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23 Novembre 2003

NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO (ANNO B)

(XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO)

 

 

Giovanni 18,33-37

33 In quel tempo disse Pilato a Gesù: «Tu sei il re dei Giudei?». 34 Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto?». 35 Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?».

36 Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37 Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

 

1) Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse…: Gesù è nel pretorio, dove i Giudei non sono entrati per non contaminarsi. Qui, in un luogo di pagani, egli dà testimonianza di se stesso. Inconsapevolmente Israele ha consegnato alle Genti la salvezza, perché essa raggiunga i Greci e infine, ingelosendoli, i Giudei (cfr. Rm 11,14).

2) Tu sei il re dei Giudei: Gesù, che conosce i pensieri degli uomini, sa che Pilato ripete quanto di lui gli hanno riferito i Giudei. Essi si atteggiano a difensori della stabilità dell’impero, ma in realtà sono scandalizzati dalla piccolezza di Gesù e sperano che sia condannato a morte; più avanti diranno: Se liberi costui, non sei amico di Cesare (Gv 19,12).

3) Il mio Regno non è di questo mondo: a questo punto Gesù svela la natura del suo regno, che non segue i criteri e regole di questo mondo. I regni di questo mondo prevedono servi che lottano con fatica (viene usato il verbo che indica un lottare con "agonia"), affinché i loro padroni non siano consegnati nelle mani degli uomini e della morte. Il Regno di Dio, al contrario, prevede che sia il re ad essere consegnato e che sia esso stesso a porre la vita per liberare i suoi dalla schiavitù della morte. Pilato, prigioniero della sua logica di potere, considera le parole di Gesù stolte e prive di senso (cfr. 1Cor 1,23 Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani)

4) Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu dici che io sono re: Pilato pensa ad un re secondo le categorie del mondo, ad un re padrone. Il re che Gesù afferma di essere è invece colui che rende visibile la verità. L’unica cosa vera al di sopra di tutte le altre è l’amore incondizionato di Dio per gli uomini.

 

 

Daniele 7,13-14

13 Guardando ancora nelle visioni notturne, | ecco apparire, sulle nubi del cielo, | uno, simile ad un figlio di uomo; | giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, | 14 che gli diede potere, gloria e regno; | tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; | il suo potere è un potere eterno, | che non tramonta mai, e il suo regno è tale | che non sarà mai distrutto.

 

1) Guardando…nelle visioni notturne: la breve visione descritta dal profeta vuole aprire alla speranza, presentando un’umanità nuova, che prende il posto di quella violenta, armata e sanguinaria significata dalle quattro bestie mostruose protagoniste della visione precedente E’ la luce della parola profetica, che squarcia la notte della storia umana, vincendo le angosce e i messaggi di morte che altrimenti parrebbero prevalere.

2) Giunse: lett. un figlio di uomo veniente: è un verbo importante, ripreso da molti testi del Nuovo Testamento per indicare il movimento di Gesù verso gli uomini.

3) Fu presentato a lui (lett. fu portato, fu offerto): viene usato qui il verbo dell'offerta (lat. obtulerunt eum). Il Figlio dell’uomo non si impone con violenza, per prendere e distruggere, come le bestie dei versetti precedenti, ma è condotto in mitezza, è “dato” per ricevere ciò che solo Dio può “dare”.

4) Tutti i popoli… lo servivano: è bello questo servizio, libero ed universale. Il potere mondano invece esercita il suo dominio con la violenza e costringe con la forza alla sottomissione (cfr. nello stesso capitolo il v. 7: …divorava, stritolava, e il rimanente se lo metteva sotto i piedi).

5) Il suo regno è tale che non sarà mai distrutto: emergono nei versetti di oggi alcune caratteristiche fondamentali del Regno di Dio: esso è universale, attuale ed eterno; a differenza di ogni altra realtà ed istituzione umana non è soggetto alla morte e alla corruzione.

 

 

Apocalisse 1,5-8

5 Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.

A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, 6 che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

7 Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; | anche quelli che lo trafissero | e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. | Sì, Amen!

8 Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!

 

1) Il termine “apocalisse” (v. 1) significa “rivelazione”. L’Apocalisse è un libro profetico, che annuncia che le promesse antiche si sono adempiute in Gesù Cristo.

2) Gesù Cristo, il testimone fedele: Gesù dice di sé che è nato e venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità (Gv 18,37); egli è il testimone fedele perché ciò che ha veduto e udito dal Padre lo ha rivelato (tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi Gv15,15; le parole che hai dato a me io le ho donate a loro Gv 17,8). "Testimone" in greco è “martire”.

3) Ha fatto di noi un regno di sacerdoti: Gesù fa partecipi del suo sacrificio e della sua vittoria sulla morte tutti gli uomini, ma fa dei suoi discepoli un popolo di suo possesso particolare, rendendoli ministri della grazia di Dio.

4) Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà: questo versetto reca, combinandole insieme, due profezie messianiche, quella di Daniele (cfr. la prima lettura), particolarmente centrata sulla regalità del Figlio dell’uomo (allora vedranno il figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria Mc 13,26) e quella di Zaccaria (riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione; guarderanno a colui che hanno trafitto. Zc 12,10). Lo Spirito di grazia e di consolazione alla fine dei tempi scenderà su tutte le genti, che, mosse a pentimento, si batteranno il petto.

5) Io sono l’Alfa e l’Omega: cfr. 22,13 (Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine) e Is 41,40 (chi ha operato e realizzato questo, chiamando le generazioni fin dal principio? Io, il Signore, sono il primo e io stesso sono con gli ultimi).

6) Colui che è, che era e che viene: la definizione che Dio dà di se stesso sul monte Sinai, Io sono colui che sono (Es 3,14), si amplia nella tradizione giudaica in Colui che è, che era e che sarà. Giovanni cambia l’ultima parte della frase in colui che viene, per mettere in evidenza la presenza costante di Dio nella storia degli uomini.

 

 

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

 

Tema delicatissimo questo della regalità, e di enorme attualità, sia per i grandi drammi che le nazioni del mondo stanno attraversando per i fondamentalismi religiosi, sia per la tentazione che anche la comunità cristiana soffre in direzione di un volto mondanizzato del potere spirituale che Dio le ha attribuito. Vediamo di individuare alcuni tratti di questo potere, come emerge dalle Scritture celebrate oggi.

Cominciando le nostre considerazioni dal testo di Daniele, ci appare innanzi tutto la novità e la straordinarietà di un evento che si manifesta nella “notte” della storia dei popoli: l'attribuzione di un potere universale a un “figlio di uomo”, che vuol dire un uomo qualsiasi, uno come tutti gli altri, un simbolo dell'uomo con tutte le sue note di splendore e di fragilità; questo potere che Egli non conquista ma che gli viene dato, oltre che universale - su “tutti i popoli, nazioni e lingue - è eterno”, “non tramonta mai...non sarà mai distrutto”.

Di questo “Figlio dell'uomo” l'Apocalisse proclama il nome: si tratta di Gesù Cristo; il nome “Gesù” collega quest'uomo alla particolare vicenda dell'antico popolo di Dio, e a tutta la vicenda dei padri ebrei; questo popolo ha una elezione e una missione uniche nella storia di tutti i popoli della terra; il titolo di “Cristo” indica appunto questo uomo eletto tra tutti gli altri e consacrato per un ruolo assolutamente unico. E d'altra parte conferma che tale eccezionalità fiorisce da una storia comune ad ogni “mortale”; Egli infatti “conosce” la morte come ogni altro uomo, ma è “il primogenito dei morti”, dunque l'iniziatore di una nuova stirpe umana, di una nuova umanità che non si trova più la morte “davanti” come è inevitabile anche per la personalità più sublime, ma si lascia la morte alle spalle. In questo regno la morte è morta, è resa totalmente inefficace come via di annientamento dell'uomo e di dominio sui popoli. Questa è la sua inconfrontabile supremazia su tutti i re della terra.

Ma tutta questa regalità assolutamente unica è pienamente comunicata! La sua azione regale viene descritta con la sua morte per tutta l'umanità, che per questo diventa un'umanità di liberi, anzi di re! Da tale partecipazione piena alla sua regalità nessuno è escluso, nemmeno coloro che storicamente “lo trafissero”: ecco perché sarà nota essenziale di questa umanità nuova la sua umiltà: “si batteranno per lui il petto”, perché sapranno che Egli ha dato la vita per questa umanità che l'ha trafitto!

Dunque una regalità assolutamente diversa e nuova, non confondibile eppure potentemente e scandalosamente presente nella storia, radicalmente alternativa alle regalità del mondo, del tutto intrigante per le logiche dei poteri mondani. Una regalità che non si identifica mai né con l'Italia né con altra più potente nazione. Una regalità che non si difende dai nemici, perché non ne ha, se non uno, il signore del male e della morte. Invece di difendersi, o magari di aggredire preventivamente con le armi, essa è tutta protesa a comunicarsi e a donarsi proprio a coloro che la vogliono eventualmente colpire magari in qualcuno dei suoi figli. La potenza di questo regno ripudia gli eserciti perché, sia che attivamente colpiscano sia che tentino di imporre la pace, devono usare mezzi di intimidazione e costrizione e quindi di morte. Il significato ultimo di questa regalità nuova è, come Gesù dice a Pilato, la “testimonianza della verità”: una verità che non ha “ragioni” né “diritti” che non siano quelli espressi dalla Croce regale di Gesù. È da questo “amore crocifisso” che scaturisce tutta la potenza del Re dell'universo, che con il suo sacrificio d'amore induce anche il soldato pagano a confessare: “Veramente Costui è Figlio di Dio”.