Caro don Giovanni, ho saputo che lei sta organizzando un pellegrinaggio a Gerusalemme per atei. La cosa mi incuriosisce e, lo confesso, mi attrae. Però, per essere sincero, non sono sicuro di essere un ateo. Forse non me lo sono mai neppure chiesto. Anche perchè sono ovviamente battezzato, ho sposato a trent’anni una bella ragazza molto giovane ,che adesso è una bella nonna: e ci siamo sposati in chiesa, perchè lei era piena di una fede molto bella che ha sempre tenuto con grande gentilezza verso di me. Io, sentendomi obbligato verso di lei, sono stato contento che si occupasse anche della religiosità dei nostri figli, quattro maschi, ormai padri di famiglia, e tutti cattolici osservanti. In casa ci sono solo io, nostalgico repubblicano tipico emiliano, a tenere la sponda della non fede. Alla domenica, mentre mia moglie va a messa, io leggo la sua rubrica, che è l’unica cosa religiosa che faccio. Sono un ateo da poco, temo. Posso ugualmente sperare di essere accettato? La saluto con stima. Lettera firmata.

Caro amico, il fatto che la lettura della rubrica del Carlino sia la sua unica pratica religiosa mi potrebbe far pensare che lei forse ateo lo è davvero! A questo devo aggiungere che con un simile esercito di fervidi praticanti in famiglia, lei corre il rischio di trovarsi a vivere per un’eternità quello che non ha vissuto in alcuni annetti – gliene auguro ovviamente moltissimi e buoni – qui sulla terra. Non mi stupisco delle incertezze che nutre circa il suo autentico ateismo. Devo dire che quando vedevo che le iscrizioni al mio pellegrinaggetto aumentavano, ho pensato di sottoporre gli iscritti ad un esame con domande trabocchetto. Perchè non è facile essere ateo! Ad essere credente c’è Dio stesso che ti da una mano. Ma a fare l’ateo sei proprio da solo. E’ facile essere idolatri, e forse un po’ tutti lo siamo: e qui sta la facilità di imbucare qualcuno con le mie domande trabocchetto. Uno magari non crede al Signore dei cristiani, perchè è tutto infervorato dietro a qualche divinità più suggestiva. O più utile. O più piacevole. Mi permetto di pensare che se mai siamo proprio noi presunti "credenti" a dover camminare sempre sull’orlo di un precipizio tra la nostra poca fede e il nulla che la sfida. A me piace molto la risposta che al Signore dà quell’uomo al quale Lui ha chiesto di continuare a credere. Gli dice:"Io credo, Signore. Soccorri la mia incredulità". E’ proprio il credente a doversi affacciare continuamente al balcone di un dubbio radicale. Per questo a me sembra di saper bene che cosa voglia dire essere atei. In ogni modo: alla fine l’esame di ateismo non l’abbiamo fatto e non lo faremo. E andremo a Gerusalemme. Quello che più mi sostiene in questa faccenda è la preghiera che la Chiesa fa per gli atei nella grande Liturgia del Venerdì Santo, dove vede nel cuore degli atei, al di là dellle loro convinzioni, una "profonda nostalgia" di Dio. E chiede al Signore che possano riconoscere i segni della sua bontà, e la testimonianza che viene dai discepoli di Gesù. E così arrivino alla gioia di credere. I miei compagni di viaggio mi sembrano atei piuttosto robusti. Nè io organizzo il viaggio per la loro conversione. E’ che ci vogliamo bene. E con le persone cui vogliamo bene ci dà gioia condividere quello che di meglio siamo e abbiamo. E loro, che mi vogliono bene, mi vogliono far vedere che quello che , anche se sono un cristiano da poco, è importante per me, è importante anche per loro. Gli amici del grande regista Olmi, quando si ammalò, lo esortavano ad aver fiducia in Dio. Una volta guarito, qualcuno gli chiese se aveva dunque avuto fiducia in Dio. E Olmi risdpose:"No.Ma ho avuto fiducia in quelli che mi dicevano: abbi fiducia in Dio". d.Giovanni.