23 Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù 24 disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. 25 Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. 26 E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.
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Il paralitico, Matteo, la cena con i pubblicani, la donna di ieri, la fanciulla oggi..
Tutti recuperati, perdonati,salvati da Gesù. Guarigioni diverse ma tutte con il Signore protagonista che riporta verso la vita.
La fanciulla viene presa per mano..lei non fa nient’altro e si alza. Dalla sua condizione di sonno,di morte, alla vita con il Signore.
Riusciremo a lasciarci prendere per mano come questa fanciulla?
La conclusione dell’incontro di Gesù con queste due donne mi sembra ci confermi su quello che abbiamo avvertito come passaggio essenziale di tutto il cp. 9. Le nozze d’amore tra Dio e l’umanità è ciò che Gesù è venuto ad annunziare e a compiere. Non vi nascondo che meriterebbe molta attenzione proprio la condizione ferita della bambina e della donna. Sarebbe banale pensare che oggi questo problema non ci sia. Quello che mi sembra di grande spessore è questo sguardo del Signore sullo spazio del femminile come cuore del mistero cristiano. Una comunità maschilista correrebbe il rischio di non cogliere il cuore del mistero cristiano! Bisogna che la donna sia guarita e che la bimba viva!
Del testo di oggi mi ha molto attirato l’affermazione di Gesù: “la fanciulla non è morta, ma dorme” (v.24). Perché è importante che non sia morta, ma solo dorma? Perché senza “lei” non ci possono essere le nozze! Spero di non creare confusione dicendo che, a questo punto, se vogliamo chiederci chi sia questa “lei”, dobbiamo rispondere che si tratta di tutta l’umanità che Matteo 8-9 ci ha presentato. Nessuno è morto. Solo dorme, in attesa di essere risvegliato dal Vangelo di Gesù. Per l’ascoltatore del Vangelo non è di rilievo un’immortalità “filosofica”. Per noi è importante che non siamo morti per cui possiamo entrare nelle grandi nozze dell’Amore! Il Signore vuole che nessuno muoia e tutti siano salvati.
Osservate invece come la sapienza del mondo, sia religiosa sia non religiosa, sia rassegnata al dominio della morte. La drammatica, vivacissima e ironica “liturgia della morte” con i suoi flautisti viene allontanata da Gesù e il lamento funebre diventa derisione (vv. 23-24). Matteo, diversamente dai paralleli di Marco e Luca, non usa il verbo tipico della resurrezione. Anche in questo possiamo cogliere un avvertimento importante di Gesù. Non siamo in un mondo di morti, ma in una realtà ferita e preziosa che, come la bambina, attende la salvezza di Gesù: “Egli entrò, le prese la mano, e la fanciulla si alzò”.
Dio ti benedica e tu benedicimi. Tuo Giovanni
Sembra che il testo (molto stringato) voglia evidenziare l’inconciliabilità tra la presenza di questi che fanno lutto al capezzale della bimba “che dorme”, e la presenza di Gesù.
“Ritiratevi!”; “Dopo che fu cacciata via la gente egli entrò”: Sono due presenze inconciliabili: bisogna che gli uni si ritirino, perché sia presente l’Altro.
Possiamo collegare questa considerazione a ciò che in precedenza abbiamo ascoltato da Gesù: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”, e alla purificazione del tempio da parte di Gesù.
Il Signore con le parole “la fanciulla non è morta, ma dorme” evidenzia il fatto che la morte non è una situazione irrevocabile. E’ il culmine di quello che in questi giorni abbiamo letto: anche quanto è collegato alla morte (malattia e peccato) il Signore ci ha mostrato non essere irrevocabile (guariva tutti, mangiava con i peccatori): sono situazioni che hanno perso la loro assolutezza. E oggi arriviamo al culmine di questa evidenza, essendo vicini alla morte. Ciò che non sembra più “aggiustabile” diventa questo “sonno” della bambina che è tutto diretto al fatto che poi viene svegliata.
Tra il comando “Ritiratevi!” e la effettiva uscita di tutta la folla in lutto c’è in mezzo la derisione alle parole di Gesù. Questa derisione esprime la tragicità della inevitabilità della morte agli occhi di chi non ha fede. E’ la condizione primaria dell’umanità questa cultura della morte: “l’ uomo se ne va nella dimora eterna e i piagnoni si aggirano per la strada” (Qoh 12:5); questi “piagnoni” sono il segno di un al di qua della possibilità della sconfitta della morte.
Le parole di Gesù a questo papà: “Continua solo ad avere fede!” gli dicono che non c’è altra forza che la fede per sconfiggere questa cultura di morte.
In altre occasioni nei vangeli la presenza di Gesù è riconosciuta con fede come possibilità di vittoria sulla morte, p.es. Marta che gli dice: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello Lazzaro non sarebbe morto!” (Gv 11). Gesù “le prese la mano e la fanciulla si alzò”, toccata e presa dalla mano di Gesù (e dalla sua parola) questa fanciulla “si alza”, sorge con Gesù che è il risorto e la risurrezione.