DOMENICA V DI PASQUA (ANNO C)
Giovanni 13,31-33.34-35
31 Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. 32 Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33 Figlioli, ancora per poco sono con voi. 34 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
1) Quand’egli fu uscito, Gesù disse: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato: l’uscita di Giuda dalla sala in cui si sono svolte l’ultima cena e la lavanda dei piedi dà inizio all’ora in cui il principe di questo mondo sarà gettato fuori (Gv 12,31). Questa è l’ora preannunciata fin dalle nozze di Cana (Gv 2), è l’ora del turbamento: ora l’anima mia è turbata: e che devo dire? Padre salvami da questa ora! Ma per questo sono giunto a questa ora (Gv12,27).
2) Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito: il Padre e il Figlio sono una cosa sola, perciò anche la glorificazione è reciproca. L’obbedienza totale di Gesù alla volontà del Padre è il segno della condizione nuova dell’uomo glorificato, in quanto in Lui si manifesta lo splendore della gloria del Padre.
3) Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete… ma dove vado io voi non potete venire: qui il Signore annuncia velatamente la sua morte e fa presente l’impossibilità per i discepoli, per ora, di seguirlo; solo il suo sacrificio aprirà la loro strada verso la casa del Padre.
4) Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri: è un comandamento nuovo nel senso che spoglia del vecchio uomo per fare uomini nuovi. "Rinnova chi lo ascolta, o meglio chi ad esso è fedele; non un qualsiasi amore, ma quello del Signore, come egli spiega, per distinguerlo dall’affetto puramente carnale, aggiungendo come io vi ho amato… È questo amore che ci rinnova, affinché diventiamo uomini nuovi, eredi del nuovo Testamento, cantori di un nuovo cantico" (S. Agostino).
Atti 14,21-27
21 In quel tempo, Paolo e Barnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiochia, 22 rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. 23 Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. 24 Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia 25 e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa; 26 di qui fecero vela per Antiochia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l’impresa che avevano compiuto.
27 Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede.
I versetti di oggi, che chiudono il capitolo 14, descrivono la parte finale del primo viaggio di evangelizzazione, compiuto da Paolo e Barnaba, la cui narrazione occupa per intero i capitoli 13 e 14.
1) Ritornarono a Listra, Iconio e Antiochia (Antiochia è quella di Pisidia, non di Siria): sono città dell’Asia Minore, nelle cui sinagoghe Paolo e Barnaba avevano già predicato attirando molti alla fede nel Signore Gesù e scatenando per questo, negli altri giudei, una reazione di rifiuto, violenta sino alla lapidazione (cfr. 14,5 e 14,19).
2) Rianimando i discepoli (lett. confermando o rafforzando le anime dei discepoli) ed esortandoli a rimanere saldi: per esortare viene usato qui il verbo consolare, caratteristico dell’opera dello Spirito, che conforta per la buona battaglia della fede.
3) È necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio (lett. attraverso molte tribolazioni è necessario che noi entriamo nel regno di Dio): l’espressione è molto intensa e confortante, come in Atti 4,12 (Non vi è altro nome… nel quale è necessario che noi siamo salvati). È qui affermata l’assoluta necessità della salvezza. Tale dono non può mai d’altra parte essere disgiunto dalle tribolazioni, intese come partecipazione alla Passione del Signore e quindi celebrazione della sua Pasqua.
4) Costituirono… alcuni anziani (presbiteri) e… li affidarono al Signore: proprio nel momento in cui si riceve una responsabilità e si assume un incarico c'è più bisogno della protezione e della grazia di Dio. Al capitolo 20 Paolo userà la stessa espressione per congedarsi definitivamente dagli anziani di Efeso: Ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia (At 20,32).
5) Non appena furono arrivati, riunirono la comunità (la Chiesa) e riferirono: come gli apostoli e i settantadue discepoli inviati da Gesù ad evangelizzare (cfr. cap 9 e 10 di Luca) erano ritornati a Lui riferendogli gli esiti della propria missione, così Paolo e Barnaba si rivolgono all’assemblea dei fratelli (la Chiesa) che, dopo averli inviati (v 26), ora li accoglie e li ascolta. La Chiesa, Corpo di Cristo, ne assume la funzione.
6) Tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro (lett. con loro): è Dio stesso che opera con loro (cfr. Il Signore operava con loro e confermava la parola Mc 16,20).
7) Aveva aperto ai pagani la porta della fede: è un'immagine suggestiva per esprimere l’improvviso ampliarsi dell’orizzonte della salvezza, donata per volontà di Dio a tutti gli uomini (cfr. 1Tim 2,4: Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità).
Apocalisse 21,1-5
1 Io Giovanni, vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. 2 Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3 Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
«Ecco la dimora di Dio con gli uomini! | Egli dimorerà tra di loro | ed essi saranno suo popolo | ed egli sarà il “Dio- con- loro”. | 4 E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; | non ci sarà più la morte, | né lutto, né lamento, né affanno, | perché le cose di prima sono passate».
