23 Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
25 Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26 In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Inizia con questo testo l’esposizione di sei annunci evangelici nei quali il Signore mostra come le parole delle Scritture della Prima Alleanza siano confermate, ma abbiano in Lui, nel suo insegnamento e nella sua opera, la loro ultima esplicitazione. Anche noi dobbiamo accogliere tutta la Parola di Dio alla luce di Gesù! La caratteristica del discorso di Gesù in questa parte è quel “ma io vi dico” che appunto esprime tutto l’insegnamento del Signore, nello stesso tempo fedelissimo ed esplosivo!
Il comandamento esaminato oggi è “Non ucciderai”. Mi sono chiesto perché parte proprio da questo. E mi sono trovato subito davanti alla sua Croce! L’antico regime di Caino è finito! All’antico tremendo potere di dare la morte come misura della potenza, e come pretesa di percorrere la strada della giustizia, ecco ora il nuovo potere di “dare la vita”che è la misura nuova della potenza donata da Dio all’umanità. “Non uccidere” ora manifesta tutta la sua nuova potente grandezza come dono della vita, come offerta della vita per l’altro. Come sacrificio d’amore. E’ la piena vittoria della vita sulla morte. Non mi sembra che i vers.21-22 vogliano dire che anche una parola violenta sarà condannata, ma più semplicemente che anche con le parole bisogna dare la vita e non la morte, e che anche una sola parola diventa delicatissimo elemento di relazione.
Così, quando ai vers.23-24 si chiede di stabilire la pace prima di presentare la propria offerta al Signore, mi sembra voglia dirci che la vera offerta gradita a Dio, di cui portargli il segno, è sempre la riconciliazione e la comunione d’amore. Nota che nell’esempio fatto, chi porta l’offerta non sembra avere divisioni con l’altro. E’ l’altro che ha qualcosa contro di lui! Eppure, perché l’offerta sia gradita al Signore, è necessario che sia segno di una riconciliazione avvenuta! Questa è l’offerta che Dio gradisce in un orizzonte nuovo in cui tutta la legge ha la sua sintesi e il suo fine nel comandamento dell’amore.
Ma il caso più interessante mi sembra quello dei vers.25-26. Mi permetto di osare una lettura che mi sembra la più convincente. E cioè che al Signore non sembra interessare la “ragione del dissidio”, e quindi chi ha ragione o chi ha torto. L’avvertimento che viene dato è quello di trovare l’accordo prima di arrivare alla fine del percorso.Qualunque sia la ragione della divisione e del litigio, bisogna trovare la sua risoluzione! Non è importante la ragione e il torto, e quindi anche quello che è giusto e quello che è ingiusto non devono camminare verso esiti opporsti, ma trovare assolutamente la via della pace. Una verità senza pace non sembra essere vera. L’esigenza ultima e più profonda è quella di far cadere le ragioni della morte.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 25 “Mettiti presto d’ accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui”. Queste parole, così legate a quelle immediatamente precedenti che comandano di non adirarsi né disprezzare il fratello, sembrano voler suggerire l’identità tra questo “avversario” con cui accordarsi presto e appunto il “fratello” di cui prima parlava. Si tratta di mettersi presto d’acordo con lui, di “avere un atteggiamento benevolo”con l’avversario.
Ci sembra di poter cogliere qui anche un anticipo del comando a non giudicare, per non essere giudicati, perchè con la misura con cui misuriamo sarà misurato a noi in cambio. A non guardare la pagliuzza nel suo occhio, mentre sono cieco nei confronti della trave che è nel mio.
Ricordare per riconciliarsi, vuol dire avere un occhio benevolo. La misericordia ha sempre la meglio sul giudizio.
L’ “avversario” dunque è il fratello che ha qualcosa contro di me. Il comando di riconciliarsi prima di ogni altra azione, anche quella di offrire un sacrificio, ci viene dato perché prima di tutto Dio ha fatto così con noi. Dio è venuto e ha camminato con noi per strada come un fratello, nella via della vita quotidiana, qui sulla terra, perchè possiamo essere riconciliati con Lui.
E se non facciamo così, il giudizio sarà contro di noi. Se non ci riconciliamo con il fratello “che ha qualcosa contro di noi”, non sarà questione di stabilire chi ha ragione e chi no. O ci riconciliamo, o il giudizio sarà contro di noi.
Perché facciamo così fatica a riconciliarci con il fratello, con gli altri? Ciò che impedisce è l’ira, che ci fa ricordare la cattiva azione ricevuta. Possiamo anche impegnarci a perdonare, ma l’ira guastafeste ci riporta il ricordo del torto subito. La grazia del Signore offertaci nel sacramento della Riconciliazione, ci costringe alla benevolenza. La forza dell’amore di Dio che entra nel nostro cuore ci soccorre. Chiedere il dono dell’apertura del cuore, della sincerità e della benevolenza.
v. 23 “ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te”. Non dice “pensi, supponi, senti, ti sembra” che tuo fratello ha qualcosa contro di te; ma dice “ti ricordi”: dunque qualcosa è successo, c’è una ferita. E a un certo punto te ne ricordi, ne diventi consapevole. E’ un momento di grazia, che va colto in qualunque situazione tu sia, anche se stai offrendo un sacrificio.
Va da lui e sii riconciliato con lui.
E non dice che “tu hai qualcosa contro di lui”, ma che “lui ha qualcosa contro di te” e questa cosa forse lo blocca, gli impedisce di venire a scusarsi, a chiedere il tuo perdono: il Signore ci comanda – quando ricordiamo di aver subito un torto, o ricevuto una parola cattiva – di andare da lui, con un cuore pieno di benevolenza, e di celebrare presto con lui la riconciliazione.