1Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita -2 la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -,3quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perchè anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. 4Queste cose vi scriviamo, perchè la nostra gioia sia piena.
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Sono talmente impaurito dallo scrivere qualche parola su questa divina Parola, da essere esposto al non averne voglia. Confido nel vostro affetto e nella vostra preghiera, e forse soprattutto nella vostra pazienza. Vi è chiaro in ogni modo che le parole che vi scriverò, e che non fossero del tutto sbagliate, sono in ogni modo un piccolo sassolino rispetto a tutto quello che la Parola di questa Lettera potrebbe suggerire a chi l’ascoltasse con quella fede e quella sapienza che io non ho. E non crediate retorica, vi prego, questa premessa.
Giovanni non ha alcun dubbio sulla verità assoluta e profonda della sua esperienza di fede in Gesù Cristo. Con audacia che potrebbe sembrare quasi temeraria parla di questa esperienza con verbi di assoluta concretezza: “..abbiamo udito..abbiamo veduto con i nostri occhi..contemplammo..le nostre mani toccarono..”; quest’ ultimo verbo è addirittura più esplicito e “fisicistico”: “palpammo”! Dunque, da una parte la concreta realtà fisica del Signore, e dall’altra la potenza conoscitiva dei “sensi” (orecchi, occhi e mani!), hanno portato ad un contatto privilegiato con il “Verbo della vita”, cioè con Gesù, Figlio dell’uomo e Figlio di Dio!
Al ver.2 il “Verbo della vita” diventa semplicemente “la vita”, che è da intendersi come la vita stessa di Dio. Ebbene, la vita divina, nella persona fisica di Gesù e attraverso i sensi umani, Giovanni dichiara di averla veduta, e di ciò egli dà testimonianza e l’annuncia. E a questo pounto, al ver.3, egli compie un altro passo decisivo, affermando che, attraverso la testimonianza e l’annuncio, quell’esperienza assolutamente privilegiata di incontro e di conoscenza – “..la vita eterna che era presso il Padre e che si manifestò a noi” – diventa esperienza nostra per la “comunione” che testimonianza e annuncio creano tra Giovanni e noi: “..perchè anche voi siate in comunione con noi”. Entrando in comunione con Giovanni, entriamo nella comunione che Giovanni ha “con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo”, come ascoltiamo ancora dal ver.3.
Mi vien da dire: che bellezza!! Giovanni dice meglio al ver.4: “Queste cose vi scriviamo, perchè la nostra gioia sia piena”. “Nostra” di chi? Di Giovanni e di noi! La testimonianza e l’annuncio sono il grembo della gioia! Da Giovanni, per una lunga catena di testimoni annunciatori, arriva a noi questa mattina! Perchè la testimonianza e l’annuncio non vengono dal “libro stampato”, ma dall’avvenimento di questa Parola che, testimoniata e annunciata, giunge anche a noi: a ciasuno di noi e a noi tutti insieme.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ecco una realtà fondamentale, ma da noi (“veterani”) trascurata: l’esperienza del Signore Gesù, l’esperienza di Dio. Ci siamo preoccupati della dottrina, dei contenuti della fede, molto meno di far fare l’esperienza del Padre. Dice p. Maggi: Se chiedete a un credente quando è stata l’ultima volta che ha fatto esperienza di Dio, normalmente non sa cosa rispondervi…, pensa e ripensa, non sa… – Per noi che rileggiamo la lettera di Giovanni, è adesso il momento: esperimentare la comunione con un Padre amorevole e con il Figlio suo, nostro fratello in tutto… E’ l’occasione per far rifiorire quella “gioia piena”.