17 Fuori di questi casi, ciascuno – come il Signore gli ha assegnato – continui a vivere come era quando Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le Chiese. 18 Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato chiamato quando non era circonciso? Non si faccia circoncidere! 19 La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta invece l’osservanza dei comandamenti di Dio. 20 Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato. 21 Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; anche se puoi diventare libero, approfitta piuttosto della tua condizione! 22 Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore è un uomo libero, a servizio del Signore! Allo stesso modo chi è stato chiamato da libero è schiavo di Cristo. 23 Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini! 24 Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato.
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Mi sembra molto importante l’inizio del nostro brano: “Fuori di questi casi…”, che si riferisce alle indicazioni, assolute quelle che vengono dal Signore e più relative , ma ugualmente di grande importanza quelle che l’Apostolo ha dato lui stesso. Sono quelle che definiscono la “nuzialità” di ogni esistenza cristiana, cioè il mistero di comunione con Dio che si manifesta nella realtà comunionale della vita di ciascuno. Per il resto, e proprio per il rilievo assoluto ed esigente del primato della comunione d’amore, ogni condizione della vita è “adatta” a celebrare il mistero di Gesù! E quindi, proprio per questo, invita a non “confondere” la conversione a Lui con condizioni di vita che potessero sembrare più coerenti o addirittura necessarie alla vita nuova donata dal Signore. Così mi sembra il significato dell’affermazione del ver.17: “ Ciascuno continui a vivere come era quando Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le Chiese”. E così è nell’affermazione che “la circoncisione non conta nulla, e la circoncisione non conta nulla” (ver.19).
Su questo Paolo propone atteggiamenti cui non siamo abituati, né, probabilmente, pronti. Per noi è istintivo pensare che la “conversione” sia anche un necessario cambiamento del volto della propria vita. Invece, ci viene ricordato che la conversione fondamentale è quella del cuore. Tale conversione è il modo nuovo, lo sguardo nuovo con il quale tutto viene interpretato e vissuto. E c’è di più! Il rimanere nella condizione nella quale cui si trovava quando il Signore ha chiamato, vuol dire custodire la speranza nel cuore di chi, trovandosi nella stessa condizione, può sperare di non essere escluso dal dono di Dio.
Al ver.19, dice che quello che conta è “ l’osservanza dei comandamenti”. Questa “osservanza” deve essere considerata secondo il significato del verbo reso in italiano con l’”osservare”, che vuol dire custodire, vivere immersi nella Parola che ci viene donata. Questo non porta a verificare che siamo nel “giusto”, ma se mai al contrario, e cioè che sempre abbiamo bisogno di essere salvati e di convertirci. Dunque, il tema che percorre tutto il nostro testo è il chiedersi in che modo il Vangelo possa essere annunciato e testimoniato a tutte le condizioni della vita umana. Se qualcuno a priori viene escluso da questo, perchè la sua condizione è “sbagliata”, si chiude anche la speranza del dono del Vangelo. Esempio di tutto questo è, ai vers.21-22, l’esempio del “libero” e dello “schiavo”, dove con audacia straordinaria Paolo mostra come il “libero” debba farsi “schiavo”, e lo schiavo debba essere libero, pena il farsi “schiavi degli uomini”, impedendo quello che solo al Signore è possibile, perché solo Lui può fare nuove tutte le cose.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quell’inciso (“come il Signore ha assegnato a ciascuno”, v.17) ci dice che nulla è casuale, la condizione di ognuno non dipende solo da circostanze fortuite: è il Signore che assegna, attribuisce… e chiama. Questi versetti danno un grande senso di libertà: qualunque sia il nostro stato attuale, l’essenziale è custodire nella nostra vita i comandamenti, la Parola e immedesimarci nel ruolo di “schiavi di Cristo”, “comprati a prezzo” e quindi appartenenti a Lui. Mi pare affermata qui anche la bellezza del rispetto delle persone: ogni condizione e impostazione di vita è valida per “servire il Signore”.