9 Marzo 2003
I DOMENICA DI
QUARESIMA (ANNO B)
Marco 1,12-15
12 In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto 13 e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
1) Subito dopo lo Spirito sospinse Gesù nel deserto: Gesù era stato appena battezzato da Giovanni Battista e si erano udite le parole Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto. Subito lo Spirito “sospinge” Gesù nel deserto; il verbo indica un'azione forte: è quello usato quando Gesù fa uscire gli spiriti immondi dalle persone.
2) Vi rimase quaranta giorni, tentato da satana: quaranta è lo stesso numero degli anni passati da Israele nel deserto (Es 16,35), dei giorni del diluvio (Gen 7,40), del ritiro di Mosè sul monte (Es 24,18), del cammino di Elia per giungere all'Oreb (1Re 19,8). In questo vangelo la tentazione dura per tutta la permanenza di Gesù nel deserto, mentre in Matteo sembra avvenga solo alla fine.
3) Stava con le fiere e gli angeli lo servivano: Gesù è “solo” rispetto agli uomini, ma con lui ci sono molte presenze, il Padre, lo Spirito Santo, le fiere e gli angeli che lo servono. Si coglie la sua sovranità, ma anche la difficoltà della prova.
4) Dopo che Giovanni fu arrestato (letteralmente consegnato, stesso verbo usato dai quattro evangelisti per indicare il tradimento di Giuda), Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio: "predicando" è lo stesso verbo usato per Giovanni Battista ai vv 4 e 7. Gesù si presenta quindi non come un maestro, ma come un annunciatore della “buona novella” che viene da Dio.
5) Diceva: “il tempo è compiuto e il regno di
Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”: il tempo fissato da Dio
per il compimento delle sue promesse è venuto. Dio "si è avvicinato"
agli uomini e si presenta loro tramite il Figlio. Gli uomini sono invitati a
riconoscerlo e a credere nella sua azione salvifica.
Genesi
9,8-15
8 Dio
disse a Noè e ai sui figli con lui: 9 «Quanto a me, ecco io stabilisco la
mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi; 10 con ogni
essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti
gli animali che sono usciti dall’arca. 11 Io stabilisco la mia alleanza con
voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il
diluvio devasterà la terra».
12 Dio
disse: | «Questo è il segno dell’alleanza, | che io pongo tra me e voi | e tra
ogni essere vivente | che è con voi | per le generazioni eterne. | 13 Il mio arco
pongo sulle nubi | ed esso sarà il segno dell’alleanza | tra me e la terra. | 14 Quando
radunerò | le nubi sulla terra | e apparirà l’arco sulle nubi | 15 ricorderò la
mia alleanza | che è tra me e voi | e tra ogni essere che vive in ogni carne |
e non ci saranno più le acque | per il diluvio, per distruggere ogni carne».
1) Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: Dio prima benedice Noè e i suoi figli (Gen 9,1), ora rivolge loro la sua parola.
2) Quanto a me (Ebr. E io, eccomi; Vulg. Ecce ego): il testo mette in evidenza il coinvolgimento personale di Dio Signore nel patto.
3) Io stabilisco (Vulg. statuam, stabilirò; Ebr. e LXX faccio sorgere): è il verbo della resurrezione. Il patto è stabilito dalla Parola di Dio, che è viva ed efficace (Ebr 4,12).
4) la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi: la storia della salvezza è contrassegnata dalle alleanze che Dio stabilisce con l’umanità, l’alleanza con Noè nel segno dell’arcobaleno, quella con Abramo con la circoncisione, l’alleanza del Sinai con la Legge, infine la Nuova Alleanza con Gesù. L’alleanza di Dio con Noè si estende a tutta la creazione, con una particolare partecipazione degli animali (cfr. anche Os 2,20: Farò per loro un’alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo), come si vede pure nel testo evangelico (stava con le fiere).
5) Non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio: il diluvio è ben più che una gran quantità di pioggia, è il venire meno dell’ordine primordiale stabilito nella creazione (Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”. Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento... Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto” (Gen 1,6-9). Dio ristabilisce la creazione con un nuovo atto di misericordia, un impegno che Egli prende verso l’uomo e con se stesso (cfr. Gen 8,21: Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo… né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto). La fine del diluvio nei profeti è segno dell’amore di Dio per la sua sposa infedele, Israele (cfr. Is 54,9: Ora è per me come ai giorni di Noè, quando giurai che non avrei più riversato le acque di Noè sulla terra; così ora giuro di non più adirarmi con te e di non farti più minacce).
6) Questo è il segno dell’alleanza (Ebr. e LXX segno prodigioso, miracolo): Dio opera segni accompagnatori della sua Parola, della quale essi garantiscono la validità e l’autenticità.
7) Il mio arco pongo sulle nubi: il segno dell’alleanza con Noè si trova al di sopra dell’uomo, tra cielo e terra, come pegno di una vera grazia preveniente, senza che si richieda un’accettazione da parte dell’uomo. L’arco è un segno di accompagnamento della Gloria del Signore, il cui aspetto era simile a quello dell’arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia (Ez 1,27-28). L’arco profetizza la croce di Cristo, per la quale Dio stabilisce la nuova alleanza con l’umanità: Questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti in remissione dei peccati (Mt 26,28)
8) Le nubi nella Scrittura sono il segno della presenza di Dio (cfr. Es 13,21: Il Signore marciava alla loro testa con una colonna di nube; e Lc 9,34: Mentre parlava così venne una nube e li avvolse), di un Dio che si manifesta e nello stesso tempo si nasconde.
