Da giovane non volevo sentire parlare di patria. Tutto mi sembrava retorico e anche pericoloso. Mi dava fastidio anche il servizio militare al quale ho preferito un servizio di volontariato che lo sostituiva. Oggi sono in uno stato d’animo diverso, più attento e persino favorevole. Sono cose che ho riscoperto con ancora più forza in queste “celebrazioni” dei 150 anni. Come si può considerare questo cambiamento?Caro amico, non so se siamo coetanei, ma forse potremmo quasi esserlo, per la sua citazione del servizio civile. Mi sento molto vicino alla sua posizione. Ricordo una sgridata presa da ragazzetto per aver canzonato un’anziana signora che custodiva le biciclette di noi scolari della media e del liceo, e alla quale dovemmo chiedere scusa per averla umiliata nel suo sentimento patriottico.

Credo che la parola “patria” si sia un po’ ritirata, forse opportunamente per il suo essere sempre collegata alla guerra, all’esercito, e a retoriche dalle quali ci sentivamo estranei. Ricordo che volentieri chiesi scusa a quella signora per non aver rispettato il suo pensiero e il suo sentimento. Ma certamente rimanendo nel mio pensiero. Al posto della patria ha cominciato ad attrarmi il fascino, la ricchezza e la bellezza della nostra realtà di nazione.

Francesco d’Assisi mi ha conquistato con quel suo Cantico che apriva la grande vicenda della nostra unità linguistica con una lode al Signore che sempre mi commuove. In questi giorni ci sono state molte affermazioni positive anche sulla parte che i cristiani hanno giocato per l’unità del Paese. Personalmente mi sento più vicino al pensiero critico del Card.Biffi. Però ci sono le persone che nel passato e nel presente mi hanno dato testimonianza meravigliosa del loro essere italiani, e proprio per questo cittadini del mondo. E poi c’è la bellezza del Paese: assoluta. Incantata e incantevole. Buona Domenica. Giovanni.