12 Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome. 13 Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il Maligno. 14 Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre. Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno.
15 Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; 16 perché tutto quello che è nel mondo – la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non viene dal Padre, ma viene dal mondo. 17 E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
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I destinatari della Lettera di Giovanni hanno già ricevuto il dono del Signore. Mi piace pensare che abbiano in particolare ricevuto e accolto la memoria evangelica del quarto Evangelista. Sono dunque dei cristiani! L’evento della salvezza li ha raggiunti e coinvolti: “Vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome”. Tale è l’evento della salvezza! Tale è l’evento della fede: evento di salvezza, di liberazione e di inizio della vita nuova. Come è stato per i nostri padri ebrei quando Dio li ha liberati dalla schiavitù egiziana, così ora essi sono stati liberati dal male e dalla morte. Essendo evento di salvezza, esso ha il suo è principio nel Salvatore. Dunque, la fede è innanzi tutto dono di Dio! “In virtù del suo nome” (ver.12), cioè in virtù di Gesù e della sua potenza salvifica. Tale evento di salvezza che è il principio della vita nuova, accompagna tutto il cammino dell’esistenza cristiana, e la Lettera di Giovanni è il grande annuncio e la divina catechesi della vita cristiana.
Per questo, il verbo “avete conosciuto” dei vers.13 e 14 è molto importante perché descrive non solo e non tanto un dato conoscitivo, ma l’esperienza profonda di una vita nuova che coinvolge tutta la persona e tutta la sua esistenza. L’alternanza della Parola rivolta ai padri (vers.13-14) e ai giovani e ai figli (vers.13-14), ha probabilmente il senso di indicare e coinvolgere l’intera comunità, in tutte le sue età e in tutte le sue condizioni; età e condizioni che possono per questo incontrarsi e beneficarsi. E’ la stessa esperienza, vissuta nella diversità delle condizioni e dei tempi della vita. Una salvezza veramente per tutti! L’evento di salvezza viene descritto e ricordato sia come “conoscenza” “di colui che è da principio” e quindi “del Padre”, sia come vittoria sul Maligno, sul signore del Male. Ai giovani, in particolare viene detto: “Siete forti e la Parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno”. Sono tutti dentro la storia e l’attualità della vita nuova donata da Dio. Mi permetto di insistere sottolineando che si tratta quindi di una esperienza “nella storia”, nella concreta vicenda delle persone e di ogni persona. Non è una teoria o un codice etico fuori dal tempo e dalle circostanze e dalle età stesse della vita umana. Volgarizzando, si può dire che la fede “è qualcosa che succede!”.
Da qui, il grande precetto e il grande orientamento globale di questa vita nuova: “Non amate il mondo né le cose del mondo” (ver.15). Le note delle bibbie tendono ad affermare che quindi è duplice il significato, per Giovanni, del mondo: da una parte è il mondo creato e amato da Dio, e dall’altra è il mondo come “mondanità”, con tutte le sue ferite e i suoi vizi e le sue violenze e ingiustizie… Sempre di più però, a me piace non scollare troppo le due condizioni opposte tra loro , e quindi il mondo che non si deve amare e il mondo che si deve amare e che Dio per primo ha amato mandando il suo Figlio a salvarlo. Qui conviene dare uno sguardo al testo evangelico di Giovanni 3,16: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito …”. Amare il mondo con le sue idolatrie e le sue violenze è certamente la rovina della vita nuova che abbiamo ricevuto in dono. Ma è proprio questo mondo terribile quello che Dio ama e per il quale ha mandato il Figlio con la potenza del suo sacrificio d’amore. Proviamo a riflettere sulla affascinante delicatezza di questo passaggio.
Non si può ignorare la grande potenza negativa del mondo, e per questo Giovanni cita la concupiscenza della carne, e cioè l’istinto di possesso delle persone, del loro corpo e della loro vita, la concupiscenza degli occhi e cioè l’istinto di possessività di tutto quello che si vede, e la superbia della vita e cioè l’autoidolatria di una vita che edifica se stessa nell’orgoglio della propria autorealizzazione. Quel “mondo” “passa con la sua concupiscenza” (ver.17). “Ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno”. E Gesù è venuto ad annunciare e a consegnarci la sublime volontà del Padre, che ci porta non ad adorare il mondo, ma ad amare e a lasciarci coinvolgere nell’opera di salvezza del Figlio di Dio verso il mondo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Com’è la condizione dei giovani d’oggi? Davvero difficile, deprivati come sono del lavoro e di tante altre possibilità. Ai giovani Giovanni si rivolge, nel testo odierno, con una bella affermazione: ne riconosce la forza (quell’energia grande e talvolta travolgente che ben conosciamo); la parola di Dio – dice l’autore – in voi rimane (e i giovani si distinguono per la generosità con cui accolgono il Vangelo e lo vorrebbero attuato nella comunità senza mezze misure, senza compromessi); infine – afferma Giovanni – i giovani hanno vinto il male (qui ci sorprende, poiché noi siamo inclini a vederli come vittime del male piuttosto che come vincitori). – Padri e giovani, siamo tutti rasserenati dalle parole finali: “chi fa la volontà di Dio rimane in eterno”! “Fare la volontà di Dio” non è quella brutta frase che diciamo con amara rassegnazione quando le cose non ci vanno bene: “Sia fatta la volontà di Dio!”. La sua volontà è che tutti siamo salvi e viviamo felici, e per questo obiettivo chiede la nostra collaborazione.