio, e Timoteo che l’ascolta lo fa anche per noi, nelle concrete situazioni nella quali ci troviamo. Come sempre, scusate il mio balbettare, ma desidero dirvi come avverto e vivo il nostro ascoltare insieme questa parola del Signore come evento di portata divina!
Paolo è “apostolo di Cristo Gesù”, cioè è mandato a noi oggi con questa Parola, e lo è “per comando di Dio nostro salvatore e di Cristo Gesù nostra speranza” (ver.1)! Con Timoteo, e come lui, l’ascoltiamo. E il dono della Parola è sempre un evento di generazione: per questo Paolo dice di Timoteo il suo essere “vero figlio mio nella fede”. E anche noi veniamo “generati” da questa Parola e in questa Parola. Tale “generazione” è il triplice regalo-evento della fede: è “grazia, misericordia e pace” (ver.2) da parte di Dio e di Cristo Gesù Signore nostro per ciascuno di noi. Grazie, Signore!
Il compito che Paolo ha affidato a Timoteo è la custodia della fede, preservandola da “dottrine diverse” (ver.3), che sono inutili e pericolose deviazioni dal messaggio essenziale del “disegno di Dio che si attua nella fede”. La fede, prima di essere “la nostra fede”, e cioè la concreta e diretta esperienza di essa, è il “disegno di Dio” che così vuole e dona Se stesso a noi nel dono della fede: Parola ascoltata e accolta! Dove il dono divino è la Parola ed è anche il nostro accogliere quella Parola.
La fede fiorisce e si attua nella carità. Sembra che Paolo voglia dirci che la carità è l’evento e il frutto della fede. Tale carità viene celebrata e vissuta da noi, e nasce “da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera” (ver.5): tutte realtà che non avremmo, se non le avessimo ricevute. Non merito nostro, ma semplicemente dono di Dio. Timoteo ha il compito di difenderci e salvaguardarci da “discorsi senza senso” fatti da pretesi dottori della Legge, che “non capiscono né quello che dicono né ciò di cui sono tanto sicuri” (ver.7).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Noto nei primi due versetti delle particolarità significative. Il titolo di “salvatore” è attribuito a Dio, invece che a Gesù: lui, il nostro Padre, è colui che ci ama e ci salva. Poi la formula abituale di Paolo, “grazia e pace…”, viene qui arricchita dalla “misericordia”: ecco come ci salva il Padre, con le sue “viscere di misericordia”, con la sua compassione per noi “miseri”… Il termine “grazia” si può dire che riassuma tutto nel dono gratuito che ci viene fatto: amore e comunione. Infine il termine “pace”: esso corrisponde all’ebraico Shalom che dice ben più della nostra pace; è augurio di felicità, serenità, pienezza divina. E’ l’augurio pasquale del Signore risorto.
Mi è parso importante l’invito rivolto da Paolo a “rimanere a Efeso”, a rimanere a casa, a custodire il prezioso dono della parola nella quotidianità della nostra vita. Questa amorosa e prudente custodia, anche esercitata gli uni per gli altri, ci permette di accogliere come dono il disegno di Dio che si compie nella fede tutti i giorni, un po’ alla volta, in noi, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità. Da qui, dalla parola ricevuta ogni giorno nasce la carità che è il fine di tutto, che sempre riceviamo come “grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro”.