SS. TRINITÀ (ANNO B)
Matteo 28,16-20
In quel tempo, 16 Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
1) In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato: le pecore che si erano disperse al momento della cattura di Gesù (cfr. Mt 26,56: Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono), si riuniscono per raggiungere il loro pastore, che li aveva preceduti in Galilea (cfr. Mt 26,32: Dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea).
2) Alcuni però dubitavano: l’evangelista, non avendo parlato di altre apparizioni di Gesù ai discepoli, ma solo alle donne (Mt 28,9-10: Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: Salute a voi. Ed esse, avvicinatesi, gli cinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno; Mc 16,11: Ma essi udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere; Lc 24,11: Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse), riporta qui il riferimento ai dubbi dei discepoli.
3) Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra: Gesù rimanda sempre al Padre, affermando la propria dipendenza da Lui (cfr. Gv 3,35: Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa). Questo rapporto filiale, basato sull’amore, fa sì che il Padre doni tutto di sé al Figlio, il quale ridona agli uomini quanto ha ricevuto (cfr. Gv 5,30: Io non posso fare nulla da me stesso;… non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato).
4) Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: la missione degli apostoli, i quali battezzano invocando il Padre, il Figlio e lo Spirito, parte dal popolo di Israele per raggiungere tutte le nazioni, perché tutti possano conoscere l’amore del Padre (cfr. Rm 1,16: Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco).
5) Insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato: l'osservanza della Parola è la felicità dell’uomo (cfr. Dt 4,40: Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sii felice tu e i tuoi figli dopo di te).
6) Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo: Gesù vuole confortare i discepoli promettendo di rimanere vivo, presente in mezzo a loro e di tornare alla fine del mondo (Ap 22,20: Sì, verrò presto!).
Deuteronomio
4,32-34.39-40
Mosè parlò al popolo dicendo: 32«Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità dei cieli all’altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? 33 Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo? 34 O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi?
39 Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n’è altro.
40 Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti dò, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore tuo Dio ti dá per sempre».
1) Vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e rimanesse vivo? Mosè sta parlando al suo popolo e ricorda due eventi straordinari: da un lato il Dio di Israele non è un dio muto, inerte, ma cerca un mezzo diretto, “umano” per entrare in contatto con la sua creatura, utilizzando la voce; dall’altro lato questa voce non è per distruggere, ma per mantenere in vita e, anche se spesso è descritta come tuono, fragore (Gb 37,5; Sir 46,17; Ger 10,3), reca con sé promesse di bene (cfr. Gl 4,16-17: Il Signore ruggisce da Sion e da Gerusalemme fa sentire la sua voce; tremano i cieli e la terra. Ma il Signore è un rifugio al suo popolo, una fortezza per gli Israeliti. Voi saprete che io sono il Signore vostro Dio che abito in Sion, mio nome santo, e luogo santo sarà Gerusalemme; per essa non passeranno più gli stranieri).
2) Ha mai tentato un Dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie? Dio ha scelto un popolo piccolo e debole; per questo Egli in persona è sceso per salvarlo (cfr. 2 Sam 7,23-24: E chi è come il tuo popolo, come Israele, unica nazione sulla terra che Dio è venuto a riscattare come popolo per sé e dargli un nome? In suo favore hai operato cose grandi e tremende, per il tuo paese, per il tuo popolo che ti sei riscattato dall’Egitto, dai popoli e dagli dèi. Tu hai stabilito il tuo popolo Israele perché fosse tuo popolo per sempre; tu, Signore, sei divenuto il suo Dio.)
3) Conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: il Dio d'Israele è unico e abbraccia ogni realtà (cfr. Sal 138,7-8: Dove andare lontano dal tuo Spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti).
4) Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perchè sii felice tu e i tuoi figli: l’osservanza della legge non è per assolvere un semplice dovere, ma perché la vita sia bella e buona nella sua interezza e per ogni generazione. L’espressione latina, ut bene sit tibi et filiis tuis, parla di un bene sia materiale, sia spirituale, secondo è la promessa di Gen 22,18: Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perchè tu hai obbedito alla mia voce.
