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2 Novembre 2003

COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI (Form. 2)

 

 

Matteo 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli «31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.

32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.

35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.

37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?

40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44 Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.

46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”.

 

1) Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si sederà sul trono della sua gloria: cfr. Mt 16,26-27 Che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. Gli iconografi, al centro dell’icona della Deisis, dipingono questa scena, che si intitola “Il Salvatore tra le Potenze” e mostra il Figlio dell’uomo circondato dagli angeli e la corte celeste, seduto sul trono del giudizio per gli uomini di ogni tempo e luogo (cfr. anche Ap 20,11-13).

2) Saranno riunite davanti a Lui tutte le genti ed Egli separerà gli uni dagli altri: il giudizio appartiene al Signore; perciò gli uomini non possono giudicare o disprezzare gli altri (cfr. Rm 14,10: Tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio… Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso).

3) Saranno riunite davanti a Lui tutte le genti… separerà gli uni dagli altri: il giudizio inizia con una grande riunione, seguita da una separazione; cfr. la parabola della rete gettata nel mare (Mt 13,47-48) e della zizzania nel campo (Mt 13,37-43).

4) Venite, benedetti del Padre mio. la benedizione del Padre comincia dalla Genesi con Adamo ed Eva (Gn 1,27-28), continua con Abramo (Gn 12,2) e giunge fino alla profezia di Isaia, realizzandosi soprattutto nel dono della discendenza: prole di benedetti dal Signore essi saranno ed insieme con essi anche i loro germogli (Is 65,23). La pienezza della benedizione del Padre è in Gesù.

5) ricevete in eredità il regno preparato per voi: l'eredità è data ai figli; cfr. Ap 21,7: chi sarà vittorioso erediterà questi beni, io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio (vedere al proposito la seconda lettura di questa domenica, Rm 8,17).

6) ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,… ero carcerato e siete venuti a trovarmi: è messa in evidenza la quotidianità, normalità e umiltà di questi gesti, grazie ai quali si può essere giudicati giusti; forse è per rimarcare questo che le stesse espressioni vengono ripetute più volte.

7) ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me: i "fratelli più piccoli" sono i discepoli, i bambini, i poveri; c’è infatti un profondo legame fraterno tra Gesù e questi piccoli (cfr. Mt 10,42: chi avrà dato anche un solo bicchier d’acqua fresca a uno di questi piccoli, perchè è mio discepolo, in verità vi dico, non perderà la sua ricompensa e Mt 18,5: chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me; vedi anche Pr 19,17: chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore, che gli ripagherà la buona azione).

8) quandonon ti abbiamo assistito (lett. servito)?: è il verbo della diaconia (cfr. Mt 8,15 essa si alzò e si mise a servirlo), che riassume tutte le opere di misericordia.

 

 

Isaia 25,6.7-9

In quel giorno, | 6 il Signore degli eserciti preparerà su questo monte | un banchetto

per tutti i popoli. | 7 Egli strapperà su questo monte | il velo che copriva la faccia di tutti i popoli | e la coltre che copriva tutte le genti. | 8 Eliminerà la morte per sempre; | il Signore Dio asciugherà le lacrime | su ogni volto; | la condizione disonorevole del suo popolo | farà scomparire da tutto il paese, | poiché il Signore ha parlato. | 9 E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; | in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; | questi è il Signore in cui abbiamo sperato; | rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».

 

1) Il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto per tutti i popoli: la promessa del Signore è universale; sul monte di Gerusalemme, che è il monte del Tempio, Egli allestirà un banchetto sacrificale per tutte le genti, inaugurando con esso il tempo nuovo della salvezza.

2) Egli strapperà il velo che copriva la faccia di tutti i popoli: si tratta del velo che impedisce all’uomo di vedere e di comprendere il mistero della salvezza. In occasione del banchetto descritto sopra il Signore si rivelerà a tutti i popoli, manifestando la sua gloria (cfr. 2Cor 3,16: quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto).

3) Eliminerà la morte per sempre... asciugherà le lacrime... la condizione disonorevole del suo popolo farà scomparire: il banchetto diventa il luogo della liberazione dalla morte, dalla tristezza, dalle angosce e dall’umiliazione.

4) Poichè il Signore ha parlato: dalla Parola del Signore vengono la salvezza e la liberazione. Partecipare a questo banchetto significa innanzitutto nutrirsi della Parola di Dio, per ricevere da essa la salvezza e la vita (cfr. Is 55,2: Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete).

5) E si dirà in quel giorno: “Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perchè ci salvasse... esultiamo per la sua salvezza”: questo canto di ringraziamento è segno di conversione e di comprensione dell’intervento di Dio nella storia. Con esso i popoli riconoscono nel Signore la fonte della loro speranza e l’origine della loro salvezza.

 

 

Romani 8,14-23

14 Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.

15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!».

16 Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. 17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

18 Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

19 La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; 20 essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa - e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

22 Sapppiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

 

1) Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio: i figli di Dio sono tutti gli uomini e le donne della terra, ai quali Dio ha fatto dono del suo Spirito attraverso la pasqua di Gesù. Essi hanno ricevuto il nome di figli, nome che è proprio di Gesù, Figlio unigenito di Dio.

