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8 Giugno 2003

DOMENICA DI PENTECOSTE (ANNO B)

 

Giovanni 15,26-27; 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai sui discepoli: 1526 «Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; 27e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.

1612 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà».

 

1) Quando verrà il Consolatore... mi renderà testimonianza: lo Spirito Consolatore rende testimonianza a Gesù dinanzi ai discepoli e, per mezzo di loro, dinanzi al mondo. Dopo la risurrezione, Gesù torna in cielo, ma perché i discepoli non rimangano soli e confusi davanti ad avvenimenti più grandi di loro, manda il suo Spirito, per consolarli e guidarli verso la verità.

2) Anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati (siete) con me fin da principio: la testimonianza dei discepoli consiste nell'aver condiviso la vita di Gesù fin dall'inizio del suo ministero. In Lc 1,2 dice: furono testimoni degli avvenimenti fin da principio e divennero ministri della parola. Lo Spirito Santo dà testimonianza e anche i discepoli testimonieranno; la loro testimonianza dunque non dipende da capacità o virtù umane, ma dalla fede nell'azione dello Spirito.

3) Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso: si tratta di una reale impossibilità per l'uomo. Portare è un verbo molto importante: è quello usato per la croce di Gesù. La Parola non è tanto da “capire”, quanto da “portare”, e l'incapacità dell'uomo a portarla dura tutta la vita. Dio però, nella sua misericordia, provvede a comunicare all'uomo la sua volontà gradualmente, senza imporre pesi che questi non potrebbe portare.

4) Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera: il verbo guidare significa insegnare la strada e richiama il verbo rivelare di Gv 1,18: Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Lo Spirito di verità di Gesù apre la strada all'uomo, come fa il pastore con le pecore.

5) Lo Spirito non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito: anche lo Spirito è obbediente, non parla da se stesso, ma dice tutto ciò che ha ascoltato. C'è il primato della Parola di Dio: il Figlio dice le Parole del Padre e lo Spirito fa da guida dentro di esse.

6) Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annunzierà: fra Padre, Figlio e Spirito Santo c'è ascolto e glorificazione reciproca. Non c'è solitudine, né autonomia, né affermazione di potenza, ma piena interdipendenza d'amore e comunione: tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.

 

 

Atti 2,1-11

1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2 Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.

5 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.

7 Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? 8 E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, 10 della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, 11 Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”.

9 Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. 10 E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: 11 «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

 

1) Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire: la Pentecoste ebraica, celebrandosi sette settimane dopo la Pasqua, indica la pienezza del tempo pasquale (Dt 16,9); in Es 23,16 è chiamata anche festa della mietitura, della presentazione delle primizie del raccolto. Nel giudaismo questa festa divenne la celebrazione della consegna della Legge a Mosè sul Sinai, che fa di Israele un regno di sacerdoti e una nazione santa (Es 19,6). La discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa, analogamente, ne inaugura la missione sacerdotale universale.

2) Si trovavano tutti insieme nello stesso luogo: si mette in evidenza la profonda comunione dei discepoli. Questa comunione d’amore è il luogo dove prendono dimora la gloria e la benedizione di Dio: dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18,20).

3) Venne all’improvviso dal cielo un rombo come di vento (lett. un suono come di soffio violento portato). Il segno del vento indica la presenza creatrice di Dio, libera e inafferrabile da parte dell’uomo: In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gn 1,1-2); Dopo il fuoco ci fu un mormorio di vento leggero (1Re 19,20); Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va (Gv 3,8).

4) Riempì tutta la casa dove si trovavano (lett. dove erano seduti): anche nell'economia antica la presenza del Signore, significata allora dalla nube, riempiva il tempio (cfr. 1Re 8,10-11: Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nuvola riempì il tempio e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube).

5) Apparvero loro lingue di fuoco: lo Spirito si manifesta in forma di lingue, che sono all’origine del parlare degli apostoli in altre lingue. Si ricompone un'unità superiore che non nega le differenze, ma ne fa motivo di maggiore ricchezza. Il fuoco è il segno della santità di Dio: La gloria del Signore apparve agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna (Es 24,17).

6) e si posarono su ciascuno di loro (lett. e sedettero su ognuno di loro): ora questa santità non è più sul monte, ma dimora su ciascun discepolo, come era stato profetizzato in Mosè. Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante (Es 34,35).

7) Ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo: lo Spirito è dato a tutti, secondo la profezia di Mosè: Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo Spirito (Nm 11,29) e di Gioele: Dopo questo io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo (Gl 3,1).

8) E cominciarono a parlare in altre lingue… Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo: il miracolo delle lingue a Pentecoste esprime già tutto il carattere universale della missione della Chiesa. Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19). Attraverso questi figli d'Israele, provenienti da tutto il mondo, l’unità del genere umano viene già anticipata: Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue e vedranno la mia gloria (Is 66,18).

9) Com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?: il linguaggio dei discepoli è unitario (annunzia le grandi opere di Dio) e nello stesso tempo molteplice, rivolto ad ognuno; si adatta ad ogni interlocutore avendo una ricchezza inesauribile. È il miracolo della Parola di Dio, adombrato nel dono della manna ad Israele: questo tuo alimento manifestava la tua dolcezza verso i tuoi figli; esso si adattava al gusto di chi lo inghiottiva e si trasformava in ciò che ognuno desiderava (Sap 16,21).

 

 

Galati 5,16-25

16 Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; 17 la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.

18 Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. 19 Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, 20 idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, 21 invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. 22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23 contro queste cose non c’è legge.

