Nel cortile di ingresso del modesto "Museo Nazionale" guineiano domina un complesso scultoreo datato 1903, dove un bambino nudo che rappresenta la terra africana si nutre al seno di una ironica "mamma Francia" che sembra voglia concedersi alla fame del piccolo selvaggio. La verita’ e’, da sempre, l’esatto opposto: la Guinea e’ una terra ricca, e depredata delle sue grandi ricchezze, anche oggi dissanguata dalle potenze mondiali alleate tra loro a tenere sotto silenzio il loro comune brigantaggio. In tanta desolazione splende la bellezza della nostra piccola Chiesa: i cristiani sono l’otto per cento di una popolazione che per l’ottantacinque per cento e’ di fede islamica. Di questa Chiesa e’ considerato grande padre e maestro il Vescovo Roberto che, dopo aver condotto il gregge del Signore in carita’ e sapienza, e’ stato chiamato dal Papa ad un alto incarico nella Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Il legame d’affetto che lo unisce ad alcuni giovani guineiani che abbiamo avuto ospiti in parrocchia, lo ha portato due volte da noi: per la Cresima dei nostri ragazzi, e per l’istituzione di alcuni ministri. Un amico, e un fratello maggiore anche per noi. In questi giorni del nostro pellegrinaggio in Guinea l’anziana mamma dell’Arcivescovo, anzianissima per l’Africa, e’ entrata rapidamente nella sua ultima Pasqua. Lui e’ subito rientrato da Roma. Stiamo cosi’ vivendo una commossa restituzione di visita: lui e’ venuto da noi a Bologna; noi siamo qui oggi per la sua mamma. Tutta la Chiesa piange con lui. E’ sottile il confine tra il suo dolore semplice e grande, l’intreccio tra condoglianze e lieto stupore dei nostri cuori e questa colossale liturgia di congedo che, culminata in Cattedrale, nella Messa del Figlio per la Madre, oggi e’ diventata un lungo corteo fino al piccolo villaggio del nord da dove la famiglia proviene. Un evento nuovo e coinvolgente per questa capitale terzomondiale, troppo grande e troppo desolata. Ma da questa desolazione voglio regalarvi anche il volto ridente di un bambino. Seguiva la nostra automobile arenata nel fango e nel traffico. Ho chiuso il finestrino per difendermi dalla pioggia. Ma, purtroppo, anche da lui. In quel momento ho visto che la sua merce in vendita, esposta su un vassoio, erano due -dico due!- caramelle. Un pensiero mi ha trafitto: quel viso non vedro’ piu’ sulla terra. Se Dio avra’ misericordia di me, lo vedro’ in cielo. Ho gridato al Signore di lasciarmelo incontrare. Perche’ intanto lui era scomparso nel caos della gente, piu’ veloce di noi. Dopo dieci minuti l’abbiamo riconosciuto e raggiunto. Gli ho messo una miseria in mano. Lui mi ha guardato con un grande sorriso:" E’ per me?". "Si, e’ per te". Ieri si e’ fissato per me un volto amico. Grazie, Signore. Don Giovanni