migranti_2Sono rimasta molto commossa da questo salvataggio di centosessanta persone da parte di semplici villeggianti. Forse dunque anche noi conserviamo un residuo di civiltà e di cultura della solidarietà?

Mi unisco, cara amica, al suo plauso per l’avvenimento che in questi giorni ha interrotto la cronaca noiosa del ferragosto con la buona notizia di questo “salvataggio”. Penso alle due domande bibliche che Papa Francesco ha posto davanti al dramma di Lampedusa: il “dove sei?” di Dio verso lo scomparso Adamo e la severa interrogazione che lo stesso Dio rivolge a Caino “Dov’è tuo fratello?”. Ringraziamo il Signore che ha ispirato e condotto la reazione generosa di questi nostri fratelli davanti al pericolo che incombeva sui poveri naviganti in ricerca di un approdo di speranza. Però mi permetta di unire alla sua e mia contentezza per l’episodio una domanda che non vuole certamente diminuire il merito dei soccorritori improvvisati e coraggiosi. La mia esperienza quotidiana mi porta ad un quesito inevitabile: saremo altrettanto disposti a soccorrere questa povera gente dal naufragio quotidiano del loro migrare tra noi? Mi capita spesso di ricevere telefonate anche allarmate di qualcuno che si è generosamente piegato sull’urgenza di una situazione disperata, e l’ha veramente soccorsa, ma poi si trova davanti alla responsabilità che il suo stesso gesto coraggioso ha creato. Non so come la vicenda di quei salvati sia poi proseguita. Ma una domanda al proposito è inevitabile. E non è domanda rivolta agli occasionali soccorritori, quanto a me stesso e a chiunque per caso leggesse queste righe. Chi darà seguito ad un evento così coraggioso e consolante? Ogni giorno questi poveretti dovranno affrontare il mare in burrasca e l’acqua troppo alta della loro sopravvivenza in Sicilia come a Milano. E le devo dire che molte volte in questo soccorso ci si trova molto soli. È ormai mia rassegnata e serena abitudine sapere che quando i servizi del territorio mi chiedono di ospitare qualche naufrago, non posso pensare di entrare in collaborazione con altri e con qualche risorsa. Il naufrago diventa tutto tesoro e impegno di chi lo porta alla riva delle sue modeste possibilità di soccorso quotidiano destinato a durare anche molto tempo. E in più, tanto per essere un po’ pessimisti, con il problema di affrontare spesso anche le critiche di chi forse un gesto generoso è pronto a compierlo, e Dio gliene renda merito. Ma non può, e forse talvolta neppure ritiene giusto, assumersi il salvataggio quotidiano della tempestosa vita di ogni giorno. Grazie, dunque, e senza riserve, ai soccorritori, tenendo aperte domande e preoccupazioni che ogni giorno si pongono anche a mediocri soccorritori come me, e a molti altri infinitamente più generosi di me.
Buona Domenica.

Don Giovanni.

Domenica 18 agosto 2013.