5 E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».
1) Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo di prima (lett. il primo cielo) e la terra di prima (lett. la prima terra) erano scomparsi…: il cielo e la terra sono nuovi rispetto alla creazione descritta in Genesi e decaduta con il peccato, perché la morte e la resurrezione di Gesù hanno portato a compimento le profezie (cfr. Is 65,17: Ecco io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente); con ciò ha termine il travaglio di cui parla S. Paolo: sappiamo bene che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto (Rm 8,22).
2) Vidi anche la città santa…: questa nuova Gerusalemme è la città che fin dal tempo dei patriarchi era attesa per fede (Eb 11,10: Abramo aspettava la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso… per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio; ha preparato infatti per loro una città). La Gerusalemme celeste è fatta e preparata da Dio ed è chiamata la sposa: rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché sono giunte le nozze dell’agnello, la sua sposa è pronta (Ap 19,7).
3) Ecco la dimora (lett. tenda) di Dio con gli uomini…: Salomone, in occasione della dedicazione del tempio si interrogava Ma è proprio vero che Dio abita con gli uomini sulla terra? (2Cr 6,18). La risposta è in questa nuova tenda; è detto infatti Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro (Ap 7,15) e Noi siamo il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo (2Cor 6,16).
4) E tergerà ogni lacrima dai loro occhi…: "nella visione della Gerusalemme celeste, nel congiungimento tra cielo e terra, è sparito ogni dramma umano, perché la creazione è tornata innocente come era prima del peccato e delle sue conseguenze (pianto, travaglio, morte); è la presenza divina che cancella il peccato, è Dio che pone la sua tenda in mezzo agli uomini che vince la morte" (d. Divo Barsotti).
5) Ecco io faccio nuove tutte le cose: Se uno è in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove (2Cor 5,17). L’incarnazione di Cristo rinnova la creazione antica.
SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE
Il tema dominante di questa domenica è quello della comunità cristiana. Il suo titolo più alto ci è dato dal testo dell'Apocalisse: "Ecco la dimora di Dio con gli uomini!". Un versetto mancante nel brano del Vangelo secondo Giovanni, la seconda parte del ver.33, rende meno esplicito il legame tra il ritorno del Risorto al Padre, ormai imminente, e il perdurare della sua presenza nella storia dell'umanità e presso ogni uomo e donna della terra. La preoccupazione manifestata dal brano degli Atti circa la fondazione di questa comunità cristiana in ogni luogo dove la Parola è stata annunciata dice appunto che essa non è tanto un'organizzazione del gruppo dei credenti o dell'impresa di evangelizzazione..., ma è il "mistero" della presenza del Signore nella storia dei cuori e dei popoli.
L'opera salvifica di Dio è affidata agli uomini, a questo piccolo gruppo di persone che viene investito della potenza e della responsabilità di portare ad ogni luogo e ad ogni tempo la persona e l'opera del Figlio di Dio. Per questo, quando ascoltiamo parole come quelle dell'Apocalisse: "Egli dimorerà tra di loro...e tergerà ogni lacrima dai loro occhi..", non dobbiamo pensare solo ad un esito finale della storia, ma a questa "ultima ora" che è il tempo della Chiesa, il tempo dell'annuncio evangelico sino ai confini della terra, l'evento salvifico portato all'intera umanità.
La Parola divina che afferma: "Ecco io faccio nuove tutte le cose" è il compito e il progetto assegnato da Dio alla piccola comunità dei credenti e rivolto a tutti i popoli che devono essere fatti discepoli per poter riconoscere pienamente la paternità dell'unico Dio nel suo Figlio Gesù Cristo.
L'energia fondamentale, il segreto di potenza affidato alla Chiesa viene oggi chiaramente espresso con due affermazioni. La prima è l'annuncio e il ricordo della relazione fondamentale tra il Padre e il Figlio; il testo evangelico ci parla della loro reciproca "glorificazione", nel senso che il Figlio nel suo amore per il Padre lo rende pienamente presente, lo illumina ai nostri occhi, lo glorifica; e il Padre reciprocamente illumina il Figlio riempiendolo della sua luce, della sua sapienza, del suo amore, della sua potenza di bene.
Tutto questo si trasferisce nelle relazioni tra i fratelli di fede; e questo è il secondo elemento che dice la presenza di Dio tra gli uomini: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri". L'amore fraterno e reciproco, l'amarci come Lui ci ha amati, questo è il segreto di potenza e la fonte feconda della presenza e dell'azione dei cristiani nel mondo. Prima di ogni azione apostolica, o culturale, o benefica, è il "volersi bene" reciprocamente il segno efficace della presenza del Signore nella vicenda umana.