Caro don Giovanni,mi è nato il desiderio di farmi una domanda che passo a lei. Nella bufera attuale della politica, dalla quale anche lei mi è sembrato visitato, mi piacerebbe molto, come cattolico credente, anziano cittadino bolognese e osservatore rattristato e stupito della vita pubblica del nostro paese, cercare e trovare un’immagine evangelica, una particolare parola del vangelo o un insegnamento di qualche santo che possa suggerire, se c’è, una via caratteristica della nostra fede per esprimere quello che il cristianesimo può portare nella vita civile di una nazione. La saluto con stima e con affetto.

Sì! Negli anni, molte volte mi sono trovato davanti a Parole delle Scritture cristiane che mi sembra esprimano eloquentemente quella che lei chiama la “caratteristica” della nostra concezione della vita civile e della politica. In questi giorni mi ha attirato una piccola parabola evangelica che solo Luca ricorda: l’immagine di quell’uomo che in piena notte riceve improvvisamente la visita di un amico che giunge da un viaggio, e al quale lui non ha niente da offrire. Per fortuna c’è un altro amico, al quale si può chiedere aiuto. Ma l’ora è tarda, e bisognerà molto insistere perchè quello scenda dal letto dove dorme con i suoi bambini, e accontenti l’amico scocciatore pur di toglierselo di torno.

Dunque, innanzi tutto, l’immagine di una realtà senza nemici. Tre persone caratterizzate da vincoli di amicizia. Il nemico veramente c’è, ed è quel “niente” che si ha per accogliere decentemente quello che è arrivato. In questo niente ci sono tutti i problemi e i drammi della vita. Faccende troppo grosse perchè uno possa cavarsela. Persino quello che è indiscutibilmente bello e buono espone al rischio dell’inimicizia: dalla perdita del lavoro di un padre e di una madre di famiglia, alla fatica del volersi bene nel vivere insieme che suggerisce d’arrendersi e di cercare altro. Insomma, siamo più piccoli della nostra vita, dei suoi doveri e delle sue obbedienze. Nella nostra parabola l’amico cui ricorrere per farsi aiutare è Dio stesso.

Nella sua “traduzione” in termini di laicità, la parabola ricorda che la politica è, come suggeriva don Lorenzo Milani, la volontà e la capacità di affrontare insieme i problemi e di custodire e coltivare insieme le speranze e le potenzialità di ogni persona. Tutto questo in un clima di amicizia, dove anche l’avversario non è un nemico, ma è un’occasione per prendere atto della diversità delle situazioni, dei pensieri e dei progetti. La politica è anche l’umiltà di riconoscere i propri limiti e il bisogno che ognuno ha di tutti gli altri. L’altro è quello che è, e che ha. Quello che io non sono e non ho: la politica è la volontà di dare un posto a ciascuno e di riconoscere la preziosità di quello che ciascuno può dare alla vita di tutti gli altri.

Qualcuno accusa Dossetti di aver intrecciato e condizionato la fede con la politica. Ma invece… è vero! Perchè un cristiano che vive nel mondo – e altrimenti dove vive? – sa di avere il dovere di “tradurre” in termini di laicità le perle della sua fede. Non la mistificazione del “laico devoto”, ma la partecipazione, affettuosa e cordiale, del credente che vede in ogni persona un fratello, e in ogni problema una questione di famiglia.

Perchè siamo tutti figli dell’unico Padre. Buona Domenica. Giovanni.