1 Allora il giusto starà con grande fiducia di fronte a coloro che lo hanno perseguitato e a quelli che hanno disprezzato le sue sofferenze. 2 Alla sua vista saranno presi da terribile spavento, stupiti per la sua sorprendente salvezza. 3 Pentiti, diranno tra loro, gemendo con animo angosciato: 4 «Questi è colui che noi una volta abbiamo deriso e, stolti, abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; abbiamo considerato una pazzia la sua vita e la sua morte disonorevole. 5 Come mai è stato annoverato tra i figli di Dio e la sua eredità è ora tra i santi? 6 Abbiamo dunque abbandonato la via della verità, la luce della giustizia non ci ha illuminati e il sole non è sorto per noi. 7 Ci siamo inoltrati per sentieri iniqui e rovinosi, abbiamo percorso deserti senza strade, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore. 8 Quale profitto ci ha dato la superbia? Quale vantaggio ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? 9 Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace, 10 come una nave che solca un mare agitato, e, una volta passata, di essa non si trova più traccia né scia della sua carena sulle onde; 11 oppure come quando un uccello attraversa l’aria e non si trova alcun segno del suo volo: l’aria leggera, percossa dal battito delle ali e divisa dalla forza dello slancio, è attraversata dalle ali in movimento, ma dopo non si trova segno del suo passaggio; 12 o come quando, scoccata una freccia verso il bersaglio, l’aria si divide e ritorna subito su se stessa e della freccia non si riconosce tragitto. 13 Così anche noi, appena nati, siamo già come scomparsi, non avendo da mostrare alcun segno di virtù; ci siamo consumati nella nostra malvagità».
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Mi sembra importante non insistere troppo nel considerare questo brano solo la descrizione del giudizio finale nei confronti degli empi. Io stesso, che certamente non posso dirmi esente dalla situazione dell’empio, avverto questa Parola come “profezia” che invita severamente l’empio che io sono (!), a convertirsi!
Oggi contemplo la beatitudine del giusto, e proprio per questo guardo anche ad ogni mia empietà! Ma in questo ancora avverto tutta la potenza della misericordia di Dio che mi chiama alla conversione.
Dico di più: che mi chiama alla risurrezione! Siamo dunque ancora e sempre davanti all’annuncio della salvezza, salvezza che ha il suo evento supremo e la sua chiamata a conversione nella Persona di Gesù, perfetto adempimento della figura del “giusto”!
Così colgo il senso profondo del ver.1, dove mi sembra che la “fiducia” del giusto qui sembra essere soprattutto la “parresia”, come dice esplicitamente il testo greco, e quindi la forza, la risolutezza e la pienezza di una condizione che il mondo ha rigettato e che si rivela ora, per me, in Gesù, in tutta la sua potente e assoluta luminosità.
Ecco che “coloro che lo hanno perseguitato e hanno disprezzato le sue sofferenze, ora, alla sua vista, “sono presi da terribile spavento, stupiti “ per il prodigio (alla lettera “per il paradosso”!) della salvezza” (ver.2) che in Lui si è compiuta.
Mi permetto qui di sottolineare, al ver.3, la citazione esplicita di una “conversione”, espressa nella traduzione italiana con quel “pentiti in se stessi”! Il giudizio non è solo quello finale, ma è quello che nasce nello spirito umano davanti alla potenza del Vangelo che si compie nel Giusto.
Qui, al ver.4, Egli viene “riconosciuto”, come colui che “abbiamo deriso…abbiamo preso a bersaglio…la sua vita una pazzia.. e la sua morte disonorevole”. Ora con stupore lo vedono “tra i figli di Dio e la sua eredità tra i santi” (ver.5).
Tutto questo rende consapevoli gli empi del loro dramma, descritto ai vers.6-8, come abbandono della via della verità e rinuncia alla luce solare della verità e della giustizia (ver.6), come un cammino iniquo e rovinoso, in deserti senza strade, lontani dalla via del Signore (ver.7), in superbia e ricchezze spavalde (ver.8).
I vers.9-12 ci regalano alcune splendide immagini per descrivere questa esistenza sbagliata e inutile, fatta di niente e destinata al niente, un’esistenza di morte. Tutto questo è inghiottito dalla morte, e non lascia nulla dietro a sé! Come la scia di una nave sulle acque, come il volo di un uccello nell’aria e come l’aria solcata da una freccia scoccata verso il bersaglio. E tale è il paragone di una vita empia: “Anche noi, appena nati, siamo già come scomparsi … consumati nella nostra malvagità”.
Un giudizio assolutamente severo, dunque! Che oggi il Signore ci dona per la nostra conversione incessante e per la nostra salvezza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quanti uomini, anche oggi, si inoltrano “per sentieri iniqui e rovinosi”, abbandonano “la via della verità, la luce della giustizia”, vivono nella “ricchezza con la spavalderia”… Rimane per tutti, noi compresi, la via della conversione, come dice il commento di Giovanni. – Anche in queste parole degli “empi” è bello cogliere quanto si rivela della condizione del “giusto”: “è stato annoverato tra i figli di Dio e la sua eredità è ora tra i santi. I figli di Dio e i santi sono – secondo le note – gli angeli: il giusto è associato alla loro condizione di luce e di gloria. Egli gode “della sua sorprendente salvezza”.