43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46 Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Mt 5,38-48
38 Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39 Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40 e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41 E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42 Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46 Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46 Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
(1^ parte:)
Oggi nella Parola di Dio riceviamo la quinta e la sesta di quelle sei affermazioni di Gesù sul volto nuovo della Legge, introdotte dall’espressione “..ma io vi dico”. Le Parole dei versetti precedenti sono l’invito del Signore Gesù a vivere in pienezza quella comunione con Dio che Egli ci dona, fino al punto di non avere altra Parola che la sua! Fino al punto di non dover appoggiare la nostra parola su alcuna realtà che se ne faccia garante (questo è il giuramento), perchè la nostra parola è ormai la Parola del Signore in noi.
Dalla relazione con Dio oggi il Signore ci porta a considerare le nostre relazioni con le persone, perché come sappiamo l’amore di Dio e l’amore del prossimo sono inscindibili. Il ver.38 cita Esodo21,24 che proclama la severa giustizia divina circa la colpa e la relazione rigorosa tra la colpa la pena. E’ quel tipo di giustizia che viene chiamata “vendicativa”, nel senso che ad un male fatto corrisponde la sanzione di un male inflitto e subìto. Ma Gesù, con il suo “ma io vi dico” porta questa forma di giudizio ad una dimensione nuova e straordinaria, che non è un giudizio minore o un’assenza di giudizio. Resta un giudizio rigoroso e anzi particolarmente “severo”, ma che ha come obiettivo non la punizione di chi ha sbagliato, ma la sua redenzione e la sua salvezza. Così è infatti quel porgere l’altra guancia, come lo è per il caso della tunica e del mantello e delle due miglia fatte con chi ci costringe a farne uno con lui. Il senso profondo di questa indicazione è che chi ha subito la violenza non può abbandonare a se stesso il fratello he lo ha aggredito, ma lo deve soccorrere costringenolo a riflettere sulla responsabilitàdi quello che ha fatto, proprio per indurlo, con la forza della mitezza, ad accorgersi del male che ha fatto, per la speranza del suo pentimento! Ricorderete che questo insegnamento di Gesù è anche un fatto della sua vita tra noi, in Giovanni 18,22-23, quando riceve uno schiaffo irragionevole e chiede al soldato che lo ha colpito la ragione del suo gesto. Una pura dottrina orientale di non-violenza suggerisce una non resistenza silenziosa, l’etica di Gesù chiede di farsi carico dell’ingiustizia e della violenza dell’altro, per non abbandonarlo a se stesso. E’ dunque ancora la relazione d‘amore, la carità, a guidare ogni comportamento del discepolo del Signore.
(segue)
(2^ parte:)
Ed è sempre etica dell’Amore anche il “ma io vi dico” del ver.44. Nel ver.43, alla citazione di Levitico 19,18, il nostro testo aggiunge l’espressione “e odierai il tuo nemico”, che non si trova nelle Scritture. Come però sappiamo, il popolo di Dio ha avuto sempre nemici, molti e terribili, e il Signore stesso ha combattuto per lui.E la vittoria sui nemici è stata sempre considerata il frutto della relazione d’amore tra Dio e il suo piccolo popolo. In Gesù e da Gesù in poi, non può più essere così! Ovviamente scrivo con la dolorosa consapevolezza che a questo siamo stati e siamo infedeli noi cristiani per primi. Se poi pensate che sto scrivendo queste noticine da Gerusalemme, e in questi giorni…Però, facciamoci coraggio! Proprio perché siamo infedeli e violenti, proprio perché diamo schiaffi ingiusti, il Signore ci parla e ci dona la sua meravigliosa Parola!
Il grande argomento di Gesù è il Padre stesso, e quello che in ogni modo Egli ha sempre fatto, e che è il segno di una paternità universale che finalmente in Gesù è stata proclamata, e che tale è, anche se noi cristiani siamo stati violentemente disobbedienti al nostro Signore. E lo siamo tuttora. La nostra responsabilità storica è il Vangelo che ci è stato regalato! Noi sappiamo che ormai l’unico Nemico è l’inimicizia, e il signore del male che dell’inimicizia è il grande tentatore. Questo lo sappiamo dalla più immediata relazione con la persona che ci è più vicina fino alle barche di Gaza e a tutti i conflitti e a tutte le ingiustizie del mondo.
