13 Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi in modo virile, siate forti. 14 Tutto si faccia tra voi nella carità. 15 Una raccomandazione ancora, fratelli: conoscete la famiglia di Stefanàs. Furono i primi credenti dell’Acaia e hanno dedicato se stessi a servizio dei santi. 16 Siate anche voi sottomessi verso costoro e verso quanti collaborano e si affaticano con loro. 17 Io mi rallegro della visita di Stefanàs, di Fortunato e di Acàico, i quali hanno supplito alla vostra assenza: 18 hanno allietato il mio spirito e allieteranno anche il vostro. Apprezzate persone come queste.
19 Le Chiese dell’Asia vi salutano. Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa. 20 Vi salutano tutti i fratelli. Salutatevi a vicenda con il bacio santo.
21 Il saluto è di mia mano, di Paolo. 22 Se qualcuno non ama il Signore, sia anàtema! Maràna tha!
23 La grazia del Signore Gesù sia con voi. 24 Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!
1Corinzi 16,13-24

Considero il ver.14 apice e sintesi di tutte le indicazioni che l’Apostolo ha dato in questa lettera: “Tutto si faccia tra voi nella carità”! Perciò, anche le prime raccomandazioni, al ver.13, – “saldi..in modo virile…forti” – mi sembrano tutte modi e vie della carità. L’amore resta il riferimento e il filtro di tutta la vita cristiana. Anche la cosa più giusta o la vicenda più intricata per capire ciò che è giusto, tutto ha nell’amore il suo metro e la sua direzione.
Questo è il senso della raccomandazione del rapporto da intrattenere nei confronti di Stefanas e della sua famiglia, come di Fortunato e di Acaico. Sono persone che “hanno dedicato se stessi…” (ver.15), cioè hanno offerto se stessi, si sono sottomessi “al servizio dei santi”. E’ bene che i Corinti siano a loro volta “sottomessi verso costoro e verso quanti collaborano e si affaticano con loro”. E’ molto interessante questo invito ad una sottomissione privilegiata nei confronti di persone a loro volta sottomesse ad una grande diaconia di carità! Questo è il cuore e il volto di una vera comunità cristiana che celebra nella sua vita l’amore di Dio. Sono un po’ incerto per l’espressione del ver.17 : “… hanno supplito alla vostra assenza”, perché potrebbe significare anche che la sovrabbondanza (di amore) di queste persone hanno supplito alla minore concordia e carità dei Corinti, per come abbiamo ascoltato in questa Lettera.
Alla fine, i saluti. Nella vita cristiana il saluto non è solo un segno di commiato o di accoglienza, ma è sempre anche e soprattutto comunicazione di un dono, scambio di segni d’amore. Fino a “Salutatevi a vicenda con il bacio santo”. Illich dice che si tratta di una “conspiratio”, che non é una cospirazione, ma è il “respirare insieme”. Per questo, il bacio era bocca a bocca, che forse è un po’ troppo (?), ma che in ogni modo vuole enfatizzare il significato e la portata del saluto.
I vers.21-24 sono forse parole scritte di pugno da Paolo, mentre le lettere le scrivono i suoi “assistenti”. E’ una specie di autenticazione di tutto quello scritto prima. La sintesi proposta da Paolo è ancora l’amore. Se uno non ama, è proprio “fuori”! L’amore è quello che si raccoglie tutto nell’attesa amante del ritorno del Signore Gesù: “Maràna tha, Signore vieni!” Questa è “la grazia del Signore Gesù” (ver.23), cioè il regalo più bello che il Signore ci ha fatto. E Paolo si raccoglie e si dona ai Corinti così: “Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù” (ver.24). E, alla fine di questa camminata insieme in 1Corinti, noi “rendiamo grazie a Dio”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sottolineo, nel v.13, quel “comportatevi in modo virile”, che può essere inteso come “giungete a essere uomini”, siate uomini… L’uomo è al centro del messaggio di Gesù, “Figlio dell’uomo”, e delle preoccupazioni del Padre. Il modello proposto non è quello della “spiritualità” ma quello dell'”umanità”… – Si potrebbe vedere una conferma di ciò nel servizio reso ai santi da Stefanàs e dalla sua famiglia. Costoro infatti, oltre alle normali funzioni che svolgono, riescono ad allietare, a dare serenità e nuove energie a Paolo e agli altri membri della comunità. – Mi colpisce, infine, quel “bacio santo”: un bacio, una delle più belle e comuni espressioni di affetto, definito “santo” non perché spogliato delle componenti di desiderio o di passionalità, ma perché scambiato tra i “santi”, i credenti nell’amore di Gesù e del Padre. – Maràna tha! Come dicono le note, Mara è termine aramaico che significa “Signore”. Vieni, Signore Gesù!