Come in tutte le comunità dei santi, 34 le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la Legge. 35 Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
36 Da voi, forse, è partita la parola di Dio? O è giunta soltanto a voi? 37 Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto vi scrivo è comando del Signore. 38 Se qualcuno non lo riconosce, neppure lui viene riconosciuto. 39 Dunque, fratelli miei, desiderate intensamente la profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo. 40 Tutto però avvenga decorosamente e con ordine.
1Corinzi 14,34-40

Oggi più che mai vi chiedo di non fidarvi di quello che scrivo. Devo confessare che mi sono abbastanza divertito nel trovare legami, corrispondenze, richiami e allusioni che mi hanno portato verso considerazioni e conclusioni che mi hanno fatto piacere (bella garanzia di averci preso!!…roba da matti).
Mi ha attirato il fatto che alle donne siano date disposizioni che richiamano e citano che l’Apostolo ha dato nei versetti precedenti e che qui riprende alla fine di questo capitolo. Per questo, i vers.34-35 sembrano un chiarimento importante di quello che è stato già esposto e che verrà ripreso nel brano di oggi ai vers.36-40.
In questa prospettiva le donne che devono stare “sottomesse” richiamano la disposizione data al ver.32 dove, con lo stesso verbo veniva detto che “le ispirazioni dei profeti sono “sottomesse” ai profeti”, e il tacere delle donne in questo stesso versetto riprende il verbo che abbiamo incontrato ai vers.28 e 30 dove viene impedito a chi ha la glossolalia di parlare se manca chi interpreta (ver.28), e viene chiesto di tacere se bisogno far parlare uno che “riceve una rivelazione” (ver.30). Mi sembra quindi che alle donne venga forse impedito di parlare in lingue. Così io leggerei la disposizione di “tacere” (le lingue”), e venga chiesto di vegliare alla verità e all’importanza della profezia con la “sottomissione” alla Parola.
In questo orizzonte mi sembra di grande spessore il tono di rimprovero del ver.36: “Da voi, forse, è partita la parola di Dio? O è giunta soltanto a voi?”, che allora sembra detta soprattutto per i “maschietti” che corrono il rischio di impadronirsi della Parola che non è loro ma è di Dio! I vers.37-38 sembrano voler richiamare con severità all’obbedienza ( i “maschietti”?) alla parola di Paolo riconoscendo che quanto lui scrive loro “è comando del Signore”, e “se qualcuno non lo riconosce, neppure lui viene riconosciuto”.
Al ver.39 ricompare il verbo che abbiamo già incontrato per sottolineare quello che veramente è importante e desiderabile. Se è così, le donne sono chiamate a difendere il dono della profezia nei confronti di un “dono delle lingue” che non deve essere impedito, purchè tutto “avvenga decorosamente e con ordine”, dove il “decorosamente” è termine che abbiamo incontrato in 1Co.12,23 dove si diceva del “maggior rispetto” con cui circondare le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli (le donne?, o forse le donne sono quelle che in 12,24 quelle “membra decenti che non hanno bisogno di attenzioni speciali?). E anche l’espressione “con ordine” è della stessa radice del verbo della sottomissione. Fine del “divertimento” e …tutto forse da stracciare. Dico però che i tentativi di spiegare questo insegnamento sulle donne da parte degli esperti in genere non mi piace perché cerca soluzioni e accomodamenti con argomenti storico-culturali. A me pare più opportuno capire las Parola senza uscire da essa. Spiegarsi la Parola con la Parola.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
Non sono in grado di addentrarmi in questi difficili versetti. Quanto alle donne, mi piace sottolineare quello che diceva Paolo pochi versetti prima: “Ogni donna che prega e profetizza…”(11,5). Quindi egli sa e dà per scontato che, “nelle comunità dei santi”(v.33), le donne hanno parte attiva nella preghiera e godono dei doni dello Spirito, in particolare del dono della profezia, analogamente ai credenti uomini. Nei versetti odierni poi trovo bella l’affermazione: “Se vogliono imparare qualcosa, interroghino a casa i loro mariti”(v.35). Nella comunità familiare, la donna – forse più umile, ma anche più “curiosa” e desiderosa di sapere e capire, come accade anche oggi – pone un problema, cerca un chiarimento… e il marito, a sua volta, è indotto a riflettere, ad approfondire e imparare, come si verifica in ogni dialogo.