Essere “perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” non è l’ipotesi – che sarebbe del tutto sbagliata – di aspirare noi peccatori a possedere la giustizia di Dio. Ma è per l’obbligo grave di ricordare e di comunicare quella misericordia divina che in Gesù abbiamo conosiuta e sperimentata. Per nostra continua esperienza noi sapiamo che Dio ama chi lo nega e lo contrasta, fino a morire per il peccatore. La Pasqua di Gesù è il nuovo paradigma della storia, che noi cristiani abbiamo la responsabilità di custodire e di manifestare. Essere “perfetti come il Padre vostro celeste” vuol dire esaltare con tutte le nostre forze quello che noi per primi abbbiamo da Lui ricevuto e incessantemente riceviamo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Questo ultimo esempio che Gesù dà riguarda l’amore per i nemici. E si conclude con il comando di essere”perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. Come si fa? questo “essere perfetti” è una parola che ricorre anche sulla boccali Gesù, quando sulla croce dice “Tutto è compiuto! Tutto è perfetto!”. Infatti Gesù, che non è venuto ad annullare la legge, ma a darle compimento, a renderla perfetta, ci mostra come essere perfetti figli del Padre celeste. E anche noi possiamo esserlo, celebrando l’amore che Gesù ha mostrato sulla croce per noi, celebrando la morte di Gesù. E non lasciandoci vincere dal male, ma vincendo con Lui e come Lui il male con il bene.
La prima parte del brano di oggi dice che non dobbiamo imitare l’altro. Cioè se uno è ladro, non esserlo pure noi – per vendetta – nei suoi confronti. Se uno è cattivo, anche tu. Se uno ti percuote e ti fa cadere un dente, anche tu. In questo non dobbiamo fare come l’altro, non dobbiamo volere rendere il contraccambio. Non litigate, né vendicatevi, ma – per quanto possibile – fate la pace con il malvagio.
IL comando di amare i nemici, come spiegato nei vv. 38-40 non suggerisce una “pia rassegnazione” ma esorta a una grande attività. La carità non consiste solo nell’accogliere e sopportare quello che l’altro ti fa di male, ma è superarlo nel bene: con una grande sovrabbondanza di gesti. E’ suggerita una grande inventiva verso chi fa del male. “Lasciare anche il mantello”: è lasciare anche l’ultimo dei nostri diritti, che potremmo far valere nei confronti di chi ci fa male o anche solo torto. Lasciarlo, poi ci permettere di correre più spediti (Lucia cita s. Teresina).
Qui appare evidente che la legge di Mosè è stata data per porre dei limiti alla violenza della vendetta, perché il male non cresca senza fine. La legge cerca di ridurre il male: non puoi togliere due denti se un altro te ne ha tolto solo uno. Ma la legge non può eliminare completamente il male. Dalle parole di oggi riceviamo l’indicazione del “luogo” in cui possiamo eliminare il male: nel nostro cuore. Le azioni che Gesù ci chiede di fare sono per uccidere il male che è nel nostro cuore, non in un altro. E questo lo possiamo fare in quanto siamo “figli del Padre celeste”. “Siate perfetti come è perfetto il Padre celeste”: in Lui possiamo cominciare a fare queste azioni nuove.
I litigi tra le persone, e le azioni di vendetta derivano dall’ira. Reagire al male con ira distrugge le persone. Gesù ci ricorda che siamo tutti figli dello stesso Padre: quando siamo presi dall’ira rischiamo di dimenticarlo.
L’amore di Dio è per ciascun uomo: su tutti fa splendere il suo sole, e a tutti dona la sua pioggia. Dio è buono. Noi facciamo continuamente confronti e distinzioni tra noi e gli altri: presumiamo di sapere chi è cattivo e chi è buono, e fatta tale divisione, vogliamo reagire e vendicarci contro chi fa del male, invece Dio dona a tutti i suoi beni.
Uscire da una logica mortale da un circolo vizioso degli atti e degli intenti, per aprirsi agli atteggiamenti pasquali, che vanno cioè “oltre” la logica e il comportamento umano, per anticipare e vivere la realtà del Regno: un sistema di vivere e di comportarsi che rende presente in quelle azioni la perfezione di Dio che perfeziona il cammino dell’umanità.
Per poter superare la logica e il comportamento umano è necessario fare un’esperienza veramente concreta dell’amore di Dio nei fatti della nostra vita quatidiana .Ecapire questo amore incondizionato di Dio ,questo amore senza regole ,questo amore che da tutto se stesso senza chiedere niente in cambio,questo amore che non guarda i meriti e tanto meno i peccati ,che non giudica e che dona al sua vita a ogni sospiro