9) Ricorderò la mia alleanza che è fra me e voi: questo "ricordarsi" da parte di Dio vuole esprimere l’attualità della sua opera di salvezza (cfr. Gen 8,1: Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell’arca; e Lc 1,54: Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia).
1
Pietro 3,18-22
18 Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. 19 E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; 20 essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. 21 Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, 22 il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.
1) Anche Cristo…: il testo è legato ai versetti precedenti da un anche non compreso nel testo liturgico. In quel brano Pietro invitava i cristiani a non aver paura e a soffrire operando il bene (cfr. 1Cor 3,17), facendosi imitatori di Cristo (cfr. 1Pt 3,14: e se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi!).
2) Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti: Gesù muore per i nostri peccati, offrendo la sua vita al posto della nostra (cfr. Eb 9,26: è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso; e Is 53,11: Il giusto mio servo giustificherà molti, Egli si addosserà la loro iniquità). Lui, il giusto, dona totalmente se stesso, mentre a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto (Rom 5,7).
3) Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito: Gesù muore nella carne, ma vive nello spirito del Padre, per liberare dal carcere le anime dei peccatori (cfr. Is 61,1: Lo Spirito del Signore è su di me,… mi ha mandato a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri).
4) E in spirito andò ad annunziare la salvezza: il verbo annunciare è lo stesso usato nel vangelo di questa domenica (Gesù si recò… predicando il vangelo di Dio). Gesù, subito dopo il suo battesimo, annuncia la salvezza dai peccati; dopo la morte nella carne, scendendo agli inferi, continua l'annuncio di salvezza nello spirito.
5) Agli spiriti che attendevano in prigione (lett. spiriti in prigione): la prigione dell'uomo è la sua schiavitù nei confronti del peccato e della morte (cfr. Eb 2,15: liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita).
6) Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi: l'arca rappresenta la salvezza per Noè e la sua famiglia dalle acque del diluvio. Allo stesso modo il battesimo rappresenta la salvezza dal peccato e dalla morte.
7) Invocazione di salvezza rivolta a Dio da
una buona coscienza (lett. richiesta
di buona coscienza a Dio): con il battesimo si chiede a Dio il dono di una
buona coscienza, per combattere la buona battaglia della fede (cfr. 1Tim 1,19 e
6,12).
SPIGOLATURE
ANTROPOLOGICHE
Mentre siamo ancora tanto esposti al pericolo della guerra è di grande rilievo la presenza nella liturgia domenicale del testo di Genesi 9. Se avrete tempo, potrete ascoltare con grande beneficio anche i versetti precedenti a quelli indicati dal Lezionario, e particolarmente quel v 6 che proibisce con rigore l'omicidio in ogni sua modalità anche la più giustificata. Dio si allontana definitivamente dall'uso cainitico di uccidere per dare la morte, per avviare l'umanità al volto della morte come sacrificio d'amore e quindi come fonte della vita.
Il segno, visibile a tutti, dell'arcobaleno, è garanzia divina che ogni persona è tenuta in vita nella prospettiva dei supremi doni che Dio prepara per l'umanità tutta intera. Attraverso Noè infatti, l'alleanza è stipulata con l'intera umanità. E ancora Noè viene ricordato per un ancor più straordinario disegno salvifico di Dio che fa discendere il Cristo agli inferi, perché anche coloro che “attendevano in prigione” ricevano il dono del Figlio di Dio e del suo Vangelo.
Ogni anno la Liturgia cristiana celebra, nel misterioso silenzio del Sabato Santo, il grande “recupero” dei morti che non hanno ricevuto il Vangelo del Signore. Il salmo responsoriale conferma tutto questo, affermando che Dio ci ricorda non in modo qualsiasi, ma all'interno - nell'orizzonte - della sua misericordia. È in questa prospettiva che possiamo ricevere la splendida ikona di Gesù come ci è offerta dal Vangelo secondo Marco, che, descrivendo in pochi tratti essenziali la sua permanenza nel deserto, ci consegna il volto profondo della vita cristiana: nel deserto della vita dove lo Spirito, letteralmente, ci “getta” come obbedienza al nostro stesso battesimo, una vita “nel mondo”, senza esenzioni.
È una vita esposta e aggredita dal mistero del Male. È una vita “con le fiere”, in pacifica e regale convivenza con le diversità più difficili. E in questo “deserto”, in cui nulla possiamo procacciarci da soli, ma tutto riceviamo dalla bontà di Dio, fruiamo persino della diaconia degli angeli, perché siamo partecipi di una vita divinamente figliale. In questo siamo chiamati a resistere e a rimanere. Ognuno potrà facilmente discernere, nel tessuto concreto dell'esistenza che gli è assegnata, questi elementi essenziali della vita cristiana.
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