2) E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”. Spiega San Paolo in Gal 4,6-7 : E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; non è dunque l’uomo, ma lo Spirito stesso di Gesù, presente in ogni uomo e in ogni donna, che grida continuamente a Dio “Abbà, Padre”. Gli uomini e le donne spesso perdono la volontà, il coraggio, il desiderio e la pazienza di invocare l’aiuto e la misericordia di Dio, ma lo Spirito continua a gridare al Padre e a mantenere aperta la relazione tra Dio e i suoi figli. Dietro alle visite inaspettate del Signore, c’è l’opera nascosta e costante dello Spirito, che incessantemente lo chiama Padre.

3) E se siamo figli,…coeredi di Cristo: il termine figlio usato qui indica letteralmente colui che è stato partorito, generato, quindi i redenti, generati alla vita dalla Pasqua di Gesù e diventati così figli adottivi.

4) se veramente partecipiamo alle sue sofferenze, per partecipare anche alla sua gloria: in virtù del Battesimo la partecipazione degli uomini e delle donne alla morte e risurrezione di Gesù è un dato oggettivo della vita quotidiana di ognuno, che non dipende quindi dalla volontà umana, ma dalla sua immersione nel mistero pasquale.

5) la gloria futura, che dovrà essere rivelata in noi: la gloria di Gesù Risorto è già ora presente in tutti gli uomini e attende la piena rivelazione (cfr. 2Cor 3,18: noi tutti,… riflettendo come uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore e 1Gv 3,2: noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato; sappiamo però che quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a lui).

6) La creazione stessa attende… e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio: cfr. Gv 8,36 Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero; Rm 8,2: la legge dello Spirito che dà vita in Cristo ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte e ancora 2Cor 3,17: Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà. L’azione di liberazione, che appartiene a Dio solo, riporta l’uomo, la donna e tutta la creazione alla loro condizione originaria di libertà, descritta in Gn 1-2.

7) ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo,… aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo: tutti gli uomini, in Gesù, partecipano già dei doni dello Spirito e della condizione di figli. Nella speranza viva che colui che ha resuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Rm 8,11), essi attendono la piena rivelazione della loro condizione filiale, ossia la risurrezione della carne (cfr. 2Cor 5,2: sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste… È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito e Fil 3,20: aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose).

 

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

 

La nostra più profonda riflessione sapienziale ha fin dalle sue origini ebraiche un'attenzione acuta al mistero della morte anche se si presenta come molto sorprendente, nella rivelazione veterotestamentaria, una specie di disinteresse verso il tema dell'aldilà. Come è possibile una sapienza della morte che non sia sapienza del superamento della morte, della vittoria su di essa, o per lo meno una "sapienza" della buona morte come impassibilità o addirittura come "positività" della morte sia per motivi religiosi sia per il superiore desiderio di dominare la morte almeno guidandone i tempi e i modi? Ma appunto qui si rivela la radice della nostra tradizione sapienziale che fin dalla profezia ebraica lega la tensione morte-vita alla polarità tra solitudine e comunione, intesa questa principalmente come comunione con Dio, e quindi cogliendo il senso della morte come solitudine "da" Dio.

Il saluto ebraico che augura "la pace" è dunque augurio e confessione della comunione con Dio e di conseguenza con le persone che si incontrano tra loro. Ed è dunque augurio e comunicazione di vita. Questo è il segreto profetico di Israele che tende a concepire l'esito finale della storia come un'universale convergenza di tutti, e quindi di tutte le genti, a Dio e quindi come realizzazione di una grande pace universale. Così è il banchetto "per tutti i popoli" secondo il testo di Isaia che oggi celebriamo nella prima lettura; in essa si afferma che un pesante velo copre la faccia dei popoli ancora impediti di cogliere l'esito finale della vicenda umana; tuttavia la salvezza divina raggiungerà pienamente sia il popolo eletto, sia tutte le genti quando Dio "eliminerà la morte per sempre" e "asciugherà le lacrime su ogni volto".

E nel meraviglioso testo dell'Apostolo l'esistenza umana viene descritta nello stesso orizzonte sapienziale. L'uomo non è più solo, perché anche dal più profondo della sua solitudine mortale ora grida: "Padre". Questo grido, che oggi in modo fortissimo svela in pienezza il grido che domenica scorsa il cieco mendicante indirizzava a Gesù perché avesse misericordia di lui, questo grido dice la vittoria che il Cristo ha riportato sulla morte per tutti noi aprendoci la strada verso la vita con il Padre. Il Padre è la direzione nuova della vita. Non verso la morte, ma dietro al Signore Buon Pastore, verso il Padre. Non la solitudine implacabile della morte, ma la pienezza della comunione con Dio e tra noi. La nostra esistenza terrena ha una conoscenza inevitabile e angosciante della morte, ma da tale condizione di morte oramai invoca la vita e tende alla vita: dalla morte alla vita, sempre Pasqua! Se tale il punto d'arrivo, tale è per tutti, credenti e non credenti, il "compito" della vita.

Il Giudizio espresso nei confronti di tutte le genti nel brano evangelico mette a confronto la negatività di una vita chiusa in egoistica solitudine con una vita piena di operosità e di segni di vittoria su tutte le condizioni di solitudine mortale per affermare che anche il più semplice atto di comunione edifica la riconciliazione e la pace, e quindi allontana la morte edificando la vita. La carità è l'energia e la potenza della vita. La carità è la potenza che, dal sacrificio d'amore del Figlio di Dio, vince la morte. La morte è vinta perché Qualcuno ci ama.