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12 Gennaio 2003

BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO B)

 

 

Marco 1,7-11

In quel tempo, 7 Giovanni predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».

9 In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11 E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

 

1) Io vi ho battezzati con acqua: il battesimo di Giovanni Battista, pur essendo di grande valore, è un battesimo di acqua. Profondamente diverso è invece il battesimo donato da Gesù, che immerge l’uomo in Spirito Santo, Spirito di santità e di vita. Lc 3,16 accentua il contrasto dicendo Spirito Santo e fuoco.

2) Fu battezzato nel Giordano da Giovanni: Gesù Cristo, salvatore dell’umanità, si fa piccolo ed accetta di entrare nella storia e nella condizione degli uomini peccatori, accogliendo il battesimo di Giovanni. Cfr. 2Cor 5,21: colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore e Rm 8,3: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e, in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne. Per Gesù, dunque, il battesimo non è un rito di conversione per il perdono dei peccati, ma segno dell’immersione nelle acque della morte e quindi prefigurazione della sua passione.

3) E, uscendo dall’acqua (lett. e subito, salendo dall’acqua): Gesù sale subito dalle acque della morte, segno di risurrezione e principio della speranza, annunziata in tutto il mondo, che la morte è stata vinta grazie al Risorto.

4) Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto: Dio parla e manifesta la sua relazione d’amore con Gesù; lo chiama infatti figlio prediletto, cioè amato (lett. l’amato) e prescelto. È chiaro il riferimento ai canti del Servo del Signore, che parlano di un uomo, prediletto da Dio, che, sottomettendosi al dolore ed alla morte, compie l’opera di liberazione e salvezza dell’umanità (cfr. Is 42,1-9; 49,1-7; 50,4-11; 52,13-53,12).

 

 

Isaia 55,1-11

Così dice il Signore: 1 O voi tutti assetati venite all’acqua, | chi non ha denaro venga ugualmente; | comprate e mangiate senza denaro | e, senza spesa, vino e latte. | 2 Perché spendete denaro per ciò che non è pane, | il vostro patrimonio per ciò che non sazia? | Su, ascoltatemi e mangerete cose buone | e gusterete cibi succulenti.

| 3 Porgete l’orecchio e venite a me, | ascoltate e voi vivrete. | Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, | i favori assicurati a Davide. | 4 Ecco l’ho costituito testimonio fra i popoli, | principe e sovrano sulle nazioni. | 5 Ecco tu chiamerai gente che non conoscevi; | accorreranno a te popoli che non ti conoscevano | a causa del Signore, tuo Dio, | del Santo di Israele, perché egli ti ha onorato.

6 Cercate il Signore, mentre si fa trovare, | invocatelo, mentre è vicino. | 7 L’empio abbandoni la sua via | e l’uomo iniquo i suoi pensieri; | ritorni al Signore che avrà misericordia di lui | e al nostro Dio che largamente perdona. | 8 Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, | le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore.

9 Quanto il cielo sovrasta la terra, | tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, | i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. | 10 Come infatti la pioggia e la neve | scendono dal cielo e non vi ritornano | senza avere irrigato la terra, | senza averla fecondata e fatta germogliare, | perché dia il seme al seminatore | e pane da mangiare, | 11 così sarà della parola | uscita dalla mia bocca: | non ritornerà a me senza effetto, | senza aver operato ciò che desidero | e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.

 

1) O voi tutti assetati, venite all’acqua: l'invito a ricevere il dono dell’acqua è rivolto ad ogni uomo. Ognuno ha sete nel suo cuore, anche se non lo sa o non lo riconosce, perché, come leggiamo in Am 8,11, Ecco, verranno giorni, - dice il Signore – in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma d’ascoltare la parola del Signore.

2) Chi non ha denaro venga ugualmente… perché spendete… per ciò che non sazia?: è affermata l’assoluta gratuità del dono e l'invito ad accogliere tale gratuità, pena il rischio di spendere per ciò che non sazia né disseta.

3) Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti (LXX e Vulgata: si diletterà nel bene, nelle cose buone, la vostra anima): ciò che sazia l'anima è l’ascolto della Parola di Dio, che è per ogni uomo non solo un nutrimento, ma anche un diletto.

4) Porgete l’orecchio e venite a me (LXX: porgete le vostre orecchie e tenete dietro alle mie strade): questo invito si collega al v. 7 (l’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri) e il motivo è spiegato al v. 8 (i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie).

5) Ascoltate e voi vivrete (Vulgata: ascoltatemi e vivrà la vostra anima; i LXX aggiungono: vivrà nel bene): l'ascolto della Parola di Dio è la vita per ogni uomo. Cfr. Dt 8,3: egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna… per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore e Dt 5,33: camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore vostro Dio vi ha prescritta, perché viviate…; vedi anche Dt 30,15-20.

6) Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori (Vulgata: le misericordie) assicurati a Davide: questa alleanza eterna è l’amore misericordioso di Dio per il suo popolo eletto, come mostra. Ger 31,31-34, nel confronto tra la prima alleanza e quella nuova ed eterna.

7) Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino: il Signore rassicura sulla sua vicinanza. Cfr. Dt 30,11-14: questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te… anzi questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore e il Sal 144,18: Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero.

8) L’empioritorni al Signore, che avrà misericordia di lui: il verbo “ritornare” compare anche al v. 10: la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra e al v. 11: la parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto. Il "ritorno", o "conversione", descritto in questi versetti, è sempre in direzione di Dio ed è promosso da Lui stesso: cfr. Is 63,17 (Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna, per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità).

9) Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie: la differenza sta nel fatto che il pensiero di Dio è la misericordia e il perdono (v. 7: al nostro Dio che largamente perdona).

 

 

1^ Giovanni 5,1-9

Carissimi, 1 chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.

2 Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, 3 perché in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.

4 Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.

5 E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? 6 Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità.

7 Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: 8 lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. 9 Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che ha dato al suo Figlio.

 

1) Chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato: è importante premettere il v. 19 del cap.4 (Noi amiamo, perché Egli ci ha amato per primo). Dall'amore di Dio per gli uomini nasce la fede, che fa riconoscere di essere generati da Dio. L’amore di Dio è il “motore” di tutto. Come nella fontana del presepe c’è una pompa nascosta che fa sgorgare l’acqua, così l’amore di Dio fa sgorgare in noi la fede che diventa amore per Dio e amore per i fratelli. Cfr. Dt. 30,6: Il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perché tu ami il Signore tuo Dio con tutto il cuore e tutta l’anima e viva.

2) In questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti: l'amore si esprime e manifesta attraverso l’osservanza dei comandamenti.

3) Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo, la nostra fede: cfr. 1Gv 4,4 (Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché Colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo) e 1Cor 15,56-57 (Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore Nostro Gesù Cristo!).

4) Questi è Colui che è venuto con acqua e sangue: dall’Incarnazione e dal Battesimo fino alla Crocifissione sono presenti questi due elementi che, insieme con lo Spirito Santo, testimoniano l’origine divina di Gesù. Cfr. Gv 1,14 (Il Verbo si fece carne) e 19,34-35 (Uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate). Prima della riforma liturgica, i vv. 4-9, che parlano della fede come vittoria sul mondo e della triplice testimonianza di Spirito, acqua e sangue, si leggevano come prima lettura nella Domenica "in Albis", a testimonianza dello stretto legame tra il Natale, il Battesimo e la Pasqua di Gesù.

 

 

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

 

“O voi tutti assetati, venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente”. Le parole che aprono il brano di Isaia celebrato in questa domenica nelle nostre chiese, ci aiutano molto ad entrare nella sapienza che oggi il Signore ci regala, non solo per il nostro bene e per la sua gloria ma anche, e questo va’ sempre ricordato, perché possiamo offrire il bene infinito che riceviamo anche a coloro che sono collocati al di là della Santa Assemblea convocata per la Liturgia.

Possiamo dunque considerare la centralità del mistero dei poveri e della povertà: questa non è semplicemente una virtù e un ornamento della fede, ma è il “segreto” della relazione che Dio stabilisce con l'umanità, ed è quindi al cuore della nostra esperienza. La povertà è ciò che accomuna veramente tutti gli uomini e tutte le donne della terra. Anche noi, oggi, pur vivendo in questa porzione opulenta del mondo, siamo i destinatari di questa parola “voi tutti assetati”. Al di là di tutte le nostre sazietà, non c'è dubbio, anche noi siamo assetati e affamati. E la fede, che è l'opera di salvezza che Dio compie tra noi e per noi, non avrebbe significato, e dunque non sarebbe, se non fosse opera di salvezza per noi poveri.

Chi non è povero, chi non comprende o non accetta di riconoscere la sua povertà, il suo bisogno quindi di essere salvato, non incontra la fede. Ed essendo questo il denominatore comune di tutta l'umanità, Dio ci viene a cercare in questa povertà egli stesso facendosi povero - come abbiamo celebrato nella sua Nascita nella nostra carne - e oggi attraverso questo suo “scendere” nella condizione del peccatore, facendosi piccolo “più” di Giovanni e facendosi battezzare da lui, premonizione di tutto l'itinerario che lo porterà fino alla suprema povertà della morte. In tal modo Dio viene ad assumere la condizione e il linguaggio dell'umanità, viene a interpretare in pienezza la condizione umana, al di là di illusioni e mistificazioni, e viene a giudicare un mondo che pensa di risolvere la povertà della storia attraverso i mezzi e gli obbiettivi della forza e della ricchezza.

Gli imperatori di ieri e di oggi pensano di poter riunire tutto il genere umano in un impero dominato dal braccio di Caino. Si attribuisce all'imperatore un diritto-dovere di assoggettare a sé tutti con la forza; e addirittura si collega questa “unità” del dominio imperiale con la Pace: dall'imperatore romano all'imperatore americano questa è la forza, sorretta dalla realtà assoluta , si dice, della “globalizzazione”. Ma, come vediamo anche in questi giorni, i limiti di questa globalizzazione si rivelano quando l'imperatore ha bisogno delle armi per convincere i riottosi - o i diversi - a entrare nel suo universo.

La vera globalizzazione invece è quella rivelata e interpretata dal Cristo di Dio. In essa ci sono molti elementi che appellano a realtà che noi appena cominciamo a scoprire, come per esempio il valore straordinario della “comunicazione”. Ma, non c'è dubbio, la vera unità del genere umano si darà solo a patto di capovolgere i termini proposti dalla cultura di Caino. Credere che Gesù è il Cristo, credere, come oggi ci dice l'Evangelista Giovanni, che Egli è il Figlio di Dio, primogenito di un'umanità nuova governata dall'Amore, vuol dire accettare sino in fondo che Egli, il grande Povero, venga a prendere per mano ogni cuore, ogni vita, ogni cultura, e senza annientare cuori, vite e culture, ma “scendendo” in essi e raccogliendoli nella loro povertà, li strappi dalla loro povertà e li conduca verso la sublime condizione dei figli di Dio, in grande e pacifica fraternità.

 

 

 

 

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