volontario 60enneCaro don Giovanni, le invio questo breve messaggio per chiederle un parere e forse anche un favore. Consigliato dai miei tre figli molto impegnati nella nostra parrocchia e nello scoutismo, ho pensato di fare anch’io un po’ di volontariato. Sono in pensione e ho passati i sessanta. Posso fare qualcosa anch’io? E lei mi può dare un posto nelle sue opere di carità? Grazie. Messaggio firmato.

Caro amico, penso che molti lettori e lettrici le invidieranno questi tre figli, non solo bravi loro, ma anche così sapienti e attenti verso il loro papà. Segua senz’altro il loro consiglio. E venga pure a trovarmi. Per i sessant’anni passati le dico subito che questo è da considerare non un impedimento, ma un grande vantaggio. Sempre più vedo come situazioni complesse e delicate di molte persone che cercano un aiuto esigano parole e gesti di grande maturità, frutto di esperienze di  sacrificio, di dolore e di speranza come capita ad ognuno nella sua vita. E questo lo devo dire anche perchè di anni io ne ho quasi settanta!

Piuttosto,vorrei rispondere alla sua domanda con una considerazione che negli anni mi si è sempre più confermata. Ogni servizio di carità, prima di essere un bene fatto ad altri, si rivela come un grande dono ricevuto da chi lo compie. Quando nella mia piccola famiglia monastica una sorella o un fratello pronunciano il loro impegno definitivo con il Signore, nel momento in cui ricevono l’abito quotidiano della loro vita, vengono accompagnati da questa preghiera:"Signore, se li riterrai degni, portali a mangiare, per amore, il pane dell’amarezza, e a sedersi alla tavola alla quale siedono i peccatori e gli increduli per farsi loro fratelli, e sentirsi daTe, ad ogni istante, gratuitamente con loro giustificati e salvati". Quindi, per servire chi è più svantaggiato o più lontano, è necessario innanzi tutto, sedersi alla stessa tavola, e cioè condividere fraternamente, con affettuosa simpatia, la condizione dell’altro. Per scoprire che stare alla stessa mensa dei poveri è dono che ci assimila a loro e ci fa, con loro, nutriti dallo stesso Padre buono. Perchè, in un modo o in un altro, tutti alla fine siamo poveri. Tutti abbiamo bisogno di essere salvati. Tutti peraltro abbiamo qualcosa da comunicare e da dare. Vedrà che bello: l’amore non è assistenza, ma fraternità. Buona Domenica.    d.Giovanni.