Nun. 105 Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106 Ho giurato, e lo confermo,
di osservare i tuoi giusti giudizi.
107 Sono tanto umiliato, Signore:
dammi vita secondo la tua parola.
108 Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109 La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110 I malvagi mi hanno teso un tranello,
ma io non ho deviato dai tuoi precetti.
111 Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
perché sono essi la gioia del mio cuore.
112 Ho piegato il mio cuore a compiere i tuoi decreti,
in eterno, senza fine.
Samec. 113 Odio chi ha il cuore diviso;
io invece amo la tua legge.
114 Tu sei mio rifugio e mio scudo:
spero nella tua parola.
115 Allontanatevi da me, o malvagi:
voglio custodire i comandi del mio Dio.
116 Sostienimi secondo la tua promessa e avrò vita,
non deludere la mia speranza.
117 Aiutami e sarò salvo,
non perderò mai di vista i tuoi decreti.
118 Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché menzogne sono i suoi pensieri.
119 Tu consideri scorie tutti i malvagi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120 Per paura di te la mia pelle rabbrividisce:
io temo i tuoi giudizi.
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La prima Parola del nostro testo è importante e preziosa nella mia memoria interiore: “Lampada”. Vedo che la versione latina propone il termine “Lucerna”, e questo era il nome che abbiamo dato al noviziato e poi al Clan di un gruppo di ragazzi che è stato di decisiva importanza nella mia vita. Ed è anche la memoria di un prete che venendo da una formazione molto tradizionale mi ha comunicato la passione per la Parola del Signore che, malgrado la mia realtà di peccatore, non mi ha più abbandonato. E anche un luogo: Valvisdende, tra le Dolomiti e la Carnia, dove ho capito con spavento che questa passione per la Parola voleva impadronirsi della mia vita. Il giorno che sono diventato prete, mi sono trovato a commentare nella Prima Messa il testo di Geremia: “Mi hai sedotto e io mi sono lasciato sedurre…”. Vi chiedo scusa per questa tiri-tera, ma davanti alla Parola di oggi sento riproporsi nel mio spirito la necessità di lasciar venire avanti in me, vecchio, la fisionomia e il cuore di un bambino. Perché io avverto, nella Parola di oggi, la paura di un bambino sia davanti al mistero del Male, sia davanti all’infinita bontà di Dio. Ed è questa “paura da bambino” che capisco di dover accettare e accogliere sempre più profondamente in me. Non devo averne paura! Non devo aver paura della mia paura. Devo piuttosto trovare confidenza con una vita che è inevitabilmente più grande di noi, sia nel bene sia nel male. Talvolta ho avuto la tentazione di dire: “Perché non mi lasci stare?”, ma me ne sono subito ritratto impaurito, perché di questa vita di peccatore continuamente gettato nell’amore di Gesù, sono innamorato. Dunque, non voglio fuggire, e voglio sempre più camminare con questa “lampada” tra le mani, in mezzo al mio meraviglioso popolo, soprattutto con i più piccoli, i più poveri, e i più peccatori tra loro. Posso farlo perché la mia vita è piena anche di angeli, sapienti e pazienti, che non solo mi soccorrono, ma anche cercano di non farmi troppo vedere la mia miseria. Dunque, se oggi non mi avete finalmente mandato al mio paese, ecco il ver.107: “Sono tanto umiliato, Signore: dammi vita secondo la tua Parola”. Ormai quel verbo dell’umiliazione e dell’umiltà lo conosciamo, e sempre più andiamo a riceverlo dal “Magnificat” di Maria di Nazaret: “il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché ha guardato all’umiltà-miseria-umiliazione della sua serva…”. Perché anche noi infatti, questa mattina ci consideriamo e ci diciamo “beati”, perché anche per noi “grandi cose ha fatto l’Onnipotente” (Luca 1,46-55). E vogliamo avere larghi il cuore e la mente, come la ragazza di Nazaret, per dire che nel frammento della nostra personale “storia della salvezza”, c’è tutta la speranza della salvezza di tutta l’umanità, di tutta la creazione e di tutta la storia. Inutile dirvi ancora di scusarmi.
Viviamo sospesi ai vers.109-110: “La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge. I malvagi – che non sono delle persone, ma sono i miei pensieri cattivi e le ombre di morte che possono sempre assalirmi – mi hanno teso un tranello, ma io non ho deviato dai tuoi precetti”. Il che non vuol dire che non faccio mai i peccati, ma che, per grazia di Dio “i tuoi insegnamenti sono la gioia del mio cuore” (ver.111)! E ancora, diciamolo ciascuno e tutti insieme: “io amo la tua legge (ver.113)…spero nella tua Parola (ver.114)”. Allora: “Sostienimi (ver.116)…aiutami (ver117)…”. Ma infine, abbi pazienza con me se ti dico anche che “per paura di te la mia pelle rabbrividisce: io temo i tuoi giudizi” (ver.120). Magari lo diciamo al Signore nella versione greca del testo: “Inchioda con il tuo timore le mie carni, perché ho temuto i tuoi giudizi”. Dunque, accogli, e magari ama, Tu che sei buono, che io mi senta come un bambino davanti a tanto male che vedo intorno, vicino a me, e a tanto immenso bene che Tu mi annunci e mi doni ogni giorno.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Se è bella e famosa la prima parte del v.105, “Lampada per i miei passi è la tua parola”, mi conquista la semplice affermazione della seconda parte: “luce sul mio cammino”. Nel francese della Bibbia di Ger.: “une lumière sur la route”, una luce sempre accesa sulla strada della nostra vita. – “Sono tanto umiliato, Signore”, diciamo con il salmista; sono “au fond de la misère”, rincara il traduttore francese: è la realtà del nostro stato di pellegrini, di uomini, di “gente di poca fede”. Per questo mi sento confortato dalle parole successive: “Tu sei mio rifugio e mio scudo”, Tu mi sei accanto come difensore e mi circondi come un baluardo insuperabile. “Spero, Signore buono, nella tua parola… Sostienimi secondo la tua promessa e avrò vita… Aiutami e sarò salvo”.