sposi-anzianiHo letto di un tuo pensiero sulla differenza tra il fidanzamento e il matrimonio. Per noi cristiani cattolici è la celebrazione del Sacramento. Però tu giustamente in quell’occasione dicevi che in pratica si resta sempre in una posizione interiore e psicologica di provvisorietà. Devo dire che questo l’ho amaramente sperimentato con i miei figli, due maschi e una femmina i cui matrimoni nel giro di pochi anni sono tramontati. E a tutti il Signore aveva regalato figli! Adesso ci sono cinque bambini che non vedono più la loro famiglia riunita. Nella tempesta delle separazioni, forse mia moglie ha “tenuto” un po’ per la sua prole. Io ho preferito rimanere silenzioso nel mio dolore. Peraltro non sono in grado di individuare delle colpe e dei colpevoli. È come se fosse mancato qualcosa di essenziale. Per la mia storia, non c’è stato problema, perché mia moglie è un angelo e mi ha sopportato sempre con il sorriso. Mi interessa sapere qualcosa da te. Grazie.

Caro amico, ti rispondo volentieri con quel “tu” che mi hai dato nella tua lettera che qui riporto in parte. Premetto che devo limitarmi ad una semplice “premessa”, consapevole che il tema è delicatissimo e andrebbe affrontato con ben altra competenza. Provo a dirti il mio pensiero. Sono convinto che il passaggio radicale dal fidanzamento al matrimonio riguarda proprio il rapporto tra le due persone. Non voglio qui entrare in problemi di etica sessuale, anche perché ritengo che il livello della trattazione sia ben più importante. Per dire le cose con semplicità, mi pare che il fidanzamento debba essere un tempo di analisi e di decisione, dove deve essere viva il più possibile anche una certa spregiudicatezza che aiuti a capire se le due persone sono veramente fatte l’una per l’altra. Se due fidanzati si mollano, avranno le buone ragioni del loro pensiero, delle loro tradizioni, delle loro culture… Ma quando si sposano, vengono affidati l’uno all’altro! Il paragone è vicino! Basta pensare ai figli! Un figlio, vada come vada, te lo tieni com’è! E gli vuoi bene anche se è molto diverso da quello che pensavi e speravi. Io penso che tua moglie sia tua. E penso che tu sia di tua moglie. Volersi bene vuol dire amarsi così come si è. Questa è esperienza forte, quotidiana e del tutto inevitabile anche per noi “consacrati”! Questo è quello che la misericordia del Signore ci domanda. Questo è l’Amore di Dio! Lui ci ama così come siamo, e non come dovremmo essere! Altrimenti Dio potrebbe amare poca gente! Se non è così, non conviene sposarsi! Questa considerazione la facevano nel Vangelo quelli che sentivano troppo forte la responsabilità che Gesù dava all’unione nuziale. Io la faccio davanti a tanto dolore, come quello che tu mi segnali nella tua famiglia. Ti auguro ogni bene. Con amicizia. E buona Domenica a tutti.

Giovanni della Dozza.

Nota: Pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 4 Settembre 2016 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.