Pope John XXIII

(AP Photo/Mario Torrisi)

Caro don Giovanni, seguo da anni il suo commento quotidiano del testo biblico e da questo ho imparato ad amare la Parola di Dio proprio come pane quotidiano della nostra vita. Sono anche molto fortunato, o forse benedetto da Dio come lei direbbe, e anche i miei figli sono entrati nella mia stessa passione per la Bibbia. Anche per questo la mia storia personale e quella della mia famiglia, insieme ai fatti importanti di ogni giorno, hanno pian piano costruito per me una specie di mia “storia della salvezza” che è diventata importante. Le dico questo sia perché l’incontro quotidiano con la parola mi ha in questo favorito, sia per chiederle al proposito il suo pensiero.

Quando un mese fa ho ricevuto la sua lettera, l’ho subito messa nella mia agenda alla pagina del tre giugno, giorno in cui le rispondo, sperando di mandarlo al Carlino per la pubblicazione di Domenica. Anche per me c’è questa personale storia della salvezza, fatta di date e di eventi, di volti e di luoghi … che si sono presentati e sempre più affermati come passaggi importanti della mia storia! Così il tre di giugno! È il giorno in cui si sono sposati i miei genitori, ed è sempre stato per noi giorno di festa! Bisognava cercare di incontrarsi anche a costo di viaggi non sempre brevi e comodi. Ma loro ci tenevano e anche per noi figli era diventata una festa importante. Per anni succedeva che con i miei fratelli in quei giorni si era chiusi nella casa di campagna a preparare esami dell’università, a la sera del tre loro venivano il papà e la mamma da Mantova e si cenava insieme da qualche parte. Una volta, era il 1963, mentre eravamo in una trattoria delle colline moreniche del Garda, alla televisione dissero dell’ultima Pasqua di Papa Giovanni. Da giorni in cui si seguiva con commozione la sua vicenda e quella sera fu segnata, non con tristezza ma piuttosto con gratitudine affettuosa, dalla persona e da tutto il bene fatto dal Papa. L’anno dopo, l’incontro avvenne a Firenze. La data era importante perché per i nostri “vecchi” erano le nozze d’argento. Nel pomeriggio di quella giornata io ebbi un incontro con Mons. Bettazzi che mi diceva come l’Arcivescovo di Bologna, cardinale Lercaro, fosse contento che con altri due amici pensassimo a Bologna per il nostro futuro di preti. Insomma, un tre di giugno fatale! E tale è rimasto. Oggi una mia sorella mi ha telefonato per ricordarmi l’importanza di oggi tre giugno. In questo stesso giorno due madri della nostra combriccola sono andate in cielo in due anni successivi. Tra poco ho qui alla Dozza la Messa con la mia gente. Tutto è importante e prezioso. Fissarne la memoria è un dato profondo della fede ebraico-cristiana. È un dato profondo della storia di ciascuno di noi. Benedetto il Signore, e a lei e alla sua famiglia buona Domenica, insieme ai miei cari lettori del Carlino.

Giovanni della Dozza.

Nota: Pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 5 Giugno 2016 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.