Caro don Giovanni, in una delle conversazioni che sarebbe meglio chiamare discussioni tra me e i miei figli spalleggiati da mio marito su questioni religiose, uno di loro mi ha detto una cosa che quando ci ho ripensato mi è sembrata non dico vera ma certo molto impressionante. Questo mio ragazzo di vent’anni mi ha risposto che quello che la chiesa dice ormai non interessa più nessuno, e che quando uno si domanda le cose che contano nella vita ci pensa da solo o magari sta con la moda di oggi, ma non ha interesse per quello che la chiesa dice o non dice. Mi ha impressionato perchè qualche volta ci ho pensato anch’io e le devo dire che le prediche in chiesa e anche quello che leggo nei giornali non mi pare che facciano sempre vedere bene quello che ha detto Gesù. Io sono una donna semplice ma di chiesa e queste cose mi fanno dispiacere. Io metto anche il mio nome perchè ai miei figli ho detto che le scrivevo, perchè la leggo sempre sul Carlino. (biglietto firmato)

Cara Signora, le confesso che le sue parole mi hanno molto colpito. Se dovessi dirle quello che vivo ogni giorno, non saprei dar ragione a quello che lei mi riferisce del pensiero di suo figlio, perchè la mia vita è piuttosto assalita da tante persone che mi pongono domande e mi espongono problemi delicati che esigono risposte di sapienza e di carità, che spesso non so dare, ma che in ogni modo mi sembrano di grande rilievo.

Ogni giorno vedo Gesù provocato da una storia ricca di dolore e di speranza, che aspetta ed esige la risposta evangelica. Ritengo quindi che la Chiesa abbia dal Signore un dono e una responsabilità immensi per il cammino di ogni credente, ma anche per la vita e la sorte di ogni uomo e donna della terra. Però mi sembra di dover anch’io osservare che non sempre è facile dare risposte nella luce serena del Vangelo di Gesù. Si è tentati di argomentare con “ragionamenti” che dovrebbero essere convincenti per tutti, ma che rinunciando alla forza più diretta della parola evangelica, spesso così diversa dalle soluzioni mondane e dai compromessi umani, rischiano talvolta di essere meno forti e meno fecondi.

In questi giorni la preghiera mi ha portato a quello strano “incontro” tra Gesù che aveva fame, e una pianta di fico che non aveva frutti ma solo foglie. In quel testo del Vangelo secondo Matteo il fico sterile è immagine di un vecchio tempio di Gerusalemme ormai incapace di incontrare e di nutrire l’umanità. Ha perduto la purezza della sapienza divina e solo il nuovo tempio, cioè Gesù stesso, potrà essere accolto e riconosciuto come il luogo dove Dio parla e opera. Abbiamo molto bisogno di un grande ritorno e di una grande dedizione alla Parola evangelica e alla sua divina potenza di redenzione e di salvezza.

E sono convinto che, al di là delle apparenze, l’umanità attende e geme verso Gesù, che viene in mezzo a noi non per giudicare ma per salvare. Sono convinto di vedere questo anche nelle parole di suo figlio, forse troppo severe e sbrigative, ma anche ricche di una provocazione che aspetta da noi il pane spezzato della speranza e dell’amore. Buona Domenica. d.Giovanni.