12 Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? 13 Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! 14 Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. 15 Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. 16 Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; 17 ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. 18 Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. 19 Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Seleziona Pagina
Mi sembra importante accogliere la Parola di oggi non come una riflessione sul futuro, ma come annuncio della vita nuova che Dio dona all’umanità con la risurrezione di Gesù. Infatti chi ritiene che “non vi è risurrezione dei morti” (ver.12) deve ora risorgere dalla sua condizione di morte. Vediamo come questo viene annunciato oggi.
Il ver.13 sembra fare un’osservazione “capovolta”: sembrerebbe più logico dire che se Cristo non è risorto non vi è risurrezione dei morti, in quanto è in Lui e con Lui che si apre questa condizione per tutti noi. Ma il senso di questa affermazione sembra essere piuttosto che la nostra conoscenza della risurrezione di Cristo è legata all’esperienza che noi già ora facciamo della nostra risurrezione! Il significato e la portata della risurrezione, infatti, non riguarda solo un evento e una condizione “dopo la morte”, ma è il volto profondo della vita nuova che Egli ci ha donato. Per questo, bisogna considerare con molta attenzione l’affermazione del ver.18: “Se Cristo non é risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati”. Invece, noi siamo tutti dei “risorti da morte”. Il Battesimo è l’evento di morte e risurrezione che ha inaugurato la vita nuova nella quale il Signore incessantemente ci chiama e ci porta dalla morte alla vita donandoci la sua vita: dall’inimicizia alla pace, dalla solitudine alla comunione, dal conflitto alla riconciliazione, …..la nostra stessa vicenda di poveri peccatori è l’esperienza quotidiana della nostra “risurrezione” dal male e dalla morte alla vita nuova in Lui. Tutta la vita cristiana è esperienza della Pasqua di Gesù in noi.
Se non è così, “se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. Ma noi, sia nella nostra vita personale, sia nell’interpretazione di tutti i grandi eventi, sperimentiamo la potenza divina della risurrezione. Per questo la nostra vita è chiamata ad essere un perenne rendimento di grazie al Signore che ci ha salvati, ci ha liberati, e incessantemente opera in noi la salvezza dal male e dalla morte. Qui ci sarebbe da fare un discorso molto impegnativo su come il pensiero cristiano sia stato contaminato da pensieri e da interpretazioni che l’hanno allontanato da questo primato assoluto della risurrezione. Lo schema di pensiero corpo-anima che prevede il corpo mortale e l’anima immortale attenua e vanifica la centralità della “risurrezione” come salvezza, liberazione e vita nuova. Nel nostro orizzonte di fede e di pensiero, tanto per fare un esempio, chi si sposa viene salvato e liberato dalla sua solitudine mortale e viene immerso – come nel dono battesimale – nella vita nuova nella quale la persona che nel matrimonio Dio regala è il segno del Signore che ci ha liberati e ci ha posti in comunione con Lui.
L’affermazione drammatica del ver.19 – “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” – ci lascia sul baratro di un impossibile che è la vittoria sulla morte. Se la morte è inevitabile, perché pensare che anche la nostra vita attuale debba essere radicalmente nuova? Invece, la risurrezione di Gesù e la nostra risurrezione in Lui ci colloca nella responsabilità di accogliere e custodire e lasciar fiorire questa vita nuova che si lascia la morte alle spalle a cammina verso la pienezza della vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Se Cristo non è risorto, è vana la nostra fede. Ma della sua risurrezione noi siamo certi, grazie ai testimoni elencati nei versetti precedenti e grazie alla nostra personale esperienza, cui fa riferimento don Giovanni. L’esperienza di essere amati, circondati da persone che ci vogliono bene… e oggetto delle cure del Padre… Siamo così già immersi nella vita nuova e nella risurrezione, senza dover aspettare l’altra vita. Paolo, infatti, non parla al futuro quando dice ai credenti: Siete risorti con Cristo e con lui siete assisi nei cieli.