20 Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. 21 Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. 22 Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. 23 Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. 24 Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
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Quell’ “invece” del ver.20 è importante perché vuole fortemente sottolineare che tutto è veramente cambiato a motivo di Gesù e della sua Pasqua. L’affermazione “Cristo è risorto dai morti” dice che quell’ “ora” che apre il nostro testo di oggi è veramente una realtà solo apparentemente simile a quella del tempo precedente. Bisogna parlare di nuova creazione in senso forte. E questa novità assoluta nasce dalla persona di Gesù, che viene chiamato, qui e al ver.23, “primizia”. Il termine è molto importante perché significa non solo il dato “temporale” al quale segue tutta la realtà fatta nuova da Lui, ma, secondo la grande tradizione ebraica, implica il dato sacrificale delle vittime offerte a Dio: le primizie che venivano offerte, e tra esse il “primogenito” offerto e consacrato al Signore come segno e memoria dell’agnello sacrificato nella pasqua. Gesù è la pienezza di questo duplice volto della “primizia”! Quindi, “coloro che sono morti” non sono solo quelli che morti fisicamente, con Lui e dopo di Lui risorgeranno, ma la loro stessa morte acquista la sostanza nuova dell’offerta sacrificale: con Lui moriamo e con Lui risuscitiamo.
Questa è la sublime avventura dell’umanità, collocata tra due “uomini”: per il primo è venuta la morte e per mezzo dell’ultimo la risurrezione dei morti. E’ meglio tenere il testo alla lettera: “Perché infatti per mezzo di un uomo la morte, e per mezzo di un uomo la risurrezione dei morti”. Così il ver.21, che il ver.22 sviluppa e svolge: “come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti saranno vivificati”. Così, alla lettera.
Il termine che al ver.23 viene reso con “posto”, indica un ordine e anche una successione temporale. Nel testo originale non c’è quel “prima” Cristo, ma semplicemente “primizia Cristo”. Quel, “poi, alla sua venuta” dice la risurrezione universale dei corpi. S.Francesco e tutti gli altri sono risorti, sono nel Signore risorto, e alla fine riceveranno anche la risurrezione del corpo, così come il Signore risorto verrà in tutta la sua luminosa gloria. “Poi sarà la fine” (ver.24), sarà la pienezza e l’esito ultimo della “missione” del Figlio: la consegna del regno a Dio Padre. Questo avverrà quando Egli avrà definitivamente “ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza”. Questi tre termini indicano le grandi “potenze spirituali” negative che dominano la storia umana e che sono la base e la forza delle grandi signorie della ricchezza, del potere, della violenza…le grandi potenze del Male e della Morte. Il tempo finale è anche il tempo della grande battaglia finale, che Gesù ha già vinto con la sua Pasqua, e che deve compiersi in quest’ultima ora della storia. Qui si avvierebbe un discorso decisivo e tremendo, quello appunto del mistero del Male e della Morte. Ma per fortuna la lettera del nostro testo non esige questo. E noi ne approfittiamo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche noi, con Gesù e dopo di lui, saremo primizia: come il covone di grano offerto nel tempio di Gerusalemme, primo di tutto il raccolto e offerta al Signore. Anche la nostra vita, quando sarà il momento di “addormentarci”, sarà offerta, donata, non persa. E come sarà la risurrezione dei nostri corpi? Non siamo in grado di dirlo; ricordo però un professore della Gregoriana che diceva: Può un artista essere felice nell’eternità senza le sue opere o un pittore senza i suoi quadri? Le nostre cose saranno con noi, la nostra persona avrà tutte le sue componenti… Come dice la Scrittura: “Le loro opere li accompagneranno”.