carcere_1Sono molto d’accordo con quello che lei ha detto in questi giorni sull’invasione violenta e vuota dei giornalisti nelle vicende del suo ministero. Queste cose sono un sintomo chiaro della decadenza della nostra società. Per fortuna, e per grazia di Dio, ci sono i cristiani. La ringrazio, sicuro di interpretare i pensieri e i giudizi di molti altri lettori della sua rubrica.

La ringrazio per le sue parole. E mi fa molto piacere risponderle con la lunga citazione di uno scritto che sulla rubrica “L’indice” la Signora Mirella Poggialini ha pubblicato su “Avvenire” di domenica scorsa e che riproduco qui sotto. “Le vittime sono pretesto per dibattiti, ricostruzioni e polemiche che mirano a suscitare un interesse fatuo, a contare spettatori per l’auditel, in una gara penosa, pretesto per suscitare attenzione morbosa nei confronti di chi ha ucciso. I volti di bambini e donne segnati dal delitto si susseguono a ogni ora in tv, pedine di una sorta di gioco le cui mosse sono tutte già viste: e il silenzio, che rappresenterebbe la pietà nei confronti di tutti, vittime e carnefici, si cancella per il clamore di discorsi vuoti e ripetitivi, in cui l’emozione superficiale annulla ogni umanità”. “Pietà l’è morta” era il titolo dell’intervento. A questo devo aggiungere la mia profonda riconoscenza per la grande sensibilità dei miei parrocchiani della Dozza, tra i quali anche volontari in carcere che ben conoscono le prove e le angosce di quel luogo. Qui silenzio e partecipazione, disponibilità affettuosa e discreta hanno consentito di superare le ore difficili dell’invasione mediatica, e nei giorni recano segni preziosi di un cammino quotidiano che spero consenta pace a tutti, a partire da chi, usufruendo di un permesso che già altre persone hanno avuto e hanno trascorso da noi, ha bisogno di tranquillità e di un’accoglienza serena.
Buona Domenica a lei e a tutti.

Don Giovanni.

Domenica 20 ottobre 2013