24 Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. 25 Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

 

1) Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne: due strade si aprono davanti alla vita di ogni uomo, quella della carne e quella dello Spirito. S. Paolo esorta ripetutamente a seguire sempre nella vita la via dello Spirito e a lasciarsi prevenire da esso.

2) Camminate secondo lo Spirito: se ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo, allora non siamo più schiavi della carne; infatti, lasciandoci prevenire dall'amore di Dio, camminiamo su una strada dove non siamo noi ad agire, ma lo Spirito di Dio che vive in noi.

3) Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge: chi vive nello Spirito non ha più bisogno della Legge, perché già vive di salvezza; infatti, se si è guidati dallo Spirito, ciò che si compie non è condannabile dalla legge. Inoltre, Gesù morendo ha liberato dai vincoli che ci tenevano legati alla legge: battezzati, siamo morti alla legge e non più schiavi viviamo nel regime nuovo dello Spirito (Rm 7,5-6).

4) Le opere della carne sono ben notechi le compie non erediterà il regno di Dio: fuori dalla guida dello Spirito è la carne che opera e non lo Spirito. Allora si è portati a soddisfare i desideri della carne e a compire azioni non gradite a Dio che investono tutta gli ambiti della vita. La sola speranza è nel farsi piccoli, in modo da non ostacolare l’azione dello Spirito che conduce ciascuno al regno preparato per lui dall’amore di Dio.

5) Il frutto dello Spirito è amore: mentre le opere della carne sono tante, il dono dello Spirito è uno, cioè l'amore, ed è regalato da Dio. Gli altri doni, gioia, pace, pazienza…, scaturiscono dall’unico ed infinito amore di Dio.

6) Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne: viene esplicitata l’appartenenza a Cristo. Noi siamo di Cristo Gesù; il nostro corpo non ci appartiene, perché è tempio dello Spirito Santo; infatti siamo stati comprati a caro prezzo (1Cor 6,19-20). Morendo con Cristo tramite il battesimo, abbiamo crocifisso con lui il nostro uomo vecchio (cfr. Rm 6,6) ed ora Cristo vive in noi (cfr. Gal 2,20).

 

 

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

 

Assaporiamo oggi tutta la bontà e la bellezza del Signore, perché, se dovessimo dire quale “pensiero” trarre da Pentecoste, diremmo: “l'impossibile diventa dono”. Non l'impossibile diventa possibile. Ma dono. Per questo è necessaria la “fragorosità” del miracolo di Pentecoste. E non una volta sola e una volta per tutte, ma sempre! Perché per me è ovvio rientrare e rintanarmi nella mia paura; quella che poi diventa fuga e aggressività; quella che mi fa tornare agli idoli dell'Egitto, per cercare di esorcizzare la morte con la vittoria e, appunto, la paura con la violenza. E invece, i miei implacabili luoghi di prigionia oggi sono terremotati e i miei rifugi impauriti oggi sono invasi dalla pace. I Parti, i Medi, gli Elamiti e tutti gli altri mi costringono a riscoprire continuamente che se non ci fossero gli Ebrei con le Scritture io non saprei tutto questo. Ma tuttavia, senza saperlo, ugualmente sarei in questo gemito di morte verso la vita che non è una “religione”, ma è tutta l'umanità. E per tutti Lui viene! E dunque la Pasqua di Gesù diventa la mia Pasqua. E per me è sempre - inevitabilmente! - Pasqua. Perché, come scrive S. Paolo, i sistemi sono opposti e inconciliabili e le “opere della carne sono ben note” a tutti noi! Ma adesso ci viene donato “il frutto dello Spirito”: non opera nostra, ma frutto dell'operosità dello Spirito in noi! Ricevere il dono di Dio è pace (“Pace a voi!”) e gioia (“Gioirono”), ed è anche un compito! Il compito della misericordia di Dio: “A chi rimetterete i peccati…”.

Ma come si fa? Si mette su un tribunale? Una apposita congregazione? Niente di tutto questo! Solo, si va, mandati da lui: “Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. Come è stato mandato? E come dunque siamo mandati? Non a giudicare, ma a salvare. E come possiamo pensare di “salvare”? In due modi. Primo: facendo vedere quanto bene ha fatto e fa per noi sciagurati. E poi: volendo bene come Lui ci vuole bene. Che non vuol dire voler bene finché vogliamo bene o voler bene se e uno ci vuole bene. Ma un voler bene indiscutibile. Senza se! Questo voler bene della Croce è invincibile e straordinariamente seducente. Il regalo di oggi è proprio questo “voler bene fino alla Croce”.

Proviamo allora a ripeterci ancora una volta che la risurrezione non è il problema di come la ciccia si riattacca alle ossa, ma è l'annuncio festoso che oggi riceviamo un dono di vita più forte della morte. E, dato questo suo divino volerci bene, è chiaro che non lascerà che il suo “santo” veda la corruzione, ma lo chiamerà accanto a Sé con tutti gli altri, tra i quali S. Giovanni Evangelista e papa Giovanni, che ricordiamo in questi giorni, a quarant'anni dalla sua luminosissima Pasqua.

(Come vedete, queste ultime considerazioni sono state scritte sulla base del testo evangelico di Gv 20,19-23 e non su quello di Gv 15-16 commentato più sopra, ma abbiamo pensato di lasciare così, perché ci sono sembrate un ulteriore arricchimento alla liturgia di questa domenica. Buona Pentecoste, dunque, a tutti!).