Caro Giovanni, desidero ritornare a una affermazione tua pubblicata su questa rubrica. Quello che dici mi affascina, ma mi pone anche domande severe. Per questo, mi permetto di chiederti una dilatazione del tuo discorso per poter cogliere anche con gli occhi di una persona come me, cresciuto in una tradizione di fede e fedele poco diligente e assiduo, qualche sfida e proposizione che confermi quella tua affascinante provocazione. So che sei sempre immerso in una grande attenzione per la gente povera ed essendo io alla vigilia della “pensione” mi ha attraversato il pensiero di poterti stare vicino offrendo la mia modesta collaborazione.

Caro amico, ti devo confessare che il quotidiano scrivere, sia per domandare sia per rispondere, non mi consente ora di produrre alla mia memoria quello che avevo scritto. La questione mi pare fosse una sfida che, pressappoco, si chiede se saranno i ricchi a salvare i poveri. Io dicevo che la parola evangelica mi porta a pensare che saranno i poveri a salvare i poveri, come apprendono da Gesù che “da ricco che era, si fece povero” per portare vita nuova e pace a tutti i poveri della terra. E la Chiesa povera lo è se e perché ha scoperto e ha accolto questo dono di Dio che è Gesù, povero appunto fino alla Croce. Mi pare che S. Paolo in una sua lettera suggerisca che tutti noi abbiamo un grande debito per l’immenso amore che Dio ha posto nella nostra vita. Fra di noi, nella comunità ecclesiale, ci sono differenze di censo e di tenore di vita talvolta notevoli, ma siamo tutti chiamati a riconoscere il grande bene di cui siamo stati riempiti da Dio che ci ama, ci salva e ci comunica una speranza nuova. Mentre scrivo queste parole mi sembra di riconoscere anche nel tuo messaggio una grande sensibilità e una grande speranza. Se poi vuoi anche venire a darmi una mano te ne sono grato fin d’ora. Intanto buona domenica a te e ai cari lettori del Carlino.

Giovanni della Dozza.

Nota: Articolo pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 12 Novembre 2017 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.