Ho trent’anni, don Giovanni, ma la vita è stata severa cone me, ed è come se mi trovassi molto più anziano. Quasi un vecchio. Lei non si ricorderà di me, ma io l’ho conosciuta in un campo dell’azione cattolica. Mi ricordo di allora: pensavo di essere un cristiano credente e di avere davanti una grande vita tutta a mia disposizione. Adesso, pur senza alcun problema clamoroso, mi sento solo e inutile, e la mia vita destinata a finire nel nulla, come tutte le cose. Invidio la speranza con la quale lei affronta ogni vicenda, e la pace che sa comunicare, e che anch’io colgo volentieri nelle sue parole, sia quando scrive sul Carlino, sia quando parla la domenica nella sua chiesa. Le scrivo perchè non voglio essere un ospite antipatico proprio in quell’occasione, perchè sto in chiesa fino al termine del suo discorso, e poi me ne vado. Per questo ho preferito scriverle brevemente, anche se le chiedo scusa per la mia mancanza di coraggio a firmare queste poche parole.

Ti ringrazio molto, caro amico. Ti do del tu perchè sei molto più giovane di me, e anche perchè mi sembra di riconoscerti. La nostra chiesa è quasi trasparente e mi ero accorto di una persona che usciva alla fine dell’omelia. Le tue parole muovono in me un affetto profondo. Mi sembri veramente una grande persona. Vedo con chiarezza che il Signore ti è molto vicino, forse più intimamente di quando da ragazzo pensavi “di avere davanti una grande vita” come mi scrivi. Forse adesso il mistero, il dramma e la luce di Dio è tutta dentro di te, nel tuo cuore, là dove pensi di vedere solo il nulla, mentre vi dimora Colui che è venuto in mezzo a noi per inabissarsi fino alla morte nel nostro nulla e per richiamarci alla vita. Il Signore sa scrivere meraviglie nelle vite più piccole.

Tre giorni fa abbiamo celebrato la Messa di congedo di una signora nostra parrocchiana, improvvisamente partita da questo mondo a soli cinquant’anni. Bidella in una scuola di piccolini, mamma e nonna. E ancora con vicino a lei la sua mamma, e ancora anche la nonna. Una grande trama di affetti e di appartenenze. La nostra chiesa della Dozza non bastava a contenere la folla che l’accompagnava per presentarla al trono dell’Altissimo. Una folla dolente e commossa. La rivelazione di una vita apparentemente comune, ma in realtà meravigliosa, feconda di immenso bene. Un lavoro molto semplice diventato per molti, piccoli e grandi, fonte di grande affetto e protezione per molti. E’ quella potenza d’amore che il Signore si compiace di regalare a condizioni di vita umilissime. Una piccola donna, una grande madre.

Così anche a te, caro amico, il Signore desidera regalare una vita bella e buona. Certo, da soli, è più difficile accorgersi dei regali che improvvisamente fioriscono nella nostra vita. Se vuoi, oggi non scappare dopo la predica. Ti invitiamo volentieri a pranzo. Ci troverai un po’ tutto il mondo. E anche qualcuno che, come te, pensava di aver poco davanti a sè, e che ha ricominciato a sperare. Adesso la nostra vita è più bella proprio perchè c’è anche lui. Quella mamma che se ne è andata ha lasciato un grande vuoto. Vieni tu ad occuparlo. Buona Domenica. d.Giovanni.