1 Davide convocò tutti i comandanti d’Israele, i capi delle tribù e i comandanti delle varie classi al servizio del re, i comandanti di migliaia, i comandanti di centinaia, i sovrintendenti a tutti i beni e a tutto il bestiame del re e dei suoi figli, insieme con i cortigiani, i prodi e ogni soldato valoroso in Israele. 2 Davide si alzò in piedi e disse:
«Ascoltatemi, fratelli miei e popolo mio! Io avevo deciso di costruire una dimora stabile per l’arca dell’alleanza del Signore, per lo sgabello dei piedi del nostro Dio. Avevo fatto i preparativi per la costruzione, 3 ma Dio mi disse: “Non costruirai una casa al mio nome, perché tu sei stato un guerriero e hai versato sangue”. 4 Il Signore, Dio d’Israele, scelse me fra tutta la famiglia di mio padre, perché divenissi per sempre re su Israele; difatti egli si è scelto Giuda come capo, e fra la discendenza di Giuda ha scelto il casato di mio padre, e tra i figli di mio padre ha trovato compiacenza in me, per costituirmi re su tutto Israele. 5 Fra tutti i miei figli, poiché il Signore mi ha dato molti figli, ha scelto mio figlio Salomone per farlo sedere sul trono del regno del Signore su Israele. 6 Egli infatti mi ha detto: “Salomone, tuo figlio, costruirà la mia casa e i miei cortili, perché io mi sono scelto lui come figlio e io gli sarò padre. 7 Renderò saldo il suo regno per sempre, se egli persevererà nel compiere i miei comandi e le mie norme, come fa oggi”. 8 Ora, sotto gli occhi d’Israele, assemblea del Signore, e davanti al nostro Dio che ascolta, vi scongiuro: custodite e ricercate tutti i comandi del Signore, vostro Dio, perché possediate questa buona terra e la passiate in eredità ai vostri figli dopo di voi, per sempre.
1 Cronache 28,1-8

Mi pare si possa dire che la fede ebraica – e, speriamo, quella cristiana – non “sacralizza” mai niente e nessuno. Cioè, niente e nessuno è “sacro” in se stesso. Solo Dio è santo, e ogni elemento della storia d’Israele, ogni persona, ogni luogo e ogni evento acquista rilievo perché viene scelto, viene eletto da Dio. E non solo: tale elezione si comporta ed esige che l’elezione si confermata e sostenuta dalla “fedeltà”, cioè, concretamente, dal legame tra l’eletto e la Parola di Dio. Da qui deriva una conseguenza di grande rilievo, e cioè che, siccome solo Dio è “Santo”, tutta la realtà non risplende di luce propria, ma solo relativamente al rapporto con Dio. Per fare un esempio: il luogo e il tempio che verrà costruito sono certamente segni importanti della presenza e della potenza di Dio, ma non in se stessi. Anche il tempio sarà distrutto se e quando non sarà più un luogo dove si celebra e si custodisce la fedeltà al Signore.
Il ver.1 ci conferma di un altro dato importante della nostra fede, e cioè che, in certo senso, tutto è sempre di tutti. Quindi, anche nella Parola che oggi riceviamo dalla bontà di Dio, dove si sottolinea fortemente il fatto dell’elezione, come vedremo, tuttavia tutto si compie nella comunione di tutti. Ecco dunque il segno di questa grande convocazione, che noi conosciamo come implicante l’intero popolo, che non è spettatore passivo, ma protagonista della storia che Dio gli dona. Non c’è re e non c’è tempio che non siano anche di tutti e per tutti.
Davide raccoglie in sintesi tutta la vicenda di tale elezione divina, a partire dalla sua stessa storia, e dunque subito sottolineando anche il “limite” della sua stessa elezione. Come sappiamo, contrariamente al suo progetto, non sarà lui a costruire il tempio, perché nelle vicende della sua vita, pur positive, c’è un dato che glielo impedisce: “Tu sei stato un guerriero e hai versato sangue”(ver.3). I criteri di Dio non sono i nostri e il costruttore del tempio deve essere un uomo di pace. E’ esperienza di ogni credente essere consapevole del dono ricevuto e insieme essere consapevole di ciò che non gli è stato dato.
Dopo tale premessa, la memoria di Davide è quella di un succedersi di “elezioni”: Giuda ,tra i figli di Giacobbe e la sua tribù; il casato del padre di Davide tra le altre famiglie; e lui, Davide, tra tutti i suoi fratelli. L’elezione divina ora prosegue e tra i molti figli di Davide Dio elegge Salomone, con un’elezione di grande profondità che noi conosciamo nella persona di Gesù: “Io mi sono scelto lui come figlio, e gli sarò padre”(ver.6). Tuttavia, come notavamo prima, la stessa elezione di Salomone è legata alla sua fedeltà, e quindi alla sua viva comunione con Dio: “…se egli persevererà nel compiere i miei comandi e le mie norme, come fa oggi”(ver.7). E tale viva e profonda comunione con Dio è la condizione perché anche l’elezione di tutto il popolo sia custodita. Perciò Davide dice: “Vi scongiuro: custodite e ricercate tutti i comandi del Signore, vostro Dio, perché possediate questa buona terra e la passiate in eredità ai vostri figli, dopo di voi, per sempre”(ver.8).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ci troviamo davanti a una bella convocazione; al v.8 è chiamata “assemblea del Signore”… e possiamo pensare alla nostra “ecclesìa”, quella grande ma anche la nostra piccola assemblea domenicale. Qui, allora come oggi, c’è il Signore che, pur essendo Colui che “scruta tutti i cuori e conosce ogni intimo intento”(v.9), fa prima di tutto una cosa che non ci aspetteremmo: ascolta (“davanti al nostro Dio che ascolta”,v.8). Ed è un incontro, uno scambio fruttuoso, perché ci viene assicurato che “se lo cercherai, ti si farà trovare”(v.9). Il vecchio Davide, infermo e malfermo sulle gambe, si alza in piedi per l’importanza delle cose che dice. Guarda suo figlio Salomone, erede al regno, e gli raccomanda: “Sii forte e mettiti al lavoro!”(v.10).