1 Preghiera di un povero che è sfinito ed effonde davanti al Signore il suo lamento.
2 Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido di aiuto.
3 Non nascondermi il tuo volto
nel giorno in cui sono nell’angoscia.
Tendi verso di me l’orecchio,
quando t’invoco, presto, rispondimi!
4 Svaniscono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa.
5 Falciato come erba, inaridisce il mio cuore;
dimentico di mangiare il mio pane.
6 A forza di gridare il mio lamento
mi si attacca la pelle alle ossa.
7 Sono come la civetta del deserto,
sono come il gufo delle rovine.
8 Resto a vegliare:
sono come un passero
solitario sopra il tetto.
9 Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro di me.
10 Cenere mangio come fosse pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto;
11 per il tuo sdegno e la tua collera
mi hai sollevato e scagliato lontano.
12 I miei giorni declinano come ombra
e io come erba inaridisco.
13 Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo di generazione in generazione.
14 Ti alzerai e avrai compassione di Sion:
è tempo di averne pietà, l’ora è venuta!
15 Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua polvere.
In questa meravigliosa preghiera si incrociano due figure e anzi tre! E’ la grande sofferenza fisica, psicologica e spirituale di un povero. E’ la condizione rovinosa di Gerusalemme. Ed è per i discepoli di Gesù la drammatica figura della sua passione d’amore. In questa terza figura è Dio stesso che in Gesù si assimila alla sofferenza umana e in tal modo la divinizza. La consola e la salva.
Dopo il “titolo” del ver.1, i vers.2-3 sono invocazione al Signore per la comunione con Lui: la preghiera del povero, che è un grido di aiuto, giunga al Signore (ver.2). Questi non nasconda il suo volto a chi è nell’angoscia, ascolti quella preghiera gridata e presto risponda (ver.3). I vers.4-10 descrivono la condizione di questo povero con immagini drammatiche che si intersecano tra loro con un “disordine” che efficacemente rende lo sconvolgimento dell’intera persona del sofferente: giorni che svaniscono in fumo e bruciore di ossa (ver.4); inaridirsi del cuore strappato-falciato come erba e disattenzione al sostentamento (ver.5); somatizzazione del grido del dolore (ver.6); paragone con la malinconica tristezza degli uccelli del deserto e della solitudine (vers.7-8). Ho volutamente accennato a queste immagini che insieme esprimono con drammatica efficacia la condizione angosciata e angosciante di questo povero. Il ver.9 sembra voler raccogliere tutto nella figura di “nemici” che incessantemente assalgono e insultano la condizione del sofferente.
Dal ver.10 tale condizione sembra entrare in un orizzonte nuovo e vasto, dove Dio, che viene invocato come salvatore, appare in realtà come la fonte di tutto questo!: “Per il tuo sdegno e la tua collera mi hai sollevato e scagliato lontano”. Questo “Povero” è il colpevole che paga le conseguenze del suo male, o è l’innocente che paga per altri? La sua grande fiducia-confidenza nei confronti di Dio spinge a optare per la seconda ipotesi: “Ma tu Signore rimano in eterno, il tuo ricordo di generazione in generazione”. Ed è forse a questo punto che la personale sofferenza del povero si rivela come la sofferenza di Sion!: “Ti alzerai e avrai compassione di Sion: è tempo di averne pietà, l’ora è venuta!” (ver.14).
Allora, forse, la sofferenza del “povero” è la sua amante e misericordiosa sofferenza per la santa Città: “Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre e li muove a pietà la sua polvere” (ver.15). Allora quel “Povero” si rivela come figura di Gesù e dei discepoli che Egli raccoglie intorno a Sé.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi fermo al primo versetto: “Preghiera di un povero che è sfinito ed effonde davanti al Signore il suo lamento”. Ci ritroviamo tutti in quel povero, e tutti siamo “poveri” in realtà. Conosciamo bene “il giorno dell’angoscia”(v.3) e non possiamo far altro che “effondere il lamento” o alzare il “grido di aiuto”. E’ l’angoscia della depressione o quella della disoccupazione, quella della crisi familiare o l’ansia per una società periclitante… Abbiamo però delle certezze: che Egli non nasconde il suo volto, che tende l’orecchio e risponde, che si alza e ha compassione, ha pietà, come si dice di Sion al v.14. Abbiamo la certezza che tutto concorre al bene di coloro che Dio ama.