Romani
8,14-17
14 Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. 15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». 16 Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. 17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
1) Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito
di Dio, sono figli di Dio: il ricevere l'istruzione, la guida e la correzione
dello Spirito è segno di figliolanza; cfr. Eb 12,7: Dio vi tratta come figli e qual è il figlio che non è corretto dal
Padre? Tipica della condizione dei figli è la povertà; cfr. Gv 7,37-39: Chi ha sete venga a me e beva.
2) Non avete ricevuto uno spirito da schiavi: un cambiamento simile di condizione (qui da schiavi a figli) è presente nel vangelo di Giovanni (15,15: non vi chiamo più servi… ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi).
3) Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi: lo Spirito rende figli e quindi capaci di gridare “Abbà, Padre”. Cfr. Gal 4,6: E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo spirito di suo Figlio che grida: Abbà, Padre.
4) Se siamo figli siamo anche eredi, partecipando all’eredità di Cristo, che è la gloria della croce: nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare (1Pt 4,13). Chi accoglie il dono dello Spirito sarà vittorioso, erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio (Ap 21,7).
SPIGOLATURE
ANTROPOLOGICHE
Le nostre piccole annotazioni domenicali ci hanno spesso offerto l'occasione di osservare che le “religioni” sono la proiezione nell'assoluto delle categorie fondamentali dell'esistenza dell'uomo. Le sue paure come le sue passioni, i suoi desideri come le sue debolezze, diventano altrettanti “dèi” che giustificano, correggono, impongono e svelano quello che c'è di bene e soprattutto di male nel cuore dell'uomo. Potremmo dire che le religioni sono un “dio” che l'uomo si costruisce a sua misura, per i suoi fini, e per tentare di esorcizzare i suoi terrori o le sue inevitabili sconfitte. Israele e, nel suo culmine storico, il mistero e la persona di Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, e quindi la Chiesa, sono secondo la nostra fede il processo rovesciato, e cioè il tentativo - ma è meglio dire il progetto, il piano, la volontà ferma e efficace - di Dio, di “costruire” la realtà e la storia dell'uomo “a immagine e somiglianza di Dio”, come la Scrittura già afferma fin dal principio. La rivelazione in Cristo delle tre Persone nell'unico Dio, il Padre il Figlio e lo Spirito Santo, è l'apice della comunicazione del progetto divino di “rifondare” la vicenda umana secondo il modello di Dio stesso, un Dio che non è solitudine ma comunione, un Dio che si definisce in modo pieno attraverso la “relazione”.
Il testo del Deuteronomio ci ricorda la grande esperienza di Israele, oggi glorificata da queste parole: la realtà di un Dio che stabilisce la fondamentale relazione con l'umanità attraverso la Parola, un popolo che non soccombe, ma al contrario “vive” di questa voce divina. E questo Dio costruisce per il suo popolo una storia assolutamente unica di fronte agli altri popoli, il cui centro è il patto, la relazione d'amore che Dio stesso promuove e garantisce, malgrado i “peccati” del popolo che sono il suo continuo rifluire nella condizione negativa della solitudine e della violenza tipiche della nostra umanità ferita. Nella pienezza dei tempi, e cioè nella persona e nell'opera di Gesù Cristo, tutto questo si compie nel dono dell'essere assunti nel mistero di Dio diventandone i figli. Non uno “spirito da schiavi”, ma lo Spirito che ci fa figli di Dio , in pienezza! La pienezza di una comunione definitivamente realizzata nella sua misura suprema! Resta, secondo la memoria evangelica, il compito storico affidato al piccolo nucleo della prima comunità di “figli di Dio”, di raccogliere nella stessa unità “tutte le nazioni”. Tale progetto divino e tale compito della comunità credente si attua secondo tre grandi direttrici: proponendo il discepolato, battezzando e trasmettendo tutto quello che il Signore ha comandato. L'impresa è razionalmente folle. Il suo segreto sta però in una certezza, e cioè che il Signore crocifisso e risorto è con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. La Chiesa incessantemente cerca e chiede al Signore d'essere la primizia di questa umanità nuova salvata e convocata dall'amore di Dio manifestato in Cristo Gesù.