1 Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo. 2 Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. 3 Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio. 4 Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. 5 Ma ogni donna che prega o profetizza a capo scoperto, manca di riguardo al proprio capo, perché è come se fosse rasata. 6 Se dunque una donna non vuole coprirsi, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
7 L’uomo non deve coprirsi il capo, perché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. 8 E infatti non è l’uomo che deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; 9 né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. 10 Per questo la donna deve avere sul capo un segno di autorità a motivo degli angeli. 11 Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna. 12 Come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. 13 Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna preghi Dio col capo scoperto? 14 Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, 15 mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La lunga capigliatura le è stata data a modo di velo. 16 Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.
1Corinzi 11,1-16

Siccome faccio fatica ad entrare nella Parola che oggi riceviamo e celebriamo, propongo una sua “lettura” del tutto “provvisoria”, in attesa di vostri suggerimenti che vorrei comunicare a tutti.
Provo a dire così: la relazione tra il Cristo e Dio Padre è significata e manifestata nella relazione tra la donna e l’uomo. Quando al ver.3 si dice che “di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo” mi sembra si chieda all’uomo e alla donna di accogliere e di manifestare la signoria di Gesù come Colui che rivela Dio nella comunione d’amore e nell’obbedienza del Figlio al Padre. Non si può parlare di Dio se non nella relazione tra il Padre e il Figlio; altrimenti si naufraga in una concezione di Dio come solitudine e non come comunione d’amore: tale sarebbe Dio senza la relazione essenziale tra il Padre e il Figlio.
Al ver.7 si dice che l’uomo “è immagine e gloria di Dio”; e la donna “è gloria dell’uomo”. Che cosa vuol dire “essere gloria”? Significa che chi glorifica è la rivelazione essenziale di chi viene da lui glorificato. L’uomo glorifica Dio nella sua relazione essenziale con la donna. L’uomo senza la donna non darebbe gloria a Dio ,perché non lo rivelerebbe e non lo testimonierebbe come Dio nella comunione del Padre e del Figlio nello Spirito dell’Amore. La donna sta all’uomo come il Figlio sta al Padre, come rivelazione essenziale di Dio Amore. Tale comunione-relazione tra il Cristo e il Padre è comunione-relazione di obbedienza del Figlio al Padre. Su questo poggia l’affermazione dell’obbedienza della donna all’uomo.
Il ver.11 proclama infine la relazione “necessaria”: “Nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna”. Nessuno può “essere” senza l’altro. Per questo, infine, la relazione non potrà essere che di reciprocità: “Come infatti la donna deriva dall’uomo (Genesi 2,18-25), così l’uomo ha vita dalla donna”, e l’affermazione “necessaria”: “tutto poi proviene da Dio”.
Ho lasciato da parte tutto il tema-problema delle capigliature. Forse vuol dire che la diversità delle fogge, esprime la diversità-complementarietà della relazione tra l’uomo e la donna, immagine della relazione tra Dio Padre e il Figlio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Voglio che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio.
Secondo il mio pensiero, è molto evidente una gerarchia, ma non forzata, una gerarchia data dall’ordine divino, Dio ha creato l’uomo e dall’uomo la donna come aiuto, ora se dovessi applicare questa parola a noi con il quale oggi ci confrontiamo con essa direi che è molto evidente ciò che Paolo voleva dire allora, o meglio, l’uomo in quanto tale è di Cristo, e questo è il primo passo, poi la donna è dell’uomo o meglio uniti riflettono Dio, cosa questa stravolta, basta vedere la crisi di identità dilagante nella nostra società, la donna vuole essere sempre più uomo e viceversa, invece l’ordine divino ha creato tutto con amore e sapienza, l’uomo, poi la donna, uniti in una complementarietà arrivano a Dio, e questa crisi oggi si avverte proprio perchè l’uomo ha abbandonato Cristo, infatti dice di ogni uomo il capo è Cristo, abbandonando Cristo è una catena, la donna non appartiene più all’uomo e capo della donna è l’uomo, (non in senso di possesso) ma di amorevole unione e cosi oggi siamo nel caos, ma la consolazione è che Dio è capo di Cristo, e Gesù è l’unico che non ha abbandonato l’ordine divino, anzi lo ha riconciliato anche per noi attraverso la sua passione, morte e resurrezione, infine poi in questo stravolgimento di ruoli non è da meno una chiesa maschilista, invece la Chiesa di Dio è unione…
Penso che Paolo, scrivendo o dettando la pagina odierna, avesse ben presente il racconto della Genesi, cap.2. Lì la donna appare come ordinata all’uomo, il quale non potrebbe vivere solo e ha bisogno di un “aiuto uguale a lui”. Essere ordinata non vuol dire essere subordinata. Per questo i versetti determinanti mi sembrano quelli che dicono: “Nel Signore (o “davanti al Signore”, TOB), né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna. Come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio”(vv.11-12). Uomo e donna sono entrabi ordinati a Cristo, e Cristo è ordinato a Dio, o – come dice altrove Paolo – “tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Ci sarebbero tanti punti da chiarire…, ma mi sia permessa un’osservazione profana: Paolo sa e riconosce che “è una gloria per la donna lasciarsi crescere (i capelli)”(v.15): “la lunga capigliatura” è un elemento di quella bellezza e di quel fascino che le donne hanno avuto in dono.