DOMENICA VI DI PASQUA (ANNO C)
Giovanni 14,23-29
23 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25 Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da’ il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
28 Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate».
1) Se uno mi ama: queste parole sono una risposta di Gesù a una domanda che Giuda, non l'Iscariota, durante l'ultima cena, gli aveva rivolto: Signore, com'è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo? L'amore è presentato così come il modo della manifestazione del Signore ai suoi discepoli, come anche sarà dopo la risurrezione di Gesù, nella richiesta che egli rivolgerà per ben tre volte a Pietro: Mi ami tu? (Gv 21,15-17). Amare Gesù è dunque il primo precetto che il discepolo deve adempiere.
2) Se uno mi ama osserverà la mia parola… Chi non mi ama non osserva le mie parole: è solo l'amore per Gesù, amore nuziale, puro dono di Dio, che permette di osservare le sue parole. Sono le parole che il Padre gli lo ha dato, tutta la Sacra Scrittura.
3) E il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui: l'amore di Dio per l'uomo viene descritto come il suo prendere dimora in esso. Il “dimorare” indica un'intimità profonda di comunione fra il Padre, il Figlio e gli uomini (cfr. Gv 17).
4) Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome: l'invio dello Spirito Santo da parte del Padre è la risposta alla preghiera di Gesù.
5) Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto: i discepoli, che hanno condiviso la vita terrena di Gesù, conservano il ricordo di quello che Gesù ha detto e fatto, ma hanno bisogno dello Spirito per comprenderne il significato profondo (Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose, ma quando Gesù fu glorificato si ricordarono... Gv 12,16). Il dono dello Spirito ha lo scopo di soccorrere i discepoli, di guidarli interiormente, di non lasciarli soli, perché non si perdano di coraggio.
6) Vi lascio la pace, vi do la mia pace: subito dopo il dono dello Spirito Gesù dona la pace, non una pace qualunque, ma la sua pace. Non è la pace come la intende il mondo: non è quiete, né garanzia di benessere, ma al contrario è un gettarsi, immergersi dentro alle vicende del mondo, partecipi alle sofferenze degli altri. È la pace nel suo significato più puro, l'amore, che può convivere con la passione ed il dolore fino a dare la vita.
7) Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me: la separazione da Gesù è un momento di grande fatica per i discepoli e solo l'assicurazione del suo ritorno e la potenza dell'amore possono permettere a loro di superare questo momento e di giungere addirittura alla consolazione e alla gioia per il suo precederli verso il Padre.
Atti 15,1-2.22-29
1 In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete esser salvi».
2 Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
22 Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. 23 E consegnarono loro la seguente lettera: «Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute!
24 Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. 25 Abbiamo perciò deciso tutti d’accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, 26 uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo.
27 Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi queste stesse cose a voce. 28 Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29 astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia.
Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene».
1) Insegnavano ai fratelli questa dottrina: Se non vi fate circoncidere… non potete essere salvi: il termine fratelli, presente anche al v.23 (Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia… ), mostra che vi è già tra i credenti nel Signore una comunione fraterna. In tale contesto la dottrina insegnata da queste persone sulla circoncisione suona come una grave contraddizione: non potete essere salvi.
2) Se non vi fate circoncidere…: per il tema della circoncisione cfr. Gal 6,15: Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura; e Rm 2,28-29: Giudeo non è chi appare tale all’esterno e la circoncisione non è quella visibile nella carne, ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera.
3) … non potete essere salvi: della salvezza aveva già parlato Pietro, presentandola come dipendente dal nome di Gesù e non dalle opere degli uomini: In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati (At 4,12).
4) Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro (Vulg. facta seditione non minima): si tratta di un dissenso molto forte. Il termine tradotto da S. Girolamo con seditio viene usato altre volte nel Nuovo Testamento col significato di “rivolta, tumulto”, come ad es. in Mc 15,7 e in Lc 23,19, dove indica la “sommossa” in cui fu coinvolto Barabba.
5) Uomini che hanno votato (lett. hanno consegnato) la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo: il verbo utilizzato indica non tanto uno slancio personale, quanto una “consegna” della propria vita al Signore. E’ una consacrazione totale, sull’esempio dell’offerta che Gesù fece di sé sulla croce (cfr. Lc 23,46: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito).
6) Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi… (lett. è sembrato allo Spirito Santo e a noi): non si tratta di una decisione personale, ma di una rivelazione da parte di Dio attraverso il Suo Spirito.
Apocalisse 21,10-14.22-23
10 L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11 Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
12 La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. 13 A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte.
14 Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
22 Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio.
23 La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.
1) L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto: il libro dell’Apocalisse è una rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per rendere noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni (Ap 1,1). Esso non è soltanto una predizione di eventi futuri, ma una "rivelazione" di ciò che attualmente la Pasqua del Signore opera nella storia.
2) Mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo: la visione della città santa, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (v. 2), segue e si contrappone a quella di Babilonia, la grande prostituta (17,1: vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta). La città scende dal cielo perché è segno del dono di Dio stesso, che ha preparato ed adornato la sua sposa attraverso il sacrificio del suo Figlio (Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei… al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa,… santa e immacolata (Ef 5,25-27).
3) La città è cinta da un grande e alto muro: il muro è il segno della forza della santità, della potenza di Dio, della sua salvezza (cfr. Is 26,1: In quel giorno si canterà questo canto nel paese di Giuda: abbiamo una città forte; egli ha eretto a nostra salvezza mura e baluardo. Aprite le porte, entri il popolo giusto che si mantiene fedele).
4) con dodici porte: la città non è chiusa, ma aperta e accogliente, perché è la meta del cammino di tutti i popoli (cfr. Is 60,4: Cammineranno i popoli alla tua luce,… tutti costoro si sono radunati, vengono a te e Gv 14,2: nella casa del Padre mio ci sono molti posti).
5) Sopra queste porte stanno… i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele: l’accesso di tutte le genti alla salvezza avviene attraverso il popolo eletto (cfr. Is 66,20: Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutti i popoli come offerta del Signore… al mio santo monte di Gerusalemme, dice il Signore).
6) Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l’Onnipotente e l’Agnello sono il suo tempio: cfr. Gv 4,23 (Credimi o donna, è questo il momento in cui né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Padre…è giunto il momento ed è questo in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità).
7) La città non ha bisogno della luce del sole… perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’agnello: si compie la profezia di Isaia (Is 60,19-20: Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più il chiarore della luna, ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore). Mentre nella prima creazione la luce si alterna con le tenebre, nella Pasqua di Gesù la giustizia ha vinto il peccato (cfr. Rm 6,8: Se siamo morti con Cristo crediamo che anche vivremo con lui sapendo che Cristo resuscitato dai morti non muore più, la morte non ha più potere su di lui,… così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù).
SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE
Nelle interpretazioni etiche delle filosofie e delle religioni è presente un rischio di alienazione che faceva dire a Marx che la vita religiosa induce a vivere come sacrificio espiatorio e meritorio ogni ingiustizia e violenza subite, in vista di un premio nell'al di là. La liturgia di questa Domenica, ormai prossima al ritorno del Cristo al Padre e al dono dello Spirito, sottolinea con grande forza il capovolgimento radicale di prospettiva. Assumiamo come punto forza delle Scritture celebrate oggi l'espressione tratta dal Vangelo secondo Giovanni: "il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". A compimento di tutta la profezia ebraica si proclama che l'incontro con Dio avviene perché Egli viene a noi per stabilirsi in noi. Non quindi la prospettiva di vivere la terra per andare in cielo, ma di vivere la terra per accogliere Colui che viene dal cielo, Dio stesso.
I segni dell'attesa di tale compimento devono lasciare ormai il posto alla "Presenza" di cui essi erano profezia e custodia della speranza. Più in generale, l'osservanza del comandamento non è più "via al cielo", ma espressione di una comunione d'amore già in atto pienamente, e quindi celebrazione di questo amore: “Se uno mi ama osserverà la mia parola”. L'osservanza della Parola come modalità e visibilità dell'amore. La "vita eterna" non è più "oltre la morte", perché la morte non c'è più, e la vita è ormai la vita di Dio in noi e la vita nostra nell'amore di Dio.
Da qui non viene un'attenuazione dell'etica, ma il contrario. Non solo alcuni segni particolari, dalla circoncisione di cui si parla nel testo degli Atti, al Tempio citato nel brano dell'Apocalisse, ma persino gli stessi elementi privilegiati della creazione, come il sole e la luna, tutto oramai arretra per lasciare il posto a Colui che è il vero Tempio, il vero sole e la vera luna. E conseguentemente ogni ambito della creazione e della storia diventa "tempio" dello Spirito: tutto è prezioso, ogni persona, anzi, il corpo di ogni persona, ogni gruppo ed etnia, ogni paese e cultura, ogni lingua e nazione, ogni evento piccolo e grande, ogni festa e ogni dolore... tutto è il luogo e il tempo dove Dio abita.
Tutto è dunque chiamato ad accoglierlo, ad onorarlo. Tutto è invitato a diventare tenda accogliente di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. E questa è la Pace: non una tranquillità individuale, né la cupa quiete di un regime, ma la pienezza di un incontro e di una dimora comune. Il Cristo Risorto entra anche nelle realtà più chiuse e proclama e dona la pace con la potenza del suo sacrificio d'amore. L'opera dello Spirito è quella di insegnare e di ricordare a tutti e a tutto la Parola e l'opera di Gesù Cristo.