1Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli che vivono come stranieri, dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadòcia, nell’Asia e nella Bitinia, scelti 2secondo il piano stabilito da Dio Padre, mediante lo Spirito che santifica, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi dal suo sangue: a voi grazia e pace in abbondanza.
1 Pietro 1,1-2

Con poche parole molto intense, difficili da rendere con “eleganza” in italiano, Pietro ci dà una descrizione ricca e affascinante della condizione cristiana. Descrizione che quindi riguarda anche noi oggi, pur nella diversità enorme di tempi, luoghi e condizioni.
La prima attribuzione, resa nel nostro testo con il termine “fedeli”, è piuttosto quella che individua i cristiani come “eletti”. Misteriosamente scelti da Dio, ripensiamo alla nostra condizione come meno collegata a tradizioni famigliari, o etniche, o ideologiche, ma appunto “eletti” dalla volontà di Dio! Ci troviamo quindi in una vicenda che possiamo solo ricevere, e ricevere solo da Dio! Mi sembra molto importante considerare con grande attenzione questo dato! Certo abbiamo molte preziose memorie di una storia ricca di persone e di eventi che ci hanno presi per mano, condotti e custoditi in questa vita cristiana, ma nel fondo più profondo dobbiamo arrivare alla conclusione che tutto questo viene da Dio. Magari possiamo pensare a tante altre persone che apparentemente hanno fatto una strada simile alla nostra e oggi non sono accanto a noi. Perché io, questa mattina, sono qui a scrivere due povere parole sui primi due versetti di 1Pietro, e tra poco scenderò a Messa? Alla fine devo entrare nel pensiero della volontà del Signore che mi ha portato fino a questa mattina!
Accanto a questo primo attributo della nostra condizione, eccone un secondo – e un terzo – che si presentano quasi di segno opposto. Accanto dunque al termine che dice la potenza della chiamata divina e della nostra comunione con Lui eccoci qualificati come “stranieri” – e forse meglio “pellegrini” – della “dispersione” nel Ponto, nella Galazia… Dunque una condizione di esilio e di estraneità! Proprio quella “elezione” divina ci fa stranieri, pellegrini e dispersi! Siamo come tutti gli altri, ma siamo anche del tutto diversi a motivo di quella chiamata, che è l’elezione, la chiamata alla fede.
Il ver.2 colloca tale elezione nel mistero stesso di Dio, Padre Figlio e Spirito Santo. Quella che viene qualificata nel nostro testo come “piano stabilito da Dio Padre” è, alla lettera “la prescienza di Dio Padre”. Dunque siamo in questa condizione “per la prescienza di Dio Padre”, e siamo nella “santificazione” operata dallo Spirito Santo, che ci orienta e ci immerge nell’obbedienza e Gesù e nel nostro essere immersi nel suo sacrificio d’amore. Per ora accontentiamoci di prendere atto di questi “titoli” e di questo “indice” di quello che , se Dio vorrà, ascolteremo nel seguito della Lettera. Coraggio! Non spaventiamoci, e stiamo insieme nella grazia, cioè nel dono di Dio, e nella grande pace che Egli ci dona.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Pietro: il Testadura (così Alberto Maggi interpreta il nome) si è finalmente convertito, nell’incontro con il Risorto sulla riva del Mare di Galilea e può definirsi “apostolo di Gesù Cristo”. Si rivolge agli eletti che sono nella diaspora: dovevano essere pochi di numero e sparsi nella vasta area dell’impero romano qui citata. Come noi che siamo “quattro gatti” (come dice a volte don Giovanni) e disseminati nel più vasto mondo globalizzato . Tutto comunque si svolge secondo il piano stabilito da Dio, al quale ci vogliamo affidare totalmente. Intanto, godiamoci “grazia e pace in abbondanza”: l’amore di Dio e la felicità interna che ci garantisce, non hanno limiti, se non posti da noi stessi. E’ richiesta l'”obbedienza a Cristo”, che si riassume in un unico simbolo: l’asciugamano della lavanda dei piedi.