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25 Gennaio 2004

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 

 

Luca 1,1-4; 4,14-21

1 Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

In quel tempo, 14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.

16 Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: «18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, 19 e predicare un anno di grazia del Signore».

20 Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 21 Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».

 

 

1) Poiché molti hanno posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi  tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi: in questo prologo del suo vangelo Luca sembra voler spiegare il metodo usato; considerando infatti i molti che prima di lui hanno tentato di scrivere qualcosa, afferma di aver operato con un impegno scrupoloso (ricerche accurate… su ogni circostanza fin dagli inizi). Non si tratta dunque di una trattazione di concetti, ma del racconto di avvenimenti.

2) e scriverne per te…, illustre Teofilo: lo scopo di questa memoria scritta è quello di rendere il discepolo consapevole della solidità degli insegnamenti ricevuti e quindi di confermarlo nella fede.

3) Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione: con un salto di tre capitoli ci troviamo ora in Galilea, dove Gesù è ritornato per svolgere il suo ministero, dopo aver ricevuto il Battesimo e lo Spirito Santo e aver soggiornato nel deserto, tentato dal demonio. La presenza potente dello Spirito Santo nella persona di Gesù fa di lui il Messia preannunciato dal profeta per portare la buona notizia ai poveri.

4) Si recò a Nazaret, dove era stato allevato ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere: la lettura pubblica della legge e il commento che ne segue rappresentano il cuore della celebrazione liturgica d'Israele dopo l'esilio. Cfr. la prima lettura: Essi leggevano nel libro della legge di Dio… con spiegazioni del senso… e così facevano capire la lettura (Ne 8).

5) Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio… Oggi si è adempiuta questa Scrittura: Gesù proclama la parola del profeta (Is 61,1-2) come totalmente adempiuta in sé. Cfr. Gv 1,14: il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi  e 1,18: Dio mai nessuno l’ha visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato. In Gesù le antiche Scritture sono sempre attuali (Oggi).

 

 

Neemia 8,2-4.5-6.8-10

2 In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.

3 Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l’orecchio a sentire il libro della legge. 4 Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.

5 Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi.

6 Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.

8 I leviti leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura.

9 Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.

10 Poi Neemia disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

 

1) Davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere: la presenza delle donne e dei bambini viene specificata perché probabilmente era un fatto inusuale. Il testo insiste su tale carattere eccezionalmente ampio della riunione anche al versetto successivo, ad indicare la particolare solennità dell'evento che riguarda tutto il popolo.

2) Dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno: l'attenzione richiesta è di 5-6 ore. Questa nota temporale ci spinge a riflettere sulla necessità di intrattenere con il Signore e la sua Parola un rapporto intenso ed anche generoso riguardo al nostro tempo.

3) Tutto il popolo porgeva l'orecchio (lett.: le orecchie di tutto il popolo verso il libro): in questo testo vi sono molti particolari descrittivi del profondo coinvolgimento del popolo, il cui ascolto è tutt'altro che passivo. All'impegno spirituale corrisponde un'intensa partecipazione di tutta la persona: tutto il popolo si alzò in piedi (v 5), si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra (v 6), il popolo stava in piedi (v 7), il popolo piangeva (v 9).

4) Una tribuna di legno: il cuore di questa grande liturgia è il libro della Parola di Dio, segno sacramentale della Sua presenza in mezzo al suo popolo. Per questo la tribuna costruita per l'occorrenza (per la Parola, secondo il testo ebraico), assume la funzione di trono, dove la Parola viene da tutti udita ed adorata. Anche lo stare in piedi del popolo al momento della lettura, contribuisce ad evidenziare la regalità della Parola (cfr. Dn 1,19 dove i 4 giovani ebrei stanno in piedi davanti al re).

5) Essi leggevano... a brani distinti e con spiegazioni: l'interpretazione tradizionale vuole che tale lettura a brani distinti e spiegati fosse una sorta di traduzione, passo per passo, in aramaico, in quanto dopo l'esilio in Babilonia la maggior parte dei rimpatriati avevano perso l'uso e la conoscenza dell'ebraico. È possibile però che per il loro ruolo di insegnamento (cfr. v 9) i leviti non solo traducessero, ma anche interpretassero la Parola, spiegandola e commentandola. In ogni caso essi svolgono un'importante opera di mediazione, il cui fine è avvicinare tutti al testo sacro, affinché non succeda che esso sia comprensibile e noto solo a pochi addetti.

6) Il popolo piangeva, mentre ascoltava: l'ascolto della Parola suscita la compunzione del cuore e il pentimento.

7) Non fate lutto: anche la gioia diventa un comando; il dono ricevuto, infatti, deve essere accolto con animo grato e pieno di vigore ed esultanza (la gioia del Signore è la vostra forza).

8) Andate, mangiate... bevete... mandate porzioni... tacete... non vi rattristate: i comandi dei leviti sono tutti volti a rincuorare il popolo, perché venga celebrata in pienezza la ritrovata comunione con Dio e tra i fratelli, attraverso un banchetto di festa e carità che molto ricorda la nostra Eucarestia.

 

 

1 Corinzi 12,12-31

Fratelli, 12 come il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. 13 E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. 14 Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. [15 Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. 16 E se l’orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. 17 Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l’udito? Se fosse tutto udito, dove l’odorato? 18 Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. 19 Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? 20 Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. 21 Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». 22 Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; 23 e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, 24 mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, 25 perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. 26 Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.] 27 Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.

[28 Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. 29 Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? 30 Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? 31 Aspirate ai carismi più grandi.]

 

1) Come il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo: questo modo di ragionare sull’unità dei cristiani all’interno della Chiesa (il corpo di Cristo) ricorre frequentemente nelle lettere di Paolo. Cfr. Rm 12,4-5: Come in un solo corpo abbiamo molte membra… così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo… e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri e Gal 3,28: Non c’è più giudeo né greco… non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.

2) E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo: con il battesimo l’uomo viene inserito nella vita di Cristo e con l’Eucarestia questa vita viene alimentata: Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo; tutti infatti partecipiamo dell’unico pane (1Cor 10,17).

3) Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra: l’unità in Cristo, a partire dal paragone con il corpo umano (cfr. anche Ef 4,4: un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati), abolisce ogni differenza che potrebbe ancora sussistere: Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o in circoncisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti (Col 3,11).

4) Molte sono le membra, ma uno solo è il corpo: questo essere "corpo" di Cristo è fondato sulla relazione fra Gesù e il Padre. Gesù è nel Padre: perché tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa solaio in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità (Gv 17,21. 23).

5) Quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie… Dio ha composto il corpo, conferendo maggiore onore a ciò che ne mancava: Dio ha conferito onore e rispetto ad ogni parte di questo corpo. L’onore che si deve a Dio e al Signore Gesù ora lo si deve anche ad ogni uomo: amatevi gli uni gli altri… gareggiate nello stimarvi (onorarvi) a vicenda (Rm 12,10) e anche verso se stessi: che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto (onore) (1Ts 4,4).

6) perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre: Dio ha rivestito il suo popolo santo di una varietà di carismi. Questo non compromette l’unità, ma la conferma: Ciascuno viva secondo la grazia che ha ricevuto, mettendola al servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio (1Pt 4,10).

7) Aspirate ai carismi più grandi: cioè ricercate la carità (14,1). Nella carità fraterna si realizza l’unione del corpo e la condivisione di gioie e sofferenze fra tutte le membra: Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione e la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete chiamati in un solo corpo (Col 3,15).

 

 

 

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

 

Questa domenica celebra la grande festa della Parola. La nostra sapienza ebraico-cristiana si raccoglie tutta in questo. Fin dall'antico, Israele è consapevole di essere il popolo di Dio, la nazione assolutamente privilegiata tra le altre proprio per questo. Gli Ebrei e i Cristiani non hanno avuto doni speciali di potenza e di sapienza, non hanno conosciuto nella loro storia, e non c'è nella previsione di oggi, l'esperienza del grande potere politico, o militare, o economico, e neppure quella di particolari genialità nell'arte o nella giurisprudenza. E quando con tutto questo gli è successo di avere qualche contatto, essi l'hanno dovuto riconoscere non come propria dote o propria conquista ma sempre e solo come dono di Dio. Ciò che dunque crea e descrive, guida, condanna e salva il popolo del Signore, è la Parola di Dio. Per questo gli ebrei e i cristiani vivono dispersi in mezzo agli altri popoli, con vincoli di appartenenza e partecipazione all'esistenza e alla vicenda di questi popoli, ma con una nota di particolarità e di esperienza, e quindi di compito, che ne fa un popolo assolutamente unico tra gli altri. Questa Parola di Dio è il grande segreto della presenza di Dio stesso nella vicenda umana. Essa è presente nella creazione, perché tutto è stato fatto dalla Parola di Dio; ed è presente nella storia perché si racchiude in ogni evento piccolo e grande della vicenda umana. Se la Parola di Dio non si donasse ad ogni realtà, ogni cosa rimarrebbe muta nel mistero profondo della sua esistenza; e per quante spiegazioni possano venire dalla filosofia e dalla scienza, alla fine noi non sapremmo mai né la remota origine, né il perché, né la direzione di ogni realtà: solo la Parola ci rivela il senso, la ragione e la finalità di ogni cosa.

Senza la Parola non ci sarebbe neppure la storia: l'esordio del Vangelo di Luca che oggi ascoltiamo è un esempio molto concreto di come la Parola sia il protagonista di questa operazione della Parola che strappa i fatti dal loro semplice accadimento e ne rivela le fonti, le connessioni, la rilevanza positiva e negativa, e i fini. La Parola è la grande matrice, il grembo materno della vicenda umana. Il popolo che il Libro di Neemia vede oggi radunato intorno alla Parola, popolo di uomini e donne, popolo di grandi e di piccoli, viene plasmato nella sua esistenza reale, non semplicemente biologica o sociologica, dal suo incontro con la Parola. Essa lo fa nascere, e lo fa essere quello che è.

Ma vorrei dire anche della parola come parola "nostra": essa è misteriosamente piena della Parola di Dio. È questa stessa parola nella sua avventura storica. In modo precipitoso, superficiale e poco casto noi precipitiamo nelle "valutazioni" delle parole: buona, cattiva, vera, falsa, banale, profonda, aggressiva consolante… In realtà ogni parola è il gioco della Parola, è il suo scendere e prendere luogo e tempo nelle nostre parole. La Parola di Dio svela e proclama la responsabilità sublime e tremenda di quella creatura speciale che Essa ha creato e che si chiama umanità, uomini e donne, di ogni tempo e cultura, in ogni stadio del loro progresso-regresso, in ogni condizione della vita. La parola umana è inevitabilmente riflesso e emanazione della Parola di Dio, anche quando diventa ribellione, negazione e oltraggio alla Parola del Signore; e quanto più quando diventa sua risonanza e canto e ammirazione, come appare, nella Lettera ai Corinti che oggi viene celebrata, in quei "carismi" che sono le potenze speciali di quell'unica Parola nella vicenda del popolo e dell'intera umanità. Ogni parola dell'uomo è dunque il passaggio e la presenza della Parola di Dio nella creazione